New è il disco di un uomo di 71 anni che si diverte ancora come pochi a fare musica. Se così non fosse questo album avrebbe un altro sound, un’altra atmosfera. Invece New è un disco solare, energico, a tratti sorprendente. Per produrlo il buon vecchio Paul ha chiamato, tra gli altri, Mark Ronson (Back in black di Amy Winehouse) Ethan Johns e Giles Martin, il figlio di George, storico producer di quasi tutti gli album dei Beatles.
Nelle canzoni del disco c’è tutto il talento pop dell’ex Fab Four, ci sono le influenze della Motown e molteplici richiami alle radici del rock’n’roll. Eppure tutto suona incredibilmente fresco e vitale. In New ci sono canzoni della struttura semplice, essenziale, arrangiate con la cura e il gusto di chi scrive hit da cinquant’anni. Forse non è esagerato dire che questo si candida ad essere il miglior album solista di Paul negli ultimi due decenni. Lo si capisce dall’iniziale Save us, rapida e scattante come un pezzo dei Franz Ferdinand in pieno trip melodico. E se Early Days richiama l’ispirazione da cui scaturì Yesterday, Hosanna è figlia dei Beatles più evoluti, quelli dell’era Sgt. Peppers o del White Album.
Paragoni che vengono spontanei e che non tolgono nulla alla bellezza di un disco che ha in Road uno dei momenti più intensi. E poi c’è la title track che meglio di qualsiasi parola fa capire in quale band abbia militato Paul prima di mettersi in proprio. Per la cronaca, questa è la dichiarazione che McCartney ha rilasciato in merito al suo ultimo album: “È buffo, quando faccio ascoltare l’album gli ascoltatori si stupiscono che l’artefice sia io. Molte tracce presentano una grande varietà, e non sono necessariamente in uno stile riconoscibile come mio. Non volevo che l’album suonasse in modo troppo omogeneo, e mi sono divertito molto a realizzarlo. È sempre una gran cosa avere la possibilità di entrare in studio di registrazione con composizioni nuove, e ho avuto la fortuna di lavorare con grandi produttori. Ci siamo divertiti parecchio.”