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Economia

L'Italia nella regione artica, business e opportunità

Navigazione, risorse naturali e monitoraggio dei sistemi satellitari tra i settori in cui l'Italia è più forte

La regione artica sta assumendo un ruolo sempre più strategico nelle dinamiche di collaborazione, ma anche di competizione, tra i principali attori internazionali. Quando si parla di principali attori internazionali, però, di solito si pensa a Stati Uniti, Russia, Canada, e in questo caso naturalmente anche ai paesi scandinavi in virtù della loro vicinanza geografica. Pochi invece sanno che anche l'Italia non solo è interessata a tutte le opportunità che l'Artico può offrire, ma è di fatto già ben posizionata per sfruttarle al meglio.

Lo ha spiegato molto bene l'esperto di questioni energetiche dell'Istituto Affari Internazionali (Iai) di Roma, Nicolò Sartori, sottolineando come "pur non affacciandosi direttamente sulle acque glaciali, l'Italia ha forti interessi nella regione", al punto da scegliere di entrare nel Consiglio Artico come membro osservatore (2013), e di pubblicare una Strategia Nazionale per l'Artico (2015).

Le opportunità della regione artica

Il potenziale economico dell'Artico è enorme. Come ricorda Sartori, "la regione è ricca di risorse naturali, tra cui nichel, uranio, rame cobalto, platino, barite e ferro, alle quali si aggiunge il 15% delle riserve ittiche mondiali". Come se non bastasse, "si ritiene che l'Artico possa ospitare il 13% delle riserve non ancora scoperte di greggio e il 30% di quelle di gas a livello globale". In alcuni punti dell'Artide queste potenzialità sono già state messe a frutto. Il quadrante norvegese e quello russo, ad esempio, sono già stati presi di mira dalle grandi compagnie internazionali interessate ad accaparrarsi un vantaggio di produzione in una zona così ricca di risorse.

Anche la progressiva riduzione della superficie ghiacciata potrebbe aprire nuove opportunità, rendendo "navigabili per lunghi periodi dell'anno sia il Passaggio a Nord Ovest (attraverso il Canada), che la rotta verso Nord Est (lungo la costa russa)", connessioni che avrebbero un impatto fortissimo su tempi di percorrenza e costi di navigazione su scala globale.

I rischi di un ecosistema fragile

L'Artico è però una regione particolarmente delicata e vulnerabile, in cui, quindi, sia gli effetti del surriscaldamento globale che quelli dell'intervento umano vanno monitorati con cura, in maniera da garantire l'implementazione di un modello di sviluppo sostenibile per l'intera area.

Questa situazione porta però con se' altre opportunità, legate allo sviluppo della comunicazione satellitare. Come spiega Sartori, "le capacità di osservazione della Terra contribuiscono al monitoraggio delle attività umane e dei fenomeni ambientali interessanti l'Artico. […] I dati ricavati tramite le immagini satellitari consentono, ad esempio, di monitorare lo scioglimento del ghiacciaio Petermann, nonché di facilitare l'estrazione sicura delle risorse energetiche tramite le pipeline presenti nelle aree artiche. Alla luce della difficoltà d'installare infrastrutture fisse di comunicazione, i sistemi di telecomunicazione satellitare, spesso utilizzati in modo congiunto con i sistemi di navigazione come il Gps, facilitano la conduzione di attività umane in aree particolarmente remote di questa regione.

Il ruolo dell'Italia

Dal punto di vista industriale, l'Italia è presente in modo particolarmente proattivo sul territorio artico tramite aziende come Eni, Leonardo-Finmeccanica, Fincantieri, Condotte e Rebaioli, impegnate attraverso le proprie tecnologie in progetti di sfruttamento e sviluppo sostenibile del territorio.

Anche se quantificare il valore economico delle opportunità offerte dall'Artico è molto difficile, Sartori ricorda come Eni, con la piattaforma petrolifera Goliath, abbia fatto un investimento di circa sei miliardi di euro, per una produzione di circa 170 milioni di barili su un periodo quindicennale. Allo stesso tempo, il ricercatore dello Iai puntualizza come, ad oggi, una straordinaria e rapida espansione del settore petrolifero non sia così probabile perché una serie di fattori, tra cui l'accelerazione verso politiche di transizione energetica, il prezzo del greggio, le sanzioni alla Russia, hanno ridotto la convenienza di questo tipo di attività. Diverso il discorso per il gas, con le opportunità maggiori concentrate nella penisola russa di Yamal.

Altro settore particolarmente florido potrebbe essere quello della navigazione, e anche in questo campo l'Italia non si sta certo tirando indietro. "Fincantieri, per la Norvegia, sta realizzando una rompighiaccio da 175 milioni, ma l'espansione delle attività (di navigazione, di esplorazione energetica, turistiche, di sorveglianza militare) dovute allo scioglimento dei ghiacci potrebbero aumentare in modo significativo questi numeri", specifica il ricercatore bergamasco.

Il vantaggio sul campo spaziale

Infine, "grazie alla sua competenza nel campo spaziale, l'Italia svolge un ruolo di primo piano per l'impiego di capacità di osservazione della Terra. Grazie al sistema Cosmo-SkyMed, il nostro paese dispone di un sistema duale in orbita polare che gli consente di raccogliere una quantità notevole di dati in near-real-time. […] L'azienda italiana e-GEOS, che opera il sistema, ha sviluppato collaborazioni con i paesi scandinavi, grazie alle quali sono state installate in loco due stazioni incaricate della ricezione e sfruttamento dei dati di Cosmo-SkyMed. Tra il 2011 e il 2014, questo ha fornito oltre 3.000 immagini satellitari di 100 milioni di km quadrati di mappatura dell’area, facendo del nostro paese uno dei principali custodi dei processi in atto nella regione artica".

Se è vero che sono tantissime le ragioni che rendono l'Artico una regione prioritaria per lo sviluppo scientifico, tecnologico e industriale dell'Italia, e anche vero che il Bel Paese non è certo l'unico ad essersi accorto delle opportunità che arrivano dal Nord. Per una volta, però, siamo riusciti a ritagliarci una posizione dominante prima dei nostri diretti concorrenti. Che naturalmente non sono gli Stati artici, per ovvie ragioni tutti più avanti rispetto all'Italia, ma le nazioni asiatiche: Cina, Giappone e Corea del Sud.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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