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I robot parcheggiano meglio di noi

I robot parcheggiano  meglio di noi

Sanno sistemare le auto in superfici minime, ottimizzando ogni spazio. Si muovono da soli e fanno risparmiare parecchio tempo. Ma c’è da fidarsi?


Quella del parcheggio è una scienza dell’errore: spazi liberi sfruttati male, occupazione selvaggia dei marciapiedi, doppie o triple file che rallentano il traffico e accelerano la rabbia di chi si ritrova in un puzzle di lamiere. Negli ultimi tempi, però, la tecnologia ha indicato una via d’uscita, ha suggerito un rimedio automatizzato: i robot parcheggiatori. Operosi cervelli su ruote che agganciano il veicolo e lo scortano verso il suo «stallo», con una precisione millimetrica. Arrivano a incastrarlo dove nessun umano potrebbe osare mai, per esempio in un pertugio stretto tra due macchine. A ripetizione, senza stancarsi, né lamentarsi. Secondo un’analisi a cura della società International drivers association, tali stakanovisti dell’ordine possono accomodare le vetture «con una densità superiore del 30 per cento rispetto ai parcheggiatori umani». Con il beneficio evidente di ottimizzare le superfici scarse. Non sono utopie, promesse di un domani vago: all’aeroporto di Lione, in Francia, è già prenotabile il servizio P5+. L’auto viene consegnata a un buffo scatolone occhiuto e imbottito di sensori, che la scorta in un’area recintata. Intanto, una navetta gratuita, disponibile 24 ore su 24, accompagna il cliente a prendere il suo volo. Le recensioni, oltre un centinaio, sono per la maggior parte a cinque stelle.

L’entusiasmo è soprattutto per l’esperienza curiosa di affidare e vedersi restituire il veicolo da un solerte autista fatto di chip. A livello di costi, il metodo è di qualche euro più economico rispetto a quelli tradizionali, infatti per le prossime settimane risulta spesso tutto esaurito.In alcune città cinesi, i vigili urbani stanno usando rapide piattaforme mobili, in parte telecomandate, per spostare le macchine in sosta vietata o che intralciano la circolazione. La strategia è dirottarle verso aree in cui è lecito sostare. L’operazione piace perché, con questo trasloco coatto, si evita la multa legata alla rimozione forzata. Sarà naturalmente l’eccezione, non si può pretendere di trasformare gli agenti in parcheggiatori non abusivi a tempo pieno. La traiettoria del settore guarda anche a idee complesse che si prestano bene agli spazi chiusi, lontano dal traffico e dai pedoni: Bosch, in collaborazione con Cariad, compagnia del gruppo Volkswagen, sta sperimentando un sistema per autorimesse dedicato ai veicoli elettrici. Anziché perdersi in un labirinto di piani per cercare una colonnina libera, fa tutto l’«Automated valet parking», un valletto artificiale che, lo spiega una nota, accompagna la macchina «a un posto auto attrezzato con un punto di ricarica dove un robot esegue automaticamente il rifornimento. Completata l’operazione, il veicolo si dirige autonomamente verso un posto auto libero».

La soluzione è stata presentata lo scorso gennaio al Ces, la grande fiera della tecnologia di Las Vegas, dove il premio di prodotto più innovativo è andato a Parkie della coreana Hl Mando: un carrellino geniale che solleva una vettura quanto basta per trovargli un giaciglio. È in grado di riconoscere gli ostacoli che lo circondano, sia fermi sia in movimento, calcolando le distanze tra le carrozzerie per evitare scontri. Attraverso un’applicazione si potrà sapere in tempo reale dov’è stata portata la propria auto per farsela recapitare a un punto di consegna tutte le volte che serve.

Il principale freno all’affermazione di questi meccanismi si lega probabilmente a una nostra comprensibile diffidenza, alla scarsa propensione ad affidare completamente la propria macchina a un’altra macchina. Sono perciò allo studio varie possibili, potenziali vie di mezzo: al Mobile World Congress di Barcellona, l’esibizione di riferimento per il mondo della connettività, Panorama ha potuto provare in anteprima una soluzione sviluppata dalla cinese Honor, basata sull’intelligenza artificiale del nuovo smartphone Magic6 Pro. L’auto è telecomandata, non serve essere all’interno. Risponde alle richieste che riceve dal telefono: per accendere il motore oppure spegnerlo, per farla avanzare, indietreggiare e infilarla in un parcheggio particolarmente stretto, non bisogna nemmeno toccare lo schermo, è sufficiente osservarlo. Una tecnologia integrata nel display identifica quale punto stiamo guardando e attiva una sorta di volante, di centro di controllo digitale. Forse è questo un sensato compromesso per i parcheggiatori robot: concedergli di prodursi in manovre al limite dell’impossibile, lasciandoci l’illusione che siamo stati noi a ordinarglielo.

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