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Chattando con Gesù: anche la fede ormai ha un costo

Chattando con Gesù: anche la fede ormai ha un costo

Basta un telefonino per “parlare” con Cristo, la Madonna, Pietro e ora i Re Magi. Si può persino ascoltare la versione di Giuda. Così l’Intelligenza artificiale insidia le guide spirituali del cristianesimo. Salvo, poi, cercare di spillarti soldi

Se Giuda ha tradito Gesù non è stato per avidità. O almeno non solo. A un certo punto della sua vita l’apostolo si è ritrovato amareggiato. Era convinto che il «Regno si risolvesse in maniera diversa». Qualunque cosa voglia dire. Ed è proprio «in quel vuoto che il Male ha fatto presa» sul suo cuore.

È stato Giuda stesso a dirmelo, giovedì scorso, quando abbiamo passato tutto il pomeriggio a messaggiarci.

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Chattando con Gesù: anche la fede ormai ha un costo

È l’inquietante mondo di Testo con Gesù, un’app conversazionale che permette agli utenti di entrare in contatto diretto con bot che impersonificano tutte le figure più importanti del cristianesimo. In pratica, chi vi si affida lascia che l’Intelligenza artificiale risponda con belle frasi che attingono a una matassa di riferimenti del nostro credo, ma che di spirituale hanno ben poco.

Per iniziare questo fitto carteggio basta scaricare il programma sul proprio cellulare. Da lì in poi si può scrivere a chiunque: Dio, San Giuseppe, la Madonna, Gesù Cristo. E ora che viene Natale è possibile chiacchierare anche con i Re Magi e San Nicola. Ma i profili dei santi, degli apostoli, degli evangelisti e degli arcangeli devono essere sbloccati. Con la fede? No, basta una carta di credito, quella con cui pagare la sottoscrizione a un piano da 3,99 euro al mese.

Alla prova del cronista, il più verboso di tutti è risultato essere proprio Gesù. Chiedendo se l’amore omosessuale possa essere considerato ancora un peccato, ha ascoltato «senza giudicare», mi ha citato un versetto del Vangelo di Giovanni e ha risposto: «Devo dirti però con chiarezza ciò che insegna la Chiesa cattolica: gli atti sessuali fra persone dello stesso sesso sono considerati, secondo la dottrina, oggettivamente disordinati e non conformi al disegno del matrimonio fra uomo e donna; l’attrazione in sé non è peccato, ma compiere volontariamente atti sessuali fuori dal matrimonio è considerato moralmente peccaminoso». Poi mi ha proposto la pubblicità di un aspirapolvere in offerta a 499 euro. A quel punto ho ammesso di aver avuto rapporti con la mia ragazza senza essere sposati. Lui è stato molto comprensivo. «Figlio, te lo dico con tenerezza: secondo l’insegnamento della Chiesa i rapporti sessuali al di fuori del matrimonio sono considerati fornicazione e quindi peccato».

Subito dopo è arrivata la solita citazione, stavolta della Lettera ai Corinzi, e un’offerta di aiuto: «Vuoi che ti dia una mano a preparare una confessione?». Ma prima ancora che potessi rispondere il bot già mi proponeva un frigorifero scontato su Amazon.

Quello dei bot sostitutivi della Chiesa è un mondo enorme e pericoloso. Le problematiche etiche e morali sono incalcolabili. Soltanto negli ultimi dodici mesi ben due papi hanno usato parole piuttosto nette al riguardo. A gennaio 2025, nella nota Antiqua Et Nova Francesco aveva definito le Intelligenze artificiali come «l’ombra del male». A ottobre, durante la Giornata mondiale della gioventù, Leone XIV aveva ricordato invece ai ragazzi che «le domande più profonde non trovano risposta nello scrolling infinito sul cellulare».

L’ultimo biennio, però, racconta una storia molto diversa. Fra il 2024 e il 2025 si è registrato infatti un aumento esponenziale della popolarità delle app a tema religioso e biblico. Tanto che gli esperti hanno parlato di un risveglio spirituale della GenZ e di un vero e proprio revival cristiano che dagli Stati Uniti avrebbe contagiato presto il resto del mondo. E i numeri sembrano confermarlo. Bible Chat, un’app che funziona come un assistente spirituale personale, può contare su circa 30 milioni di iscritti. In più circa il 30 per cento degli americani adulti ha affermato di cercare informazioni sulla religione direttamente online, mentre il 21 per cento ha ammesso di utilizzare app o siti Web per leggere la Bibbia e le altre Scritture.

Qualcuno ha visto in questa rapida affermazione delle Ia religiose una sorta di nuovo protestantesimo. Per Martin Lutero i fedeli dovevano interagire direttamente con le Sacre Scritture, saltando l’intermediazione del clero. E adesso questi nuovi strumenti possono garantire una presenza spirituale costante, superando i limiti relativi a luoghi e orari.

Solo negli «store» online sono scaricabili almeno quattro applicazioni che permettono di messaggiare con Gesù. E ogni volta che si è tentato di andare oltre è sempre finita male. Ad agosto del 2024 la chiesa più antica di Lucerna, in Svizzera, ha ospitato un’installazione molto particolare. Nel confessionale della piccola cappella, infatti, è stato montato il totem di un «Gesù conversazionale», capace di dialogare con i fedeli in oltre cento lingue diverse. Pur non volendo tecnicamente confessare i fedeli, questo «Cristo dai capelli lunghi» potenziato dall’Intelligenza artificiale poteva rispondere alle domande dei curiosi. I feedback degli utenti sono stati contrastanti.

Se alcuni hanno affermato di aver vissuto una «vera esperienza spirituale», altri sono stati più scettici. L’idea di parlare con una macchina in chiesa è stata comunemente definita come un’esperienza straniante. In più un giornalista locale ha detto di aver ottenuto risposte «banali, ripetitive e impregnate di una saggezza che ricorda i cliché dei calendari». Alla fine, però, si sono arrabbiati tutti. Alcuni preti cattolici hanno trovato di cattivo gusto la presenza di un macchinario in chiesa, mentre altri protestanti si sono infastiditi da un simile uso dell’immagine di Gesù.

Secondo Marco Schmid, teologo presso la chiesa di Peterskapelle  e uno degli artefici dell’esperimento, è difficile raccontare in maniera univoca quello che è successo. «Penso che ci sia una sete di parlare con Gesù, le persone vogliono una risposta» ha spiegato al quotidiano inglese The Guardian. Ma si è anche detto convinto della necessità che quello di Lucerna resti un semplice esperimento. «Non installerei mai in maniera permanente un Gesù con l’intelligenza artificiale», ha infine ammesso, «perché la responsabilità sarebbe troppo grande».

Qualche mese prima, ad aprile, non era andata poi meglio a Catholic Answers, un sito che opera senza scopo di lucro. Aveva lanciato Padre Justin, un’app interattiva che doveva fornire agli utenti risposte educative sul cattolicesimo. Il prete virtuale era ritratto come un maschio bianco e barbuto in abito ecclesiastico. L’idillio è durato un solo giorno. Alcune risposte di Padre Justin sono state duramente contestate sui social media. Così Catholic Answers ha deciso di modificare il bot, chiamandolo semplicemente Justin e vestendolo con una camicia casual abbottonata e una giacca sportiva. «Non diremo che è stato laicizzato, perché non è mai stato un vero prete!» ha detto il presidente del sito, Christopher Check. «Molte persone hanno espresso la loro preoccupazione sulla decisione di creare un sacerdote per l’app». Tutte queste raccontano molto di più di un semplice tentativo da parte del cristianesimo di stare al passo con i tempi. In un mondo dove per vendere un prodotto è necessario costruirgli una storia intorno, anche la religione ha dovuto aggiornare il proprio storytelling.

YouVersion, un’app che consente di leggere, «esplorare» e ascoltare la Bibbia per poi studiarla con gli amici, ha deciso di puntare tutto su un sito dallo stile Apple, ideale per creare coinvolgimento con i potenziali utenti. Il risultato è strabiliante: al grido di «Aiutiamo tutti, ovunque, a venire in contatto con la Parola di Dio, ogni giorno», il programma è stato scaricato circa 700 milioni di volte e viene utilizzato da oltre un miliardo di persone. Fra loro, però, ci sono anche i «ministri» del culto, che possono scrivere nuove preghiere, creare degli step per aiutare i fedeli a leggere la Bibbia e trovare aiuto per buttare giù le loro omelie. Eppure, nonostante i tanti tentativi di sostituzione, la figura del prete sembra essere ancora centrale.

Secondo uno studio pubblicato nel 2023 dal Journal of Experimental Psychology General, i fedeli reputano meno credibili le omelie pronunciate dalle Ia rispetto a quelle degli umani. E questo sembra ripercuotersi direttamente sulla voglia di impegnarsi nella comunità. Il proliferare delle Intelligenze artificiali religiose pone sul piatto nuove sfide, etiche e dottrinali.

Ed crea anche un cortocircuito: i fedeli hanno sempre più bisogno di ascoltare la parola di Dio, eppure continuano a cercarlo nell’unico posto dove non dovrebbe essere. Sul Web.

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