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Alla riscoperta delle isole italiane

Alla riscoperta delle isole italiane

Paradisi privati riaperti al pubblico mescolando memoria e arte contemporanea, mete molto gettonate che svelano un lato più quieto e intimo. Le proposte da visitare dentro l’abbraccio di laghi e mari.

Seguono il ritmo scandito dalle barche che le puntano, le affiancano, infine le sfiorano: si popolano e si svuotano di viavai di vite, pendolarismi curiosi di popolazioni provvisorie. Circondate e protette dall’acqua, le isole sono gusci di storie galleggianti, anfore di memoria, vascelli di esperienze inedite. Come la possibilità di ritagliarsi un relax esclusivo in angoli poco battuti, l’intrigo di esplorare il mondo intero nello spazio di un microcosmo, il piacere di approdare dove prima era proibito.

Questo viaggio per eccezioni eccezionali comincia nel Lazio, parte salpando verso l’Isola Bisentina (informazioni e prenotazioni su Isolabisentina.org), sul lago di Bolsena, il più esteso d’Europa tra quelli d’origine vulcanica, l’ombelico del mondo secondo gli Etruschi. Un avamposto denso della sacralità di ciò che nasce dalla riottosità del fuoco, un grande scoglio verde di platani, salici che emergono dai flutti, ulivi inselvatichiti con le chiome abbondanti e scenografiche. Qui si trovano sette cappelle costruite tra il XV e il XVI secolo, tasselli consecutivi di un percorso devozionale, magneti per pellegrini ieri, calamite per turisti consapevoli oggi.

Alla riscoperta delle isole italiane
Oratorio di Monte Calvario dell’Isola Bisentina.
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L’Isola Bella. (Ursula Di Chito)
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Isola Madre. Veduta dal lago Maggiore.
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L’albergo ristorante Delfino all’Isola Bella.(Susy Mezzanotte)
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Therasia Resort Sea&Spa sull’Isola di Vulcano, nelle Eolie.

Fino all’8 ottobre, tre cappelle sono visitabili nell’ambito di un percorso guidato per piccoli gruppi che racconta, con cura e aneddotica, tanto il passato quanto le evoluzioni del luogo, in via di restauro per volontà della famiglia Rovati, l’attuale proprietaria.

L’isola è abitata giusto da una coppia di custodi, dunque l’intimità dell’avventura è garantita. Alla sorpresa provvedono alcune eloquenti opere d’arte contemporanea (uno strumento che associa un suono a ogni passaggio di una stella, un vello d’oro per proteggere un leccio secolare, macchine che rendono visibili diverse forme d’energia): metodi per riconnettersi alla natura anche attraverso la scienza. Uno slancio denso d’avanguardia in un solco di spiritualità.

Dal Lazio al Piemonte, si fa rotta fino al Lago Maggiore. Lasciandosi Stresa alle spalle, si raggiunge l’Isola Bella (Isoleborromee.it). Il Palazzo Borromeo, con i suoi barocchismi maiuscoli nelle sale e nei giardini, la strabiliante piramide tronca adorna di fontane, statue e pavoni bianchi, pennuti vanesi per nulla intimoriti dall’uomo, resta una tappa imprescindibile. Una meravigliosa ovvietà. Meno lo è una sosta all’Albergo Ristorante Delfino, in un edificio della seconda metà del Settecento, appena rinnovato con gusto e svelato al pubblico circa tre mesi fa.

La struttura comprende quattro sale e una terrazza con tavoli per 150 persone, per una lunga pausa da colazione a cena, in qualunque momento si abbia voglia di viziarsi. Lo chef è giovane e talentuoso, creazioni come il cubo di tonno in olio di cottura con salsa ai peperoni gialli, olive di Arma di Taggia e chips di patate sono riuscitissime. Ma l’apice si raggiunge dopo il tramonto, non appena le ultime imbarcazioni lasciano gli ormeggi e non ritornano fino alla mattina successiva.

All’ultimo piano del Delfino sono state ricavate Ninfea e Ortensia, due vaste suite, ciascuna con doppi servizi e vista sul Golfo Borromeo. Un concentrato di privacy ed eleganza, mobili antichi e letti accoglienti, con in più il privilegio di abitare l’isola nella sua variante raccolta, mentre diventa patria di pochissimi. È romantico e onirico percorrerla in penombra, nel silenzio della notte, quando le orde sono rientrate sulla terraferma e l’eco dei passi si scioglie nel sottofondo lieve delle onde.

Rimanere ha un senso doppio: il giorno dopo si parte presto per la vicina Isola Madre, «il luogo più voluttuoso al mondo» a detta di Gustave Flaubert, una versione credibile del paradiso terrestre. Tra fiori sudafricani, essenze cinesi e giapponesi, camelie, cactus e ninfee, si scopre la storia del cipresso del Kashmir, i cui semi giunsero a metà Ottocento dall’Himalaya. Crescendo, ha resistito al tempo, anche a una tromba d’aria che aveva tentato di distruggerlo. Un salvataggio epico orchestrato dalla famiglia Borromeo l’ha trasformato in un rigoglioso sopravvissuto.

Spostandosi infine nel Sud Italia, l’isola di Vulcano, proprio sopra la Sicilia, non sembra proprio un avamposto di tranquillità. A smentire il pregiudizio provvede il Therasia Resort Sea & Spa (Therasiaresort.it), dedicato ai cultori della quiete e della raffinatezza. Il panorama dell’arcipelago delle Eolie si ammira da un’infinity pool, che affianca due piscine per la talassoterapia affacciate su Panarea e Stromboli. La lobby è stata rinnovata, però la principale attrattiva rimane il beach club privato, riservato agli ospiti dell’hotel: un mosaico di cabane e chaise longue adagiate sulla sabbia nera dell’isola, dove rilassarsi spiando Alicudi e Filicudi, passeggiare, ordinare delizie in attesa del tramonto. Dolce far niente in un altrove extraterrestre, un naufragio gaudente nell’abbraccio del mare.

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