Storia e segreti di Takagi e Ketra, due ragazzi normali (come si definiscono loro) che da sei anni firmano i brani più ballati dell’estate. E che hanno fatto anche una canzone per lo Zecchino d’Oro: «Una rivincita, perché da bambini ci avevano scartato».
Sono il brand più forte della musica italiana da classifica Takagi e Ketra, il duo di produttori e autori che negli ultimi sei anni ha firmato le hit più trasmesse dalle radio e più cliccate in streaming: da Amore e capoeira a L’esercito del selfie, al recente Ciclone. Un brand che ruota intorno alle intuizioni di Alessandro Merli, uno dei fondatori dei Gemelli DiVersi, e Fabio Clemente, per anni membro dei Boomdabash.
Due «hitmaker» che sono anche il simbolo di un moderno, e per certi versi rivoluzionario, approccio alle canzoni, quello di una generazione che non ha trascorso le notti sul pentagramma… «Io ho fatto l’alberghiero e il mio socio l’istituto tecnico commerciale: entrambi non abbiamo studiato musica sugli spartiti» racconta Takagi. «Veniamo dal popolo, non siamo la borghesia della musica».
Piaccia o meno, il panorama sonoro italiano è stato trasformato dai ragazzini che nelle loro camerette hanno inventato un nuovo sound. «Basta scorrere le classifiche o contare i dischi d’oro e di platino» continua Takagi «per comprendere quanto oggi la musica sia in mano ai non musicisti. C’è stata una democratizzazione che ha fatto emergere chi aveva buon orecchio, intuito e forza di volontà. Quando parlo di borghesia della musica, intendo quella figura un po’ rétro del produttore che, dopo aver ascoltato il brano, lo mandava all’arrangiatore, che a sua volta lo inviava ai musicisti… Ecco, oggi tutta quella filiera non esiste quasi più» spiega.
Takagi & Ketra scrivono, producono e mixano le loro canzoni. «Non abbiamo hobby perché viviamo in studio: sei giorni su sette, dalla nove di mattina alle otto di sera. Avremmo anche potuto permetterci una Lamborghini, ma ci siamo limitati a un paio di orologi… Ogni anno lavoriamo su 100 canzoni, ma alla fine ne teniamo solo 10i».
L’ultimo esempio è Ciclone (il singolo di quest’estate con Elodie, Mariah e i Gipsy Kings, ndr): «Eravamo impantanati da ore su un pezzo che proprio non riuscivamo a chiudere, poi in 20 minuti sono arrivati gli accordi di Ciclone e tutto è filato liscio in un lampo. Una volta conclusa una canzone, la faccio ascoltare a un gruppo di amici fidati, che non lavorano nel mondo della musica, e a mia madre, dotata da sempre di un orecchio formidabile. Se piace a lei, è fatta…».
Alle note giuste vanno poi abbinati gli interpreti che fanno la differenza. Qui la parola chiave è «featuring», ovvero la partecipazione di un cantante al brano di un altro artista. Non esiste un nome importante del music business mondiale che non faccia almeno cinque featuring all’anno. Questo è il trend: «Nel video e nella canzone Ciclone c’è Elodie. Lei ha quello che gli americani definiscono “all package”: una grande voce, ma anche una straordinaria carica di sex appeal e un’attitudine vincente al palcoscenico».
Hanno guadagnato bene in questi anni Fabio ed Alessandro, ma se tutto questo fosse successo negli anni Ottanta, oggi sarebbero con ottime probabilità miliardari (ragionando in termini di lire, ovviamente): «Non c’è nessun paragone possibile tra il mercato di oggi e quello dell’età dell’oro della musica. Ogni tanto ci sentiamo come se fossimo arrivati alla fine della cena, quando è rimasto solo un po’ di dessert. Detto questo, non ha senso lamentarsi perché guadagnare facendo quel che si ama non ha prezzo. Da giovane ho giocato a calcio in diverse squadre, ma il mio sogno era diventare quello che sono adesso» sottolinea Ketra. Che un altro desiderio adolescenziale lo ha realizzato da grande grazie a Gigi D’Alessio: «Eravamo a cena insieme a Malta quando Gigi ha chiamato Diego Maradona in viva voce e me lo ha passato. Un momento epico. Gigi conosce davvero tutto il mondo…».
Successi estivi, canzoni pop commerciali, hit single: a Takagi & Ketra va bene qualsiasi definizione per i loro brani, a patto di non definirli tormentoni: «Quando una canzone piace alle masse, non è perché ha tormentato qualcuno. Nell’era dello streaming c’è la totale libertà di scegliere cosa ascoltare e quando. Quindi, se considero una canzone un tormento, skippo e ne ascolto un’altra» dice Takagi.
Un’ultima curiosità: come vi è venuto in mente di scrivere un pezzo (Come i pesci, gli elefanti e le tigri, ndr) per lo Zecchino D’Oro? «Ci hanno contattato quelli del Coro dell’Antoniano e noi abbiamo accettato a una condizione: non comporre una canzone per bambini, ma un brano da adulti da far interpretare ai bambini. Abbiamo coinvolto anche Tommaso Paradiso» prosegue Takagi. «Con quella canzone mi sono preso un’enorme rivincita» conclude Ketra. «Da piccolo, volevo a tutti i costi far parte parte del Coro, ma mi scartarono…».