Molti anni fa a pensare al fondo di mari e oceani come a zone nelle quali si sarebbero giocati nuovi equilibri geopolici fu nientemeno che il comandante Jacques Cousteu, che delle sue idee fece un libro per ragazzi “Mare, ultima speranza”, Fabbri, 1978). Oggi la subacquea, esattamente come lo spazio e la cibernetica, rappresenta uno degli ambienti nei quali sarà necessario lavorare sempre di più, nel quale l’innovazione tecnologica avrà un ruolo determinante, sarà quindi un ambiente con un impatto significativo sia in termini economici sia occupazionali, specialmente per il nostro Paese. Mari e gli oceani rappresentano un capitale naturale enorme: coprono il 70% del globo e occupano un’area di 360 milioni di chilometri quadrati. Eppure manca ancora un’accurata conoscenza delle profondità marine.
Attualmente, meno del 20% dei fondali è stato mappato con tecniche moderne e solo per il 2% esiste una cartografia aggiornata. L’obiettivo, come ha ribadito recentemente anche il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, è quello di arrivare a mappare almeno l’80% entro il 2030. Nel suo “The Eu Blue Economy Report 2022”, l’Unione europea ha sottolineato come la ricerca, l’innovazione blue-tech e la robotica siano fattori chiave per la transizione verso la sostenibilità e il digital twin dell’oceano, ovvero una piattaforma interattiva per monitorare e valutare l’impatto delle attività umane sugli ambienti marini. Con il programma Horizon Europe 21-27 sono stati stanziati 95,5 miliardi di euro dei quali almeno il 35% sarà dedicato ad azioni legate al clima per sostenere la transizione delle industrie marittime verso la neutralità climatica. Nel 2019 il valore stimato del mercato globale della robotica subacquea era di 2,2 miliardi di euro e si prevede che raggiungerà i 4,4 miliardi entro il 2025. Nell’acqua salata vedremo quindi lo sviluppo di tre tipi di infrastrutture. In primo luogo quelle per la comunicazione: allo stato attuale il 99% delle informazioni trasmesse tramite internet viaggiano attraverso 426 cavi sottomarini, che si distendono per circa un milione e mezzo di chilometri.
Secondo, quelle strategiche come per esempio gasdotti e oleodotti, che richiedono anche infrastrutture accessorie dedicate all’attività di controllo e alla manutenzione. Infine quelle per il trasporto dell’energia elettrica: esistono già cavi ad alta tensione lunghi centinaia di chilometri. Inoltre, il fondale è cruciale per l’approvvigionamento di materie prime, in quanto rappresenta un grande bacino per ricavare elementi come ferro, manganese, rame, cobalto, nichel e terre rare. Le sorgenti idrotermali creano depositi di solfuri contenti metalli ricercati dall’industria come oro, argento, rame, cobalto, zinco e manganese. Ma l’estrazione dei metalli dai fondali può danneggiare l’ecosistema e occorrono norme che impediscano l’accaparramento indiscriminato delle risorse.
E poi c’è la sicurezza e con questa il segmento subacqueo militare, non a caso qualche giorno fa a La Spezia è stato inaugurato il Polo Nazionale della Dimensione Subacquea (Pns), uno dei pilastri della partnership tra la Marina Militare, gli operatori e le aziende rilevanti del settore, rivolta a proteggere le infrastrutture critiche sottomarine. Lo ha confermato nel suo discorso il sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago nel corso dell’evento, dicendo: “Il sabotaggio del Nord Stream dello scorso autunno è stato il campanello d’allarme che ha mostrato a un pubblico più ampio quanto all’interno della Difesa italiana già si sapeva in termini di vulnerabilità delle infrastrutture critiche subacquee, difficoltà di protezione da attacchi e difficoltà di attribuirli.
Le infrastrutture critiche sottomarine, per la loro estensione non possono essere presidiate e protette come avviene per gli obiettivi sensibili sul territorio nazionale, questo richiede una partnership tra la Difesa, in particolare la nostra Marina Militare che ha una lunga e solida tradizione di capacità per la guerra sottomarina, gli operatori delle infrastrutture critiche, le aziende rilevanti del settore, le università e i centri di ricerca”. L’iniziativa, finanziata con due milioni di euro l’anno come previsto dalla legge di bilancio 2023-2025, sorge presso il Centro di Supporto e Sperimentazione Navale (Cssn) della Marina Militare.
Dal punto di vista industriale, Fincantieri sta completando l’acquisizione da Advanced technology industrial group del 100% delle azioni di Remazel Engineering Spa, unica realtà europea per il lancio e recupero di droni e mezzi sottomarini con sede a Chiuduno (Bergamo), dove è attiva da oltre trent’anni, ma con sedi operative a Trieste, in Cina e Brasile. L’azienda conta oltre 160 dipendenti ed è specializzata nella progettazione e assemblaggio di sistemi ad alta complessità per navi operanti nel deep-water offshore (fondali profondi oltre le acque territoriali).
L’azienda nel 2022 ha avuto ricavi per 107 milioni, e per acquistarla si erano fatte avanti società cinesi e americane. L’accordo di acquisizione, atteso entro fine anno, prevede un metodo di valutazione che corrisponde alla capitalizzazione di borsa più l’indebitamento finanziario netto, per 78 milioni di euo, mentre l’integrazione comprende l’ampliamento del perimetro di intervento diretto di Fincantieri e il potenziamento della catena del valore del floating wind offshore, ovvero dei generatori eolici galleggianti. Remazel, con il supporto di Fincantieri, mira a consolidare la propria presenza globale, utilizzando la dimensione internazionale dell’azienda madre per sostenere la propria crescita, creare collaborazioni esterne e trattenere i propri talenti. “L’acquisizione della Remazel è un’operazione che rappresenta il primo importante tassello della strategia di sviluppo nel settore delle operazioni tecnologiche offshore e subsea, favorendo nel contempo il consolidamento in Italia di una delle eccellenze del comparto industriale nazionale”. Questo il commento di Pierroberto Folgiero, Ad di Fincantieri, che siega: “Le competenze distintive ingegneristiche e tecnologiche di Remazel, leader nel proprio settore, consentono al Gruppo di consolidare il proprio ruolo di integratore di sistemi complessi e di partner per i nostri clienti lungo tutta la vita del mezzo navale e dei suoi equipment a maggior valore aggiunto. L’attuale posizionamento di Remazel permette inoltre a Fincantieri di rafforzare il proprio posizionamento in settori in rapida crescita, quali quello delle operazioni subacquee e del wind offshore, coprendo le attività a maggior valore aggiunto della catena del valore. Quello della subacquea, in particolare, rappresenta il nuovo dominio geopolitico, di grande rilevanza strategica sia in ambito civile sia della difesa”.
