La scuola materna di Corigliano, ospitata in un immobile confiscato alla criminalità, non è più vuota. Da qualche giorno le tre maestre, che dall’inizio dell’anno scolastico passavano le loro giornate dentro aule vuote e silenziose, hanno iniziato a mettere qualche presenza sul registro. Tre bambini sono regolarmente iscritti e frequentano le lezioni, pur con qualche problema di trasferimenti ancora da mettere a punto. Ma c’è di più: 10 famiglie hanno iscritto i loro figli per il nuovo anno scolastico, e i termini scadono il 28 febbraio.
Sembra dunque vacillare il muro di rifiuto eretto dalle madri di Corigliano, in provincia di Cosenza. La storia era stata raccontata qualche settimana fa da Panorama e aveva destato grande clamore in tutta la Calabria, con lettere indignate, prese di posizioni forti da parte di associazioni di genitori e
grande dibattito sociale. La notizia è arrivata perfino in prima serata sui telegiornali francesi.
Breve riassunto: il Comune di Corigliano è sciolto per mafia, si insedia la commissione straordinaria guidata dal viceprefetto Rosalba Scialla, la situazione amministrativa è disastrosa, l’asilo comunale è ospitato dentro una struttura privata con destinazione agricola, mentre ci sono immobili confiscati alla criminalità e non utilizzati. Il passaggio è quasi dovuto. Ma l’edificio dove viene organizzato l’asilo confina con l’abitazione dei familiari dell’uomo a cui è stato sottratto. E quando tutte le madri di comune accordo si rifiutano di mandare i propri figli a scuola, ecco che partono i dubbi e le accuse di paura, pur legittima, se non addirittura di contiguità con la famiglia di Giovanni Vulcano, condannato a 22 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.
«Le tre insegnanti e il collaboratore scolastico tenuti lì per tutti questi lunghi mesi dovevano rappresentare un segnale forte» dichiara a Panorama Agostino Guzo, dirigente dell’istituto don Bosco di Corigliano, che comprende 19 plessi scolastici, tra cui l’asilo. «Se fosse arrivato anche un solo bambino all’ultimo minuto della giornata, avrebbe trovato lo Stato presente e pronto a offrire i diritti garantiti dalla nostra Carta costituzionale. La popolazione aveva bisogno di un gesto che scardinasse un muro tenuto su da falsi pregiudizi, sottocultura e immotivata paura. Ma oggi possiamo affermare che il richiamo delle istituzioni è stato raccolto e per questo vogliamo dire grazie alla commissione straordinaria».
Il viceprefetto Rosalba Scialla non canta vittoria, sa bene che la strada è ancora lunga e piena di insidie, ma intanto raccoglie i primi frutti. «Oggi possiamo dire che l’azione dello Stato non ha fallito» sostiene. «E continua nella sua azione di affermazione di legalità in un territorio pieno di problematiche, ma anche di tantissima gente perbene che ha senso delle istituzioni e coscienza civica».
Una delle madri venute a prendere la figlia da scuola alla fine della giornata preferisce non commentare l’ostracismo degli altri genitori. Si limita a dire che la figlia è felice di avere riabbracciato le sue maestre e ha ritrovato il sorriso perso nelle settimane passate in casa.
Un’altra mamma, che si ostina nel rifiuto, respinge le accuse di motivazioni dettate dalla paura e rivendica il diritto alla scuola sotto casa, dove puoi andare a piedi e non sei costretta a prendere la macchina e guidare per 10 minuti. Neppure se un pulmino giallo con la scritta scuolabus passa a prenderti fin davanti al portone.