Dopo un 2021 in flessione dell’80 per cento, gli operatori turistici sono stremati e la necessità di test al rientro in Italia – nonostante l’obbligo del green pass – è l’ultima mazzata al settore. Che ha ricevuto scarsissimi aiuti economici dal governo.
Viaggiare è diventato un percorso a ostacoli. Non stiamo parlando di mete insolite (le Maldive registrano il tutto esaurito di italiani), lontane dai percorsi turistici più battuti, ma di quelle che fino a due anni fa erano tranquille destinazioni per le vacanze. E chi pensava che il green pass avrebbe agevolato almeno gli spostamenti all’interno della Ue, ha dovuto ricredersi. Non basta più essere vaccinati e nemmeno la terza dose è una garanzia alla frontiera. Anche se il nostro Paese è quello che in Europa ha il minor numero di contagi, come tutti gli riconoscono (perfino il puntuto Economist ha dedicato la copertina al caso Italia, elogiandola), è comunque in prima fila quando si tratta di inasprire le restrizioni.
Il Natale ha portato l’obbligo del tampone anche per chi rientra da un viaggio nella Ue, che si somma al green pass e al «Passenger locator form», un modulo con i dettagli anagrafici e dei voli che traccia tutti gli spostamenti. Naturalmente questa procedura ha un costo. Per i test molecolari si va dai 40 euro in Belgio, il più economico, ai 50 euro in Francia, ai 69 euro in Austria dove però si arriva a oltre 100 euro nei laboratori privati, ai 70 euro in Germania che possono salire a 150 negli aeroporti. In Svizzera si pagano in media 137 euro. Non si risparmia nemmeno a Malta o in Spagna dove in privato il turista italiano spende circa 130 e 100 euro rispettivamente. I test antigienici costano solitamente meno, circa la metà, anche se dipende dalle località.
Così una vacanza a Parigi per una famiglia di tre persone viene a costare circa 150 euro in più di tamponi molecolari, a Berlino fino a 450 euro. Chi invece si azzarda a varcare l’Europa si espone al rischio della chiusura improvvisa delle mete. Gran parte delle compagnie aeree dopo il boom di richieste di rimborsi nell’anno scorso, ora non garantiscono più i ristori con i voucher ma chiedono salate assicurazioni. C’è poi il pericolo che la propria regione si colori di arancione e introduca più dure restrizione, e addio spostamenti. Con tali presupposti anche i più temerari che avevano prenotato un viaggio per le feste hanno fatto marcia indietro. Una valanga di disdette si è abbattuta sulle agenzie di viaggi che «già in stato comatoso, ora sono finite in terapia intensiva» commenta Gianni Rebecchi, presidente di Assoviaggi Confesercenti.
Il comparto del turismo organizzato è fermo da circa due anni. Queste aziende, che si occupano oltre dei viaggi vacanze anche del business travel e dell’organizzazione di eventi e convegni, nel 2019 fatturavano 13,3 miliardi. Nel 2020 il giro d’affari è crollato di 10 miliardi e il 2021 si chiuderà con ricavi intorno ai 2,5 miliardi, in calo di oltre l’80 per cento.
Viaggiare è una sfida. Le partenze verso l’estero, secondo i dati di Assoviaggi, hanno subìto una flessione nel 2021 del 92 per cento a causa della chiusura di quasi tutte le mete extra Ue, mentre il «business travel» ha perso il 68 per cento del fatturato rispetto al 2019 e il settore eventi registra un tonfo dell’80. Anche gli arrivi organizzati sono crollati. La presenza di stranieri è diminuita del 54,6 per cento. Quanto al turismo scolastico, è azzerato per il terzo anno consecutivo. «L’80 per cento delle prenotazioni per gennaio-marzo sono state congelate. Da agosto 2020 a dicembre 2021 il settore ha perso 14,7 miliardi di ricavi rispetto al 2019. La metà delle imprese rischia di chiudere» afferma Rebecchi.
Fulvio Avataneo, presidente dell’Aiav, l’Associazione degli agenti di viaggio solleva il problema dei mancati ristori pubblici. «Finora abbiamo ricevuto 518 milioni di euro per compensare le perdite subite tra il 23 febbraio e il 31 luglio 2020 e avevamo avuto assicurazione che sarebbero arrivati altri 128 milioni, ma a Natale non si era ancora visto nulla. E comunque sono briciole». Poi sottolinea che intanto le agenzie devono rimborsare i clienti che avevano già pagato e sono rimasti bloccati dalle chiusure dell’ultimo momento. «È il caso della Giordania, improvvisamente finita nella lista delle destinazioni vietate al turismo italiano. I nostri corrispondenti giordani non intendono rimborsare alcunché e così tocca alle agenzie far fronte agli impegni presi con i clienti. In queste settimane gli operatori lavorano solo per le cancellazioni».
Per superare la crisi, tanti agenti di viaggio si stanno riconvertendo nella nuova figura professionale del consulente di viaggi. Chiudono il negozio ed entrano a far parte di mega network legati ai grandi tour operator. E per conquistare nuovi clienti spesso si servono di blogger che creano itinerari specifici e li propongono ai propri follower.
Viaggiare non è più come prima e anche le agenzie si dovranno adeguare, per sopravvivere.
