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Spring Fever, il K-drama su Prime Video con Ahn Bo-hyun e Lee Joo-been che non salva, ma guarisce

Spring Fever, il K-drama su Prime Video con Ahn Bo-hyun e Lee Joo-been che non salva, ma guarisce

Disponibile in Italia su Prime Video, Spring Fever è il K-drama del 2026 che trasforma la romance in un racconto di guarigione e seconde possibilità. In questa intervista esclusiva per l’Italia, Ahn Bo-hyun e Lee Joo-been raccontano i loro personaggi e il cuore emotivo della serie

Ci sono storie che non parlano d’amore, ma di ciò che resta quando l’amore, o la fiducia, o la sicurezza di sé, si sono spezzati. Spring Fever (presente in Italia nel catalogo di Prime Video) appartiene a quella categoria rara di K-drama che non hanno fretta di piacere, né bisogno di spiegarsi. Preferiscono insinuarsi lentamente, come fa la primavera quando arriva dopo un inverno che ha lasciato segni profondi.

Il K-drama del 2026 sceglie la via più rischiosa: la delicatezza. Niente colpi di scena urlati, nessuna redenzione istantanea. Solo persone che cercano di rimettere insieme i pezzi, un giorno alla volta.

Yun Bom, la caduta silenziosa di una donna irreprensibile

Quando Yun Bom (Lee Joo-been) arriva a Sinsu, non porta con sé uno scandalo evidente. Porta qualcosa di più complesso: un dolore che non fa notizia, ma consuma tutto. A Seoul era una professoressa stimata, amata dagli studenti, perfettamente inserita in un sistema che premia la dedizione e la performance emotiva. Poi qualcosa si rompe. Spring Fever è intelligente perché non sente il bisogno di spiegarlo subito: lascia che il trauma resti opaco, come spesso accade nella vita reale.

Il trasferimento in una scuola superiore di provincia non è una scelta romantica, ma una ritirata. Yun Bom arriva a Sinsu emotivamente congelata, distante, incapace di sorridere senza sentirsi in colpa. È una donna che ha imparato a funzionare anche quando dentro tutto era fermo.

Lee Joo-been interpreta questo personaggio con una misura rarissima. Yun Bom non chiede di essere salvata, non cerca comprensione. Esiste. E proprio questa distanza la rende una presenza estranea e affascinante per il villaggio, abituato a persone che spiegano, si giustificano, si fanno definire.

Seon Jae Gyu, l’uomo che nessuno riesce a catalogare

Se Yun Bom è sottrazione, Seon Jae Gyu (Ahn Bo-hyun) è eccesso. Almeno in apparenza. È l’uomo che occupa spazio: fisico imponente, modi ruvidi, una reputazione che lo precede. In paese lo conoscono tutti, ma nessuno sembra davvero sapere chi sia.

CEO di una società energetica, figura economicamente potente, ma anche zio iperprotettivo di uno studente del liceo di Sinsu, Jae Gyu vive costantemente fuori dalle categorie. Ahn Bo-hyun costruisce un personaggio che gioca contro le aspettative: dietro l’aspetto da uomo duro si nasconde una sensibilità ostinata, una lealtà silenziosa, una capacità di cura che non ha nulla di spettacolare.

Jae Gyu non è l’eroe che arriva a salvare. È l’uomo che resta. E, in un mondo che chiede continuamente spiegazioni, questa presenza diventa rivoluzionaria.

Un incontro che non promette nulla, ma cambia tutto

L’incontro tra Yun Bom e Seon Jae Gyu non è un punto di svolta narrativo, ma un processo. Non c’è un momento preciso in cui “succede qualcosa”. C’è piuttosto una lenta perdita delle difese.

Jae Gyu non forza confidenze, non pretende confessioni, non chiede di essere amato. Osserva, ascolta, accetta. Per Yun Bom, abituata a essere valutata e giudicata, questa sospensione è disarmante. Per la prima volta non deve dimostrare nulla. E lentamente, quasi senza accorgersene, ricomincia a respirare.

La romance di Spring Fever non corre, non seduce, non promette felicità eterna. Guarisce. E lo fa nei dettagli: nei silenzi condivisi, nei gesti minimi, negli sguardi che smettono di difendersi.

Sinsu, la provincia come spazio emotivo

Sinsu non è una cartolina e non è una punizione. È un luogo imperfetto, attraversato da sguardi curiosi, giudizi sommessi, rigidità sociali. Ma è anche uno spazio in cui il tempo si dilata, permettendo alle ferite di emergere senza essere immediatamente corrette o rimosse.

Il villaggio osserva Yun Bom, la studia, la teme. Osserva Jae Gyu, che rompe le regole non scritte con naturalezza. E lentamente è costretto a rivedere le proprie certezze. In Spring Fever la rinascita non riguarda solo i protagonisti, ma l’intero microcosmo che li circonda.

Perché Spring Fever è uno dei drama più maturi del 2026

In un panorama sempre più affollato di storie ad alto impatto, Spring Fever sceglie la sottrazione come linguaggio. Racconta il trauma senza trasformarlo in spettacolo, l’amore senza idealizzarlo, la guarigione senza scorciatoie.

È una storia che parla a chi ha imparato a funzionare anche quando era rotto. A chi ha sorriso per dovere. A chi ha avuto bisogno di allontanarsi per non scomparire.

Dentro questo universo emotivo si inserisce l’intervista esclusiva con Ahn Bo-hyun e Lee Joo-been, che raccontano la costruzione psicologica dei loro personaggi, il peso emotivo di Spring Fever e il significato personale di una storia che parla di rinascita senza retorica.

Un dialogo intimo e lucidissimo, che svela quanto questo drama abbia chiesto ai suoi interpreti non solo talento, ma vulnerabilità.

Perché Spring Fever non è una favola. È una stagione dell’anima.

Spring Fever, il K-drama su Prime Video con Ahn Bo-hyun e Lee Joo-been che non salva, ma guarisce
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Spring Fever sembra andare oltre la classica rom-com: parla di rinascita emotiva e seconde possibilità. Come avete interpretato l’idea di “ricominciare” attraverso i vostri personaggi?

LEE JOO-BEEN: Credo che il tema del “ricominciare” possa essere letto anche come un percorso di guarigione e crescita. In Spring Fever ogni personaggio porta con sé il proprio dolore e le proprie difficoltà. Molte persone cercano di superare tutto da sole e anche Bom sceglie di andarsene in un luogo dove non conosce nessuno. Ma non penso che sia sempre la soluzione migliore. A volte aprire il cuore agli altri, condividere i propri pesi e permettersi di appoggiarsi a qualcuno può essere il vero inizio della guarigione.

La chimica tra un’insegnante riservata e un uomo libero e fuori dagli schemi di una piccola comunità è il cuore della storia. Come avete lavorato su questo contrasto e su questa connessione sullo schermo?

AHN BO-HYUN: È stato come creare una relazione tra due poli opposti di una calamita, due personaggi molto diversi che vengono lentamente attratti l’uno dall’altra fino a diventare un tutt’uno. Ho cercato di dare vita a questa dinamica in modo divertente e coinvolgente.

LEE JOO-BEEN: Yoon Bom è calma all’esterno, ma dentro porta ferite e solitudine, e nel corso della storia attraversa un cambiamento profondo. L’ho immaginata come una persona che suscita naturalmente curiosità e interesse, sia nel pubblico sia in Jae-gyu. Mi sono concentrata sul raccontare l’apertura graduale del suo cuore, che all’inizio è completamente chiuso, cercando un’evoluzione naturale. Essendo un personaggio multidimensionale, fatto di luce e ombra, ho prestato molta attenzione a calibrare il tono emotivo con grande delicatezza.

Nei K-drama l’ambientazione rurale diventa spesso un personaggio silenzioso, capace di influenzare emozioni, ritmo e persino l’umorismo. In che modo girare a Sinsu, o comunque in provincia, ha influito sulle vostre interpretazioni

AHN BO-HYUN: Non ho percepito un senso di quiete, piuttosto qualcosa di rinfrescante ed energizzante. La natura meravigliosa, soprattutto l’energia del mare, si sentiva davvero. Credo che questa atmosfera vitale emergerà chiaramente nel drama.

LEE JOO-BEEN: Anche se è stato solo per il periodo delle riprese, ho adorato l’opportunità di vivere davvero in una cittadina sul mare. Proprio come Bom arriva a Sinsu da Seoul, anche per me è stato un aiuto importante per immergermi ancora di più nel personaggio. L’atmosfera creata dal luogo è fondamentale e penso che abbia influenzato profondamente il mio approccio alla recitazione.

Sia Yoon Bom sia Seon Jae-gyu nascondono una grande tenerezza dietro forme molto diverse di forza. Avete ritrovato delle somiglianze tra loro e voi stessi, come persone reali e non solo come attori?

AHN BO-HYUN: Se dovessi trovare qualcosa che io e Jae-gyu abbiamo in comune, direi l’attenzione verso le persone che ci circondano e il desiderio sincero di aiutare gli altri. Mi sono riconosciuto molto in quel lato caldo e premuroso che si nasconde sotto il suo aspetto brusco.

LEE JOO-BEEN: Bom può sembrare fredda e sofisticata a un primo sguardo, ma quando la conosci meglio è in realtà una persona semplice e un po’ goffa. Mi somiglia: so essere decisa quando serve, ma ho anche un lato più morbido e impacciato. Dal momento che Bom è più pura e più emotiva di me, ho cercato di comprendere a fondo le sue parole e le sue azioni mentre la interpretavo.

Spring Fever cattura quel momento fragile in cui il calore torna dopo un lungo inverno, non solo nella natura ma anche nelle persone. Se il drama fosse una stagione della vostra vita, cosa rappresenterebbe?

AHN BO-HYUN: Penso che Jae-gyu sia come il cuore di un inverno molto rigido. Ma dopo aver incontrato Yoon Bom, inizia lentamente a cambiare, come se stesse trasformandosi in una primavera calda e accogliente.

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