In occasione del suo 90° compleanno, il Dalai Lama ha ufficialmente confermato che, dopo la sua morte, verrà designato un successore per garantire la continuità della sua funzione di guida spirituale del popolo tibetano.
“La mia reincarnazione sarà riconosciuta”, ha dichiarato nel messaggio letto durante una cerimonia presso il monastero di McLeod Ganj, nel nord dell’India, dove risiede in esilio dal 1959, anno in cui lasciò il Tibet in seguito all’occupazione cinese. “In accordo con tutte le richieste dei miei devoti e studenti riguardo alla mia reincarnazione, affermo che l’istituzione del Dalai Lama continuerà e sarà perpetuata. Con la presente ribadisco che il Gaden Phodrang Trust ha la competenza esclusiva di riconoscere la futura reincarnazione. Nessun altro ha l’autorità di interferire in questa questione”, ha precisato.
Con queste parole, il leader spirituale tibetano ha voluto sottolineare non solo la volontà di mantenere viva l’antica istituzione del Dalai Lama, che vanta oltre 600 anni di storia, ma anche escludere in maniera esplicita qualsiasi ruolo della Cina nel processo di identificazione della sua futura reincarnazione.
Una scelta destinata a esercitare un impatto profondo sulla comunità buddista e sui milioni di seguaci in tutto il mondo, rafforzando al contempo l’autonomia spirituale del popolo tibetano rispetto all’influenza di Pechino.