Non è solo una notizia. È uno spartiacque. Il via libera governativo al primo Universal Studios nel Regno Unito segna un momento chiave per l’industria dei parchi divertimento in Europa, un settore che da anni aspettava un vero cambio di passo dopo il dominio quasi incontrastato di Disneyland Paris.
Il sito scelto è Kempston Hardwick, nel Bedfordshire, ma il perimetro reale dell’operazione va ben oltre la geografia locale. Universal non sta semplicemente costruendo un parco: sta ridisegnando la mappa dell’intrattenimento europeo.
Non un parco, ma un manifesto industriale
Universal ha ottenuto l’approvazione tramite uno Special Development Order, uno strumento che consente di aggirare le lungaggini della pianificazione locale. Un dettaglio tecnico solo in apparenza: politicamente, è il segnale di quanto Londra consideri strategico questo investimento.
Le cifre parlano chiaro: fino a 115 metri di altezza per alcune attrazioni, le più alte d’Europa, oltre otto milioni di visitatori l’anno attesi, un impatto economico stimato in 50 miliardi di sterline e decine di migliaia di posti di lavoro tra costruzione e gestione. Numeri che collocano Universal Studios UK non come alternativa, ma come nuovo polo di riferimento.
La vera sfida a Disneyland Paris
Chi conosce il settore lo sa: in Europa il benchmark è uno solo. Disneyland Paris.
Universal arriva in Europa con una strategia che segna una discontinuità netta rispetto al modello classico del parco “per famiglie”. Il progetto britannico nasce con un posizionamento dichiaratamente più adulto, più cinematografico e più fisico, nel senso letterale del termine: le attrazioni previste, con altezze che arrivano fino a 115 metri, non sono un esercizio di spettacolarità fine a sé stessa, ma una dichiarazione d’intenti.
Nel mondo dei parchi divertimento l’altezza non è solo una variabile tecnica, è un linguaggio. Superare i limiti europei – e in alcuni casi quelli statunitensi dello stesso gruppo, comprese alcune icone di Orlando – significa parlare a un pubblico che cerca l’esperienza come prova, come racconto personale da vivere e condividere. È la stessa logica che ha trasformato le montagne russe in contenuti virali e i parchi in destinazioni esperienziali, non più semplici luoghi di svago.
Universal intercetta così una trasformazione profonda del pubblico europeo. Negli ultimi dieci anni è cresciuta una generazione di visitatori che non cerca solo intrattenimento, ma immersione narrativa, adrenalina e senso di appartenenza. Giovani adulti, fandom cinematografici e seriali, viaggiatori esperienziali che pianificano le vacanze attorno a eventi, festival e parchi tematici, e che non percepiscono più il parco come spazio infantile, ma come estensione fisica della cultura pop.
In questo quadro, il linguaggio cinematografico diventa centrale. Universal non costruirà solo “attrazioni”, ma set attraversabili, ambienti narrativi, esperienze che metteranno il visitatore dentro una storia. È un approccio visto nel parco Disney parigino, una carta vincente che privilegia la spettacolarità immersiva, la tecnologia e la componente emozionale, e che si rivolge a un pubblico disposto a viaggiare, spendere e tornare, proprio perché riconosce in quel luogo un universo culturale affine.
Franchise globali, identità britannica
I dettagli ufficiali sulle attrazioni non sono ancora stati svelati, ma le indiscrezioni sono eloquenti: James Bond, Paddington, Il Signore degli Anelli.
Universal non sta esportando un modello americano: sta costruendo un parco con una forte identità europea e britannica, capace di fondere franchise globali e immaginario locale. Una mossa che, se confermata, potrebbe rivelarsi decisiva nel posizionamento del parco.
In altre parole: non una copia di Orlando, ma un prodotto pensato per il mercato europeo, con una narrazione più sofisticata e meno “family-only”.
Perché il Regno Unito, perché ora
La scelta del Regno Unito non è casuale. Dopo la Brexit, Londra ha bisogno di investimenti iconici, capaci di rilanciare l’attrattività internazionale del Paese. Un parco Universal è esattamente questo: visibile, iconico, mediaticamente potentissimo. La posizione di Bedford, ben collegata a Londra, all’aeroporto di Luton e alla rete ferroviaria, consente di intercettare sia il turismo internazionale sia quello domestico. E le infrastrutture promesse – nuove stazioni, strade, collegamenti – raccontano un’operazione pensata per durare decenni.
Entusiasmi, ma anche attriti
Come spesso accade nei grandi progetti, non mancano le ombre. Alcuni residenti delle aree limitrofe hanno espresso preoccupazioni legate a espropri e compensazioni, ancora non chiarite. Un tema che Universal e le autorità locali dovranno gestire con attenzione, perché l’accettazione sociale sarà cruciale per il successo a lungo termine del progetto.
Un nuovo capitolo per l’Europa dei parchi
Universal Studios UK non è solo un nuovo parco a tema. È un segnale chiaro all’industria: l’Europa non è più un mercato secondario. Se il progetto manterrà le promesse, dal 2031 in poi il turismo dell’intrattenimento europeo avrà un nuovo baricentro.
Per chi segue da vicino il mondo dei parchi divertimento, una cosa è certa: non è l’inizio di un cantiere. È l’inizio di una nuova competizione.
