Home » Viaggio sulle Autostrade del futuro

Viaggio sulle Autostrade del futuro

Viaggio sulle Autostrade del futuro

Traffico più scorrevole, infrastrutture controllate in modo costante, maggiore sicurezza per autisti e passeggeri. Così Autostrade per l’Italia sperimenta le tecnologie del domani. E prepara l’asfalto alle vetture connesse e a guida autonoma.

ALL’ingresso di una galleria, l’auto si sposta da sola sulla corsia di sorpasso. Non ha manie improvvise di velocità, ha solo ricevuto una notifica: c’è un veicolo fermo all’interno del tunnel, sulla parte destra della carreggiata. Allo stesso modo, in tempo reale, la vettura può sapere se lungo il suo percorso ci sono cantieri, incidenti, qualsiasi altro imprevisto che suggerisca prudenza o di prendere una via alternativa.

I caselli sono creature in via d’estinzione: sono stati smantellati o hanno i varchi spalancati. Addio code infinite nelle giornate da bollino nero, il pedaggio si paga in automatico, transitando sotto una telecamera o accanto a un sensore. E tutte le infrastrutture, a cominciare dai ponti, sono più sicure: a monitorarne l’integrità provvedono droni vigili e supercomputer dai software avanzati, che analizzano, al millimetro, complessi cloni tridimensionali del mondo reale.

Benvenuti nel futuro, stiamo viaggiando sulle strade che saranno: un orizzonte distante pochi anni, le cui basi sono qui, adesso, tra sperimentazioni, avanguardie, lavori in corso molto tecnologici. Uno dei direttori d’orchestra è il programma Mercury, la visione, e il complesso d’iniziative concrete che ne derivano, del Gruppo Autostrade per l’Italia: «È un programma che cambia il paradigma della mobilità, attraverso soluzioni innovative e coordinate per rispondere efficacemente alla grande sfida dell’ammodernamento ed efficientamento della rete autostradale» spiega Roberto Tomasi, amministratore delegato di Aspi.

Ecco che pochi mesi fa, a luglio, sono diventate operative le prime «smart roads», le strade intelligenti: 52 chilometri complessivi tra Firenze Sud e Firenze Nord e nell’area urbana di Bologna. Qui, grazie all’installazione di un avanzato sistema di comunicazione (ogni nodo copre un raggio di 800 metri in pochi millisecondi), i veicoli compatibili – si comincia con quelli del Gruppo Volkswagen – vengono avvertiti in caso di incidenti, emergenze meteo, asfalto sdrucciolevole e altri eventi potenzialmente pericolosi o avversi. Altre smart roads saranno attivate in Liguria e non solo.

«È il preludio, l’avvicinamento a un domani in cui tutte le vetture saranno connesse. E prenderanno sempre più decisioni: oggi è il guidatore a rallentare, sterzare o essere assistito nella guida in base a una segnalazione ricevuta, domani sarà la macchina stessa» anticipa Lorenzo Rossi, amministratore delegato di Movyon, lo spin-off hi-tech del Gruppo Aspi, specializzato nello sviluppo e l’integrazione di soluzioni tecnologiche avanzate per la mobilità sostenibile e smart. «L’auto che si guida da sola» aggiunge Rossi «non può basarsi solo sugli strumenti di bordo. Deve poter dialogare con l’ambiente che la circonda, sapere cosa le sta succedendo attorno».

Viaggio sulle Autostrade del futuro
Schermata dell’inventario digitale delle infrastrutture autostradali.
Viaggio sulle Autostrade del futuro
il «digital twin» di un cavalcavia. Realizzato con le immagini di un drone, è esplorabile anche a distanza.
Viaggio sulle Autostrade del futuro
Monitoraggio di travi per mezzo di un’app.
Viaggio sulle Autostrade del futuro
Roberto Tomasi, ad di Autostrade per l’Italia.
Viaggio sulle Autostrade del futuro
Lorenzo Rossi, ad Movyon.

Questo interscambio renderà superflui anche i caselli per il pedaggio così come li intendiamo oggi: «Se attualmente stiamo già sperimentando la lettura delle targhe per una migliore esperienza di pagamento, in futuro si sfrutteranno le comunicazioni tra vettura e infrastruttura. Basterà definire un piano di barriere virtuali: non appena le si oltrepassa, viene addebitato quanto dovuto» chiosa Rossi. Sarà tenuto in conto il percorso fatto e pure i tempi di percorrenza necessari per coprirlo: «Così, in caso di disagio, per esempio rallentamenti dovuti a lavori, l’importo potrà essere scontato in proporzione». Di nuovo, non è fantascienza: «In Germania, in Belgio o in Svizzera il pedaggio per i mezzi pesanti è di tipo satellitare. La sfida sarà avere non solo soluzioni che prevedono apparati esterni, ma integrare questi meccanismi nei veicoli». Si avrà un raddoppio di flessibilità: «Un sistema identico può essere applicato al pagamento della sosta o del parcheggio». Perciò, mai più macchinette da trovare (magari sotto la pioggia), bigliettini da stampare o uso di app ad hoc nello smartphone: sarà tutto automatizzato.

Un’altra parola chiave è la gestione dinamica delle corsie, con la possibilità di aprire temporaneamente al traffico quella d’emergenza in funzione delle effettive condizioni del traffico, migliorando la fluidità della circolazione. Per consentire tale scenario, occorre naturalmente una robusta dotazione tecnologica che comunichi ai guidatori quali corsie possono usare e a che velocità, evitando che situazioni anomale (mezzi fermi, veicoli in contromano e affini) impediscano la circolazione. Una teoria che sarà già pratica entro i primi mesi del prossimo anno sull’autostrada A4 Torino-Trieste, per circa quattro chilometri nella tratta fra Cormano e Viale Certosa in direzione Ovest.

Ciascuno di questi progressi tecnologici tiene la sicurezza come priorità, anzi come pilastro e sottinteso. Lo stesso vale per le innovazioni invisibili ad autisti e passeggeri: è il caso di Argo, nome in ossequio al gigante sempre vigile della mitologia greca. È una piattaforma che gestisce il ciclo di vita delle infrastrutture, monitorandone in tempo reale lo stato di salute e supportando, con flussi robusti d’informazioni, le decisioni di manutenzione che le riguardano.

È in uso su circa duemila ponti e viadotti di Autostrade per l’Italia, funziona con software avanzati, applicazioni mobili e, nella versione in fase di sperimentazione nell’area di Genova, anche tramite droni. Occhi volanti che sorvegliano e raccolgono immagini negli angoli minimi di un’infrastruttura, arrivando dove lo sguardo umano non può giungere o prevenendone eventuali distrazioni. Sono tutte sfaccettature, tessere di un mosaico che compongono una visione univoca: «Garantire» commenta Rossi «un viaggio semplice, senza code, che si svolge nel minor tempo possibile e in totale sicurezza». «Da dove siamo partiti? Negli ultimi anni, nel mondo della mobilità si è avviata una rapida evoluzione, prodotta da diversi fattori: aumento dei flussi di traffico, nuove esigenze dell’utenza, innovazione e molto altro» riflette Tomasi. «In questo contesto, la parola sostenibilità racchiude molti significati e tocca molteplici ambiti: dall’ambiente ai servizi, dalla viabilità alla sicurezza».

Da qui un’esigenza, diventata motore di sviluppo: «Ripensiamo le nostre infrastrutture a 360 gradi e in questa partita le tecnologie giocano un ruolo di primo piano» riassume l’a.d. di Autostrade per l’Italia: «Dalle corsie dinamiche per rimodulare il traffico al monitoraggio sullo stato di salute delle infrastrutture; e poi la “connected infrastructure”, in grado di far dialogare autostrada e veicolo con un occhio attento all’innovazione e agli sviluppi sul tema dell’auto a guida autonoma, oltre alle tematiche green e le relative tecnologie per accompagnare in modo concreto la transizione ecologica».

È una partita con più attori in campo: «Per affrontare queste sfide, grazie al progetto Mercury, Aspi coinvolge e schiera le sue cinque società controllate, già impegnate nel programma di ammodernamento e manutenzione della rete autostradale previsto nel piano industriale da 21,5 miliardi di euro. Da Amplia, player di primissimo piano nel settore delle costruzioni a Movyon, spin-off tecnologico del Gruppo; da Tecne, seconda società di ingegneria a livello nazionale a Elgea, nuova società per la produzione di energia pulita; fino a Free To X, protagonista tra l’altro dell’ambizioso piano di installazione di stazioni di ricarica ad alta capacità per veicoli elettrici». Free To X mira infatti a realizzare, entro il prossimo anno, 100 stazioni di ricarica. Sarà la più grande rete in autostrada, accessibile 24 ore su 24, sette giorni su sette.

«Queste società» conclude Tomasi «hanno costruito, e continueranno a incrementare, un know-how legato alla mobilità che può avere importanti ricadute in molti altri ambiti. Quello intrapreso da Aspi è un necessario percorso di lungo termine, capace al contempo di produrre benefici immediati: lavoriamo ogni giorno per la mobilità del futuro, partendo dal presupposto che il nostro futuro è già iniziato».

© Riproduzione Riservata