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'Stai zitta e va’ in cucina', storia del maschilismo nella politica italiana

Dai padri costituenti ai giorni nostri, Filippo Maria Battaglia racconta l’evoluzione della misoginia politica del paese più maschilista d’Europa

La recente bagarre a Palazzo Madama che ha visto i senatori Lucio Barani e Vincenzo D’Anna sanzionati con una sospensione di cinque giorni per aver rivolto gesti osceni alle colleghe Barbara Lezzi e Paola Taverna, rappresenta con ogni probabilità solo l’ennesima prova di quanta strada sia ancora necessaria per arrivare a un completo superamento di un diffuso pregiudizio nei confronti del sesso femminile.

Nella storia della politica italiana, ma anche in quella di un po’ tutte le componenti sociali del nostro paese, sono innumerevoli gli esempi di come l’uomo sia più o meno inconsciamente convinto di vantare una sostanziale superiorità nei confronti della donna. Nel migliore dei casi si tratta di atteggiamenti paternalistici, nel peggiore, invece, di veri e propri insulti che non sembrano avere un solo colore politico o una sola estrazione sociale.

Tutto questo lo spiega molto bene il giornalista siciliano Filippo Maria Battaglia, nel suo saggio dall’eloquente titolo di Stai zitta e va’ in cucina. Breve storia del maschilismo in politica da Togliatti a Grillo, edito da Bollati Boringhieri. Si tratta di un veloce ma esaustivo excursus delle discriminazioni e dei pregiudizi politici nei confronti delle donne. E nessuno, di destra, centro o di sinistra (addirittura i padri costituenti) appare immune da una devianza culturale che ha fatto dell’Italia uno dei paesi più maschilisti d’Europa.

Proprio come in Lei non sa chi ero io (Bollati Boringhieri), altro breve saggio che raccontava la genesi della ‘casta’, Battaglia si conferma un abile divulgatore, proponendo al lettore un efficace strumento per capire il mondo di oggi attraverso la conoscenza del nostro passato.

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Andrea Bressa