A novembre, a Seoul, dicevano tutti la stessa cosa: «l’autunno è durato un giorno, il resto lo ha preso l’inverno». E in effetti il freddo era di quelli che arrivano di taglio, senza preavviso, come sanno fare solo le città che non conoscono tregua.
Eppure, lungo le strade, il giallo acceso delle foglie di ginkgo resisteva ostinato, quasi a ricordare che le stagioni — proprio come il K-pop — non obbediscono più alle regole: cambiano quando vogliono, sorprendono quando meno te lo aspetti.
La WakeOne, l’agenzia delle izna, è incastonata a due passi da Hongdae: il cuore pulsante della giovinezza coreana, un quartiere che vibra di musica, streetwear, studenti e nuove tendenze. Eppure, l’edificio sorge in un angolo che sembra appartenere a un altro spazio: silenzioso, concentrato, quasi un laboratorio artistico nascosto nel pieno della città.
Un passaggio segreto tra il caos creativo di Seoul e il luogo dove il K-pop viene costruito con precisione millimetrica.
Dentro l’agenzia, il clima cambia subito: luci morbide, passi veloci, quella calma elettrica che si percepisce solo nei luoghi dove il futuro prende forma un secondo prima di mostrarsi al mondo.
Quando le porte si sono aperte, sono apparse loro: le izna.
Niente sovrastrutture, niente artifici. Semplici, luminose, con un portamento che mescola innocenza e determinazione. Belle, sì, ma nel modo in cui lo sono le persone che non stanno cercando di convincerti: ti stanno semplicemente guardando negli occhi.
Eppure dietro quella disarmante naturalezza si nasconde una forza già riconosciuta dall’industria: il premio Favorite Rising Artist ai MAMA di Hong Kong, una consacrazione che, per un rookie group, equivale a un timbro sull’anagrafe del futuro. Le osservi, e capisci che non è il caso di aspettare qualche anno per vedere dove andranno. Ci stanno già andando, e alla velocità giusta.
E poi c’è la parte che nessun comunicato racconta: la presenza. Dal vivo hanno un tipo di energia che si percepisce subito. Non ti travolge: ti conquista un dettaglio alla volta. Uno sguardo. Un accento nella voce quando parlano del lavoro. Un gesto mentre ricordano i mesi del survival show. E ti accorgi che la loro crescita non è una trama narrativa costruita a tavolino: è un muscolo, forgiato giorno dopo giorno, prova dopo prova, scelta dopo scelta.
La loro musica vive dello stesso paradosso apparente: una combinazione di freschezza e ambizione, di immediatezza pop e definizione aggressiva. Il loro secondo mini-album, Not Just Pretty, ha segnato un salto netto nel modo di raccontarsi. Non un rebranding, ma un gesto di maturità. Le sonorità si sono fatte più affilate, più tese, più sicure di sé. La title track “Mamma Mia” è un’esplosione controllata: coreografia spigolosa, ritmica ipnotica, una dichiarazione identitaria. Race Car, dall’altro lato, scorre come un manifesto di libertà: è IZNA che accelera, che supera i limiti, che afferma di non voler restare in corsia.
A colpire è la coerenza: nulla sembra messo lì per caso. Anche il visual — audace, tagliente, imperturbabile — non nasce per imitazione, ma per necessità. Tagli di capelli, styling ribaltati, una presenza scenica che non appartiene più alla categoria del “debutto”: appartiene a quella delle intenzioni chiare.
E mentre scorrevano le loro risposte — precise, sincere, piene di quella consapevolezza che non ti aspetti da ragazze che la metà del mondo considera “rookie” — l’intervista ha cominciato a cambiare peso. Non era più solo un incontro: era la fotografia di un gruppo che sa esattamente cosa vuole essere.
Poi, quando abbiamo spento la registrazione, è arrivato il momento più spontaneo. Qualcuna ha nominato di nuovo “Mamma Mia”, e così mi sono ritrovata a raccontare loro cosa significa davvero per noi italiani: non solo la frase, ma il gesto, l’ironia, quella sorpresa che scivola via senza essere pensata. Loro ascoltavano. Davanti a me, sei paia di occhi curiosi, vivi, in attesa. Gli occhi di chi il K-pop non lo sta seguendo: lo sta riscrivendo, nota dopo nota, con una passione che non ha bisogno di traduzione.
Panorama ha parlato con loro in un’intervista esclusiva.
Per cominciare: potreste presentarvi non solo con il vostro nome d’arte, ma con la storia che ciascuna porta dentro l’universo di IZNA?
MAI:
Nel gruppo faccio spesso da mediatrice. Quando ci sono opinioni diverse durante gli allenamenti o nell’organizzazione dei nostri impegni, cerco di mantenere l’equilibrio e far scorrere tutto senza tensioni.
BANG JEE MIN:
Sono una delle più grandi e sento la responsabilità di essere affidabile. Le altre possono contare su di me, e mi piace essere quel tipo di presenza stabile nel team.
KOKO:
La mia energia è luminosa e affettuosa. Mi piace portare positività e creare un’atmosfera in cui tutte possano sentirsi più leggere.
RYU SA RANG:
Mi considero un’all-rounder. Cerco di fare tutto bene. Sono una delle più giovani, ma a volte mi sento sorprendentemente matura rispetto alla mia età.
CHOI JUNG EUN:
Il mio mondo è la coreografia. Creo, propongo idee, definisco l’identità del gruppo quando siamo sul palco.
JEONG SAE BI:
Sono l’unnie maggiore. Nella vita quotidiana mi piace guidare con piccoli gesti, organizzare, occuparmi delle cose pratiche. Cerco di portare armonia.
Il vostro ultimo mini-album segna un cambio chiaro di ambizione. Qual è stata la scintilla dietro questo progetto?
BANG JEE MIN:
Non volevamo essere viste solo come “carine”. Con questo album desideravamo mostrare una parte più ampia e audace di noi stesse, un vero spettro di ciò che IZNA può essere.
RYU SA RANG:
È il nostro secondo mini-album e sentivamo che fosse il momento di fare un passo deciso. La title track e le b-sides mostrano nuove sfumature del nostro gruppo.
Quale traccia cattura davvero il cuore di IZNA?
MAI:
Tra le b-side, “Race Car” ci rappresenta molto. Ha l’energia di una corsa senza paura e mostra il modo in cui vogliamo avanzare: senza esitazioni.
JEONG SAE BI:
“Mamma Mia” è una dichiarazione: “sarò me stessa”. È un brano che racconta la fiducia, qualcosa che definisce profondamente il nostro gruppo.
Come avete costruito il vostro concept visivo? Quale parte appartiene davvero a voi?
KOKO:
La parte rap della mia coreografia è freestyle. Ho lavorato con il performance director, ma molte delle idee sono mie. Volevo che quella parte fosse autenticamente “Koko”.
CHOI JUNG EUN:
Abbiamo cambiato look per mostrare fiducia e forza. Alcune di noi hanno tagliato i capelli, altre hanno cambiato completamente styling. È stata una decisione nostra per mostrare un lato più potente di IZNA.
Qual è stata la sfida più grande nella preparazione dell’album?
CHOI JUNG EUN:
Ogni volta vogliamo mostrare un lato nuovo di noi stesse. È impegnativo preparare concetti diversi, ma è anche divertente perché ci permette di crescere.
RYU SA RANG:
Il contrasto con il passato era evidente. Il nostro brano precedente era molto dolce e luminoso, mentre “Mamma Mia” è l’opposto. Abbiamo discusso molto per trovare il coraggio di cambiare radicalmente.
Cosa significa fiducia per le izna in questo momento?
BANG JEE MIN:
Per me fiducia significa rimanere fedeli a se stesse. Quando ci alleniamo insieme e crediamo l’una nell’altra, quella fiducia diventa visibile sul palco.
RYU SA RANG:
Abbiamo avuto percorsi di training lunghi e diversi, e il survival show ha mostrato tutto: fatica, forza, momenti difficili e momenti di crescita. Credo che quel processo abbia contribuito a formare la nostra fiducia attuale.
Quando avete percepito di essere entrate in una nuova era?
MAI:
L’ho sentito mentre lavoravamo insieme. Più ci affidiamo l’una all’altra, più cresciamo. Il nostro teamwork è migliorato molto.
KOKO:
Viviamo praticamente insieme da quando abbiamo debuttato. Basta una sola sessione di prove per essere completamente sincronizzate. È in quei momenti che sento lo shift.
Come la vostra diversità culturale ha influenzato l’album?
JEONG SAE BI:
Ognuna di noi ha una storia e un background diversi. Le membri giapponesi ci guidano quando siamo in Giappone, noi coreane insegniamo in Corea. Anche nella musica avviene lo stesso: ogni parte di un brano vive grazie alle nostre differenze, che si uniscono creando la nostra identità.
Quale stereotipo volevate rompere con questo comeback?
BANG JEE MIN:
L’idea che un girl group debba essere soprattutto “carino”. Con “Mamma Mia” abbiamo voluto spostare l’attenzione dalla nostra immagine alla nostra performance, alla passione che mettiamo in quello che facciamo.
Una sola parola per definire voi stesse in questa era?
MAI: Lovely
BANG JEE MIN: New beginning
KOKO: Powerful
RYU SA RANG: Not giving up
CHOI JUNG EUN: Confidence
JEONG SAE BI: Lovely











