Portare cucina, ospitalità e design tricolore in uno dei paradisi preferiti dal turismo internazionale. È la formula di The Emerald Collection, un gruppo di strutture a cinque stelle guidato da una famiglia italiana.
Va bene la caccia agli esotismi, l’ossessione per gli orizzonti remoti, ma basta qualche giorno all’estero e ci ricaschiamo: si affaccia la voglia di uno spaghetto fatto bene, di una pizza con gli ingredienti giusti. Anche in un altro continente, in un orizzonte di palme scosse dal vento, tra spiaggia finissima, acqua cristallina, delizie ininterrotte per lo sguardo. La buona cucina italiana, quella autentica, non le sue mortificanti reinterpretazioni, sazia la nostra nostalgia di casa e appaga i palati degli stranieri, inclusi i più esigenti e raffinati. È uno dei pilastri di The Emerald Collection, realtà imprenditoriale tricolore che ha preso le eccellenze del nostro Paese – l’enogastronomia, il design, la cultura dell’accoglienza – e le ha rese i capisaldi dei suoi resort a cinque stelle alle Maldive, una delle mecche preferite dal turismo globale. Dodici mesi l’anno, senza particolari cesure tra alta e bassa stagione: a metà luglio, il mosaico di isole lambite dall’oceano Indiano aveva già accolto il milionesimo visitatore, un traguardo che dodici mesi fa era stato raggiunto soltanto il 12 agosto. Per il 2023, la previsione è di toccare quota 1,8 milioni di presenze.
Calamita possente per russi, inglesi, cinesi e tedeschi, le Maldive sono la meta scolpita nei sogni degli italiani, quella dove atterrare almeno una volta nella vita e, da subito, immaginare di ritornarci il prima possibile. Soprattutto dall’autunno in poi, quando le temperature lungo la Penisola cominciano a scendere e un tuffo nel Tirreno, nello Ionio o nell’Adriatico si riduce a un’impresa per temerari: «Siamo un popolo di mare, amiamo il contatto con l’acqua, fa parte del nostro Dna. Per questo le Maldive, apoteosi di natura e bellezze sommerse, non smetteranno mai di affascinarci» commenta Ermenegildo Scarapicchia, Ceo di The Emerald Collection, gruppo fondato assieme al fratello Aldo.
L’esperienza della famiglia romana nel settore dei viaggi è considerevole, spazia dal Kenya a Zanzibar (dove a dicembre è stato aperto un resort di sole suite), dal Messico ai Caraibi. L’Emerald Maldives Resort & Spa, nell’atollo di Raa, è stato inaugurato nel 2019, mentre a ottobre del 2022 si è aggiunto l’Emerald Faarufushi Resort & Spa. Entrambi fanno parte della collezione di strutture di pregio di The Leading Hotels of the World e propongono una formula all-inclusive. «Con vini italiani di qualità, i classici del Piemonte, della Toscana o la Sicilia. Sono immancabili quanto la mozzarella, il parmigiano, la carne che usiamo per il carpaccio. O il limone, accanto al lime» fa notare Scarapicchia: «Non è per sciovinismo. Il nostro pubblico ha consapevolezza di questa cura. L’apprezza».
Per esempio, ecco che all’Emerald Faarufushi l’executive chef è Moreno Casaccia, un italiano globe trotter, un habitué dei fornelli che sa manovrare gli ingredienti e rispettarli. La sua pasta fatta in casa sembra quella delle migliori trattorie tradizionali. Ma poi c’è il «teppanyaki», lo show cooking in salsa nipponica, ci sono i piatti tipici degli Stati Uniti o il Sudamerica, perché la varietà deve sempre prevalere sull’autoreferenzialità.
L’impronta tricolore è diffusa, soffusa, anziché mettere in ombra lo spirito del luogo. Ritorna nel design («abbiamo deciso di abbinare marmo e legno»), brilla nell’ospitalità che è attenta, discreta, personalizzata: «L’abbiamo inventata noi italiani, sulla Costiera amalfitana. Nell’accogliere i turisti, nel metterli a loro agio, non conosciamo rivali».
Eppure, al di là di questi elementi, per Scarapicchia l’italianità si vede altrove: «Nell’inventiva, nella creazione del prodotto, nelle possibilità che offriamo». A partire dalla logistica nelle strutture: «Ci si può far scortare su un golf cart o, meglio ancora, salire a bordo delle bici parcheggiate davanti a ciascuna villa e pedalare sul pontile, dentro il bosco, attorno all’oceano. Un’emozione che rimane nel cuore».
Ognuno può scegliere la sistemazione che preferisce, da soluzioni con piscina e accesso diretto alla spiaggia, alle «overwater», il sontuoso cliché maldiviano: le palafitte piantate nell’acqua, con il pontile che conduce direttamente a mollo, le nuvole di pesci visibili a occhio nudo, talmente trasparente è il fondale da sembrare una vasca zeppa d’aria.
L’Emerald Maldives ha una villa regale da 900 mq o una presidenziale da 640 metri quadri alla fine del molo, che dà la sensazione di soggiornare in una laguna privata. «In generale» sottolinea Scarapicchia «gli spazi sono maggiori rispetto alla media dei vari resort delle Maldive. I nostri ospiti godono sempre di un bonus di privacy». E possono coccolarsi con evasioni romantiche perfette per Instagram, come la generosa colazione galleggiante, servita in piscina in un ampio vassoio rotondo, o il cinema sotto le stelle: proiezione privata del proprio film preferito, tra pop-corn, bollicine, un cuore scavato nella sabbia a fare da cornice ai sedili. C’è la spa, oasi di quiete per abbandonarsi a un massaggio, il club per i più piccoli, la palestra per non perdere la forma, sport acquatici e non, tanti inclusi nella tariffa della camera.
Sebbene l’attività principale sia ritirare maschera e pinne, anch’essi gratuiti, e andare a esplorare quell’arcobaleno in movimento che è la barriera corallina, tra pesci guizzanti e conchiglie multicolore. O fare una passeggiata sulla sabbia, tra cuccioli di granchi in fuga e paguri nel panico, che tirano fuori gli occhietti dal guscio per vedere se siamo ancora lì, a guardarli stupiti, storditi dall’incredulità del momento, con tutti i sensi naufragati sul gemello terrestre del paradiso.
