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La vera storia dietro le copertine più iconiche degli album cult

La vera storia dietro le copertine più iconiche degli album cult

In un libro il dietro le quinte delle cover diventate famose come i brani dei dischi che illustravano

Non si giudicano i libri dalla copertina si usa dire, ma se parliamo di musica in molti casi le copertine sono state e sono una parte fondamentale del successo di un album. Ne è convinto Steve Fairclough, giornalista e autore del libro The Ultimate Guide To The Greatest Album Covers Of All Time ( Kelsey Media). «Sarebbe impossibile immaginare Abbey Road senza pensare ai quattro Beatles che attraversano la strada con le gambe sincronizzate? O Aladdin Sane senza immaginare immediatamente Bowie con gli occhi chiusi e un fulmine che gli attraversa il viso? No non sarebbe possibile. Potreste addirittura trovare difficile ricordare i titoli dei brani, ma non l’immagine di copertina perché certe immagini restano nella memoria per sempre» spiega Fairclough.

«Negli anni Cinquanta le copertine erano incolori, senza mordente: una singola fotografia promozionale (di solito in bianco e nero) dell’artista incorniciata all’interno di una copertina, con un pannello che riportava il nome dell’artista e dell’album. Niente di più, niente di meno» racconta. Nei Sessanta con i Beatles, Bob Dylan e i Rolling Stones le cose cambiano radicalmente e perfotografi, art director e grafici si aprono autostrade di creatività. Questo libro è un omaggio all’arte del design delle copertine degli album e al ruolo cruciale che la fotografia ha avuto in questo processo rivoluzionario»

La vera storia dietro le copertine più iconiche degli album cult
La vera storia dietro le copertine più iconiche degli album cult
La vera storia dietro le copertine più iconiche degli album cult
La vera storia dietro le copertine più iconiche degli album cult
La vera storia dietro le copertine più iconiche degli album cult

Crediti foto: Beatles Abbey Road: © Apple Corps Ltd./Parlophone/courtesy John Kosh – Bruce Springsteen: © Eric Meola/Columbia Records – Beatles: © Apple Corps Ltd./Parlophone/Iain Macmillan/Abbey Road Studios – David Bowie: Duffy © Duffy Archive & The David Bowie Archive – Pink Floyd: © Hipgnosis/courtesy Aubrey Powell – La cover del libro edito da Kelsey Media.

Con il supporto di un panel di trenta esperti, Steve Fairclough ha selezionato trenta copertine che hanno lasciato un segno indelebile da quando sono state ideate ad oggi. «Eric Meola il fotografo della cover di Born To Run racconta che nel 1975 aveva spedito a Springsteen una cartolina con il suo numero numero di telefono, chiedendogli se potevano incontrarsi per fare qualche scatto. E Bruce lo ha richiamato lasciandolo senza parole!».

Quanto a Abbey Road, Fairclough rivela che il fotografo della leggendaria cover dei Beatles racconta di aver convinto un poliziotto a fermare il traffico mentre lui era in cima a una scala per scattare le foto. L’idea era tutta di Paul McCartney. Qualche giorno prima dello shooting, disegnò uno schizzo di come immaginava la copertina, che realizzammo quasi alla perfezione quel giorno stesso».

Dai Beatles ai Pink Floyd: «Lo scatto finito sulla copertina di Wish you were here è opera di Audrey Powell che realizzò il concept dei due uomini d’affari che si stringono la mano. L’idea era mostrare il lato cinico dell’industria musicale: Storm Thorgerson, ideatore di molte cover della band, aveva quindi pensato di raffigurare due manager che si stringono la mano: uno dei due è scaltro e navigato mentre l’altro molto meno . Quindi rimane fregato e brucia» spiega. «Powell ingaggiò quindi due stuntman, Ronnie Rondell Jr. Danny Rogers. Catturare quell’immagine fu difficile per il vento che muoveva le fiamme. Rondell rischiò di ustionarsi seriamente il viso».

The Ultimate Guide To The Greatest Album Cover Of All Times ( Kelsey Media) è una miniera di aneddotr e testimonianze che raccontano nei dettagli il making of di copertine storiche quanto rivoluzionarie. Come Nevermind dei Nirvana, London Calling dei Clash, Rumours dei Fleetwood Mac e The Joshua Tree degli U2. Un libro per appassionati di musica, ma anche per cultori della fotografia e del potere evocativo delle immagini.

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