Il nuovo confine della privacy non è più il corpo o la casa, ma la mente. L’avanzamento delle Brain-computer interfaces (Bci) e delle neurotecnologie solleva implicazioni non solo tecnologiche, ma anche etiche, giuridiche e politiche.
La mente come nuova frontiera del controllo
Se una macchina può leggere i nostri pensieri e un algoritmo interpretare le nostre emozioni, si pone un interrogativo fondamentale sulla libertà individuale: chi garantisce che tali dati non vengano usati per manipolare o condizionare le nostre decisioni, che siano lavorative, politiche o economiche?
Il rischio, meno ipotetico di quanto può sembrare, è la mercificazione del libero arbitrio, un processo che può trasformare l’autonomia cognitiva in una variabile gestita da un software.
L’interfaccia cervello-computer lancia il nostro cervello nudo nell’infosfera, esponendolo non solo alla lettura, ma anche al rischio di essere riscritto attraverso stimolazioni mirate, condizionando i comportamenti.
I dati neurali, che rivelano conoscenze, emozioni e intenzioni, sono la nuova risorsa critica.
Il vuoto normativo e la corsa delle neurotecnologie
Uno studio del 2021 (Neurotecnologia, diritto e l’erosione della privacy mentale di Simon G.B. de Sola Pool ed altri) ha analizzato le politiche sulla privacy di un campione significativo di aziende produttrici di dispositivi neurotech di consumo (ad esempio auricolari per il gioco o dispositivi per il fitness).
La ricerca ha concluso che, nella stragrande maggioranza dei casi, le linee guida delle aziende non definivano chiaramente il dato neurale come dato sensibile o medico, permettevano l’uso secondario dei dati (per esempio, per ricerca di terze parti o per scopi commerciali) e mancavano di garanzie contro la condivisione e la vendita a terzi.
Un’altra ricerca del 2024 (Salvaguardare i dati cerebrali: valutazione delle pratiche di privacy delle aziende di neurotecnologie di consumo di Jared Genser, Stephen Damianos e Rafael Yuste) confermava la necessità di una regolamentazione specifica.
Persino lo European Data Protection Supervisor ha pubblicato un’analisi che esamina le applicazioni dei neurodati (inclusa, per esempio, sulla selezione del personale) e ribadisce la necessità di considerarli come categoria a sé stante, vista la loro straordinaria sensibilità.
Neurodiritti e libertà mentale
Il diritto è in ritardo nel difendere i pensieri, un bene intangibile divenuto improvvisamente accessibile. Tuttavia, a livello globale, il movimento per i Neurodiritti, di cui Yuste è uno dei principali animatori, sta prendendo forma.
Il Cile ha approvato già nel 2021 un emendamento costituzionale (Art. 19) che tutela esplicitamente l’integrità e l’immunità mentale del cervello dalle neurotecnologie. Sono definiti i quattro principali neurodiritti: privacy mentale, identità personale, libero arbitrio ed equità di accesso.
Negli Stati Uniti, Colorado e California hanno riconosciuto i dati neurali come sensibili, includendoli nelle rispettive leggi sulla privacy.
In Italia, a livello di dottrina, il Garante ha sollevato già nel 2021 il concetto di “habeas mente”, il diritto alla libertà mentale, sottolineando l’esigenza di proteggere l’attività cognitiva.
Nel 2022 Pasquale Stanzione, presidente del Garante per la protezione dei dati personali, ha ribadito il rischio che tecniche preziose per la cura possano diventare «strumento per fare dell’uomo una non-persona, un individuo da addestrare o classificare», insistendo sulla necessità di definire uno statuto legale per i neurodati.
Rischi reali: hacker, malfunzionamenti e sicurezza mentale
I rischi non sono solo teorici e riguardano anche la vulnerabilità a malfunzionamenti o ad attacchi hacker.
I dispositivi medici connessi, come i pacemaker e i dispositivi cocleari, hanno già subito accessi non autorizzati e violazioni negli ultimi dieci anni, in particolare negli Stati Uniti.
Se tali vulnerabilità si estendessero a un’interfaccia neurale impiantata, le conseguenze non sarebbero solo il furto di dati, ma la possibilità di interferire direttamente con le funzioni cerebrali, con esiti potenzialmente devastanti per l’integrità fisica e mentale dell’individuo.
