Venezia apre una porta sull'acqua al ghetto
Il ghetto di Venezia (iStock).
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Venezia apre una porta sull'acqua al ghetto

Rubrica: Pietra d'inciampo

Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha firmato l'ok all'ampliamento e alla ristrutturazione del Museo Ebraico della città. Sicuramente un fatto importante per gli ebrei del posto e per chi vorrà godere delle meraviglie ebraiche della città. Ma mi spingo a scrivere di questo evento non tanto per sottolineare il nobile gesto del sindaco che dimostra sensibilità e visione culturale, bensì perché questo progetto è l'atto che mette la vera parola «fine» al ghetto di Venezia, grazie all'apertura di una porta sull'acqua.


Gli ebrei a Venezia risiedono da secoli e il ghetto della città è il più antico al mondo, istituito nel 1516 molto tempo prima di quello più famoso romano datato 1555. La delimitazione geografica del ghetto privò agli ebrei l'acqua. I veneziani di religione ebraica furono rinchiusi in una zona senza accesso all'acqua. Un fatto limitante per chi viveva sulla laguna, una costrizione sia in termini professionali sia in termini di vivibilità, nonché di esigenze sanitarie. Il rapporto tra i veneziani e l'acqua è del resto una condizione essenziale.

Ma cos'è l'acqua nell'ebraismo? Seguendo la linea delle similitudini del Talmud, la Torah - ovvero il testo fondamentale che disegna l'identità ebraica - è paragonata all'acqua. L'acqua è vita e vitale, la Torah è lo stesso per gli ebrei. Non si può vivere senza acqua, si morirebbe senza acqua e ugualmente un ebreo morirebbe senza il suo rapporto con la Torah. Ecco allora spiegato, in una delle tante riflessioni rabbiniche, perché è ordinato di leggere pubblicamente la Torah almeno una volta ogni tre giorni: perché l'uomo non può vivere senza acqua per più di tre giorni.

C'è poi la straordinaria storia che narra di come nei nove mesi di gravidanza il fanciullo ancora in pancia passi il suo tempo a studiare tutta la Torah, con degli angeli che gliela insegnano. Poi succede che al momento del parto le acque si rompono e il piccolo dimentica tutta la Torah studiata nel tempo della gravidanza, cosicché possa passare la vita a studiare nuovamente il Pentateuco - la Torah, appunto - ricostruendosi idealmente quel rapporto primordiale con il testo sacro.

I racconti e gli esempi che mettono insieme l'acqua alla Torah sono numerosi. E allora ecco che comprendiamo meglio l'importanza di questo progetto di ampliamento del Museo Ebraico di Venezia, che nella sua pratica realizzazione aprirà una porta sull'acqua. Ponendo fine alla costrizione del ghetto e restituendo agli ebrei veneziani, idealmente, il loro rapporto con l'identità ebraica.

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Fabio Perugia