La questione Alitalia in tre punti
Economia

La questione Alitalia in tre punti

Dalla rinascita con Cai alle necessità di ricapitalizzarsi. Come si è arrivati al nuovo capitolo della storia della compagnia di bandiera

Servono almeno 300 milioni di euro, secondo gli esperti, per scongiurare il fallimento di Alitalia. In termini di bilancio il fatto che i soldi li mettano i patrioti italiani che sono entrati nel capitale della compagnia nel 2008 o i francesi di Air France, soci (ad oggi) di minoranza, è indifferente. Politacamente e strategicamente è, invece, ben diverso. Ma come si è arrivati a questo punto?

- Alitalia nella sua veste attuale (Alitalia-Cai) ri-nasce nel 2008 con una pattuglia di imprenditori. In 25, da Roberto Colaninno a Marco Tronchetti Provera ai Gavio e ai Benetton, controllano il 75% del capitale con IntesaSanpaolo. Sono scesi in campo a difendere l’italianità del gruppo, affossato dai debiti e a rischio acquisizione. Compagnia Aerea Italiana, forte di un capitale iniziale di 1,1 miliardi di euro, rileva il marchio e le attività della vecchia compagnia di bandiera e di AirOne, lasciandosi dietro un turbine di polemiche e 1,2 miliardi di debiti (accollati alla bad company pubblica, ovvero a Alitalia Lai). A gennaio 2009 entra nel capitale anche Air France-Klm (con un 25% pagato 332 milioni) e il gruppo decolla verso nuovi orizzonti. 

- La società resuscitata non va molto lontano. Colpa della recessione e di qualche difficoltà del management a adeguarsi a un mercato in trasformazione e con pochi investimenti, in meno di un lustro la nuova compagnia aerea è di nuovo a rischio. Il gruppo perde 630mila euro al giorno, i debiti ammontano a 1,2 miliardi e il rosso, nel solo primo trimestre di quest'anno, ha toccato quota 157 milioni di euro (dai 131 milioni dell’anno prima). Con un patrimonio netto consolidato di soli 44 milioni, la ricapitalizzazione è l'unica via di scampo. 

- Il problema, a questo punto, è verificare chi sarà disposto ad aprire il portafoglio. Gli italiani premono per uscire dal capitale, tanto più che dal prossimo 28 ottobre saranno sciolti da ogni vincolo relativo alle cessione delle rispettive quote (fino al prossimo mese gli azionisti godono del diritto di prelazione sulle quote). Air France salirebbe volentieri dal 25 al 50% di Alitalia ma all’equivalente di un piatto di lenticchie (si parla di 150 milioni, quando nel 2008 era disposta a valutare l’asset 1,7 miliardi e ad accollarsi i debiti di 1,2 miliardi) e, possibilmente, senza debiti. Potrebbero non mancare sorprese.

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Cinzia Meoni