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Musica

Katy Perry a Milano in concerto: la recensione

Cosa vi siete persi del "Prismatic World Tour" il 21 febbraio 2015


Avete presente le ragazze preadolescenti con un velo di baffi? Bene. Cosa c'entrano con il concerto di Katy Perry a Milano del 21 febbraio? Adesso ve lo spiego. Il "Prismatic World Tour" dell'artista statunitense è arrivato in Italia a un anno e 4 mesi dal lancio internazionale di "Prism", così tanto tempo dalla metà del 2013 che ormai i brani "nuovi" nella scaletta erano già storia.

Il palco parte dal tema di triangolo e lo sviluppa in tutte le sue forme, dalla passerella alla piattaforma mobile, fino allo schermo posteriore. Tutto è triangolare, in piena linea con il concetto grafico dell'album. Il rispetto delle ambientazioni di questo progetto torna anche nello show, suddiviso in temi: tema giungla, tema Egitto, tema gatti, tema party. No, non vi sto prendendo in giro. Katy anche in tour si presenta proprio come una bambola adattabile per ogni occasione, giocando con la sua innegabile autoironia.

Lei è adorabile e noi siamo i suoi "KatyCats" cucciolosi, ma il suo spettacolo si è prestato a poche personalizzazioni e la sua anima originaria che si stacca un attimo dai ritmi robotici della scaletta, è arrivata solo dopo la prima metà del concerto. Si sarà creato poi il giusto contatto emotivo con il pubblico?

Gli espedienti scenici non sono molto originali, ma erano del tutto spettacolari. Vi riassumo il ragionamento dicendovi che abbiamo visto Katy Perry più appesa per aria che a terra. Vi diciamo che ogni spettatore aveva a disposizione un paio di occhiali per godere di una visione pirotecnica del palco sulle note di "Fireworks".

Abbiamo visto palloncini in quantità industriale, ballerini bravissimi (il Megamix Dance Party a tema anni 90 è stato eccezionale), un lavoro sulle grafiche posteriori negli schermi eccellente (con una particolare menzione alla sequenza video dedicata agli Emoji e a quella pensata con i gatti).

Tutto era grande, maestoso e pazzesco a tal punto da schiacciare (talvolta) l'artista.

La vera sorpresa, per assurdo, non è stata vedere Katy Perry volare sopra le nostre teste sulle note di "Birthday" (facendo salire un suo fan sul palco) o appesa in una simulazione di rapimento alieno in "E.T", ma quando ha imbracciato la chitarra per "That One That Got Away" e "Thinking of you", suonando e cantando vestita da principessa delle farfalle, con la sua voce nuda e un solo strumento ad accompagnarla, il suo. 

Ci ha colpito la citazione di "Vogue" di Madonna, il suo modo goffo di correre sul palco. il suo "I love pizza" detto a caso mentre usciva di scena, la sua capacità di dare buone performance vocali anche senza coriste e bassi stordenti, l'enorme senso di divertimento che si respirava nel palazzetto nelle battute finali del concerto.

Ma la cosa che ci ha colpito più di tutte è la sua totale assenza di divismo, che si accompagna alla consapevolezza di quanto le sue imperfezioni (vocali e estetiche) siano l'esatta formula che avvicina un pubblico di imperfetti come lei. Ad un certo punto ha detto: "L'unico motivo per cui io sono su questo palco, siete voi". Non era un modo di dire. Quando i soldi ci sono già, i risultati pure, le soddisfazioni anche, certe cose le fai solo per vedere le emozioni della gente.

Anche se una cassiera del supermercato aperto 24 su 24 avrebbe da dissentire, chi conosce bene Katy Perry sa quando il palco sia duro per lei e quanto un lungo tour possa farle perdere il contatto con la realtà, con la vita reale da cui non riesce a staccarsi per troppo tempo (infatti in questo tour sta vivendo in modo più organizzato visite turistiche e cibo locale). Questa macchina da guerra che sembra sul palco è lo schermo protettivo per le sue fragilità.

Alla fine tutti quelli che sono usciti fuori da quel palazzetto, avevano un grosso sorriso stampato sulle labbra. Questo spettacolo circense, non troppo contemporaneo e talvolta kitsch, è riuscito a parlare a un pubblico trasversale che partiva dai bambini più piccoli per arrivare fino ai ragazzoni più scatenati.

Il tutto passando per Carola, la ragazzina preadolescente con un velo di baffi sottto il naso che alle otto e mezza è arrivata al Mediolanum Forum con il suo abito dorato e il trucco vicino agli occhi rigorosamente approvato dalla mamma. Nonostante il suo sguardo timido, dentro aveva tutta la curiosità di trovare il suo mondo espanso: la voglia di rimanere bambini, l'ironia senza peli sulla lingua, la visione positiva delle cose che la sua artista preferita ha saputo creare attorno alla sua musica. La verità è che Carola è tutti noi. Baffo compreso.

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Alessandro Alicandri