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L’elicottero in quota e quel déjà-vu che fa discutere: perché il caso Oliva torna a far rumore

L’elicottero in quota e quel déjà-vu che fa discutere: perché il caso Oliva torna a far rumore

Atterraggio non autorizzato sulle piste da sci del Maniva: l’imprenditore Giorgio Bortolo Oliva torna a far discutere dopo un gesto già compiuto a Campiglio

Cambiano le montagne, ma resta la sensazione di un privilegio che travalica ogni razionalità. A distanza di otto mesi dal primo capitolo di una storia che ha dell’incredibile, l’imprenditore bresciano Giorgio Bortolo Oliva, 66 anni, è tornato a far parlare di sé non per un’impresa imprenditoriale o un progetto innovativo, ma per essere atterrato con il suo elicottero direttamente sulle piste da sci del Maniva Ski, in provincia di Brescia, senza alcuna autorizzazione.

L’immagine è quella di un film surreale: un Robinson R66 (elicottero leggero mono turbina) che plana lento sulla neve fresca, si posa a bordo pista come fosse un parcheggio riservato, e il suo pilota, sci ai piedi, si lancia in una brevissima discesa, prima di essere raggiunto dai carabinieri. Alle spalle, il comprensorio scorre, gli impianti di risalita lavorano regolari, e confluisce il pensiero di chi paga il biglietto e rispetta le regole.

Non è fantasia, è recidiva

Lo scorso aprile, lo stesso Oliva aveva compiuto un gesto identico sulle piste di Madonna di Campiglio: atterraggio vietato, elicottero «parcheggiato» nei pressi delle piste del Grostè, multa di 2.000 euro e giustificazioni che facevano emergere più un’esigenza di comodità che una qualche sorta di necessità effettiva.

In quella occasione la scusa era stata la mancanza di tempo unito a un «desiderio irrefrenabile» di sciare. Oggi? Sostanzialmente lo stesso copione, con una sola differenza: la recidiva, che dovrebbe far riflettere non solo gli organi competenti, ma l’intera società su cosa significhi uguaglianza davanti alla legge e rispetto del vivere comunitario.

Un privilegio che stride con le regole collettive

Ciò che sorprende non è soltanto l’atto in sé, già un’infrazione amministrativa, ma la noncuranza con cui un individuo con mezzi straordinari si pone al di sopra delle semplici norme che tutti gli altri cittadini sono tenuti a rispettare. In un Paese dove un normale automobilista può vedersi decurtare punti, subire sanzioni pesanti o addirittura rimanere senza patente per infrazioni anche minori, un atterraggio vietato in un comprensorio sciistico resta un piccolo fastidio burocratico da cui ripartire dopo aver versato una multa.

La vicenda solleva interrogativi etici e sociali: quanto vale una multa per chi può permettersi un elicottero privato? In un’epoca in cui la fiducia nelle istituzioni e nel principio di equità è già fragile, episodi del genere rischiano di alimentare quel senso di iniquità che deriva dalla percezione di una giustizia a due velocità.

Responsabilità e conseguenze

Secondo fonti ufficiali, oltre alla sanzione amministrativa dell’Enac per l’atterraggio non autorizzato, l’imprenditore rischia anche la sospensione del titolo di volo. Una possibilità che, al netto delle motivazioni legittime di un pilota esperto, dovrebbe servire da monito: nessuno può permettersi di violare le regole perché in possesso dei mezzi per farlo. E se la legge non è uguale per tutti, diventa inutile.

Non è solo una cronaca, è una questione di senso comune

Forse la notizia sarebbe passata inosservata se si fosse trattato di una semplice leggerezza. Tuttavia, il fatto singolare già di per sè, la facilità con cui si torna a compiere lo stesso gesto dopo una multa e l’atteggiamento di chi sembra considerare le regole come un optional per chi può permetterselo, raccontano qualcosa di più profondo sulla nostra società. Un senso di impunità che non dovrebbe essere confinato alle élite, ma che richiede attenzione e risposta ferma da parte delle autorità.

In un Paese dove la credibilità delle istituzioni si gioca anche sulle piccole cose, episodi come questo non dovrebbero essere trattati come semplici curiosi atti di cronaca, ma come spunti per una riflessione più ampia sul rispetto delle leggi, sulla responsabilità individuale e su ciò che intendiamo quando parliamo di «cittadini uguali davanti alla legge».

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