Dentro l’abitacolo regna un silenzio irreale, quello di una grande attesa. L’autista traffica sul cruscotto, ancora un attimo e la musica parte possente. La modalità si chiama «Boston symphony hall» e, per profondità e ampiezza delle note, sembra davvero di essere finiti dentro un’enorme sala da concerto, non in un recinto chiuso da quattro sportelli.
È giusto l’antipasto: quando il conducente parla, la canzone si abbassa in automatico; anche se pronuncia frasi a voce bassa, chi si è accomodato dietro lo sente benissimo, mentre davanti viene amplificato il parlato dei passeggeri sui sedili posteriori. Nessuno deve urlare o sporgersi, l’interazione avviene in maniera spontanea, fluida, naturale.
Siamo su un prototipo di «auto sonora», una complessa ingegneria di sensori, diffusori di qualità sublime con bassi da discoteca, microfoni posizionati persino all’esterno, integrati nella carrozzeria, per captare l’arrivo di ambulanze o altri dettagli che richiedono attenzione quando c’è il tormentone del momento sparato a tutto volume. È un sistema di soluzioni messe a disposizione dei costruttori di vetture da Harman, una delle aziende specializzate nel settore audio più quotate al mondo. Quella su quattro ruote fa parte delle tante prospettive sul futuro del suono svelate al Ces, l’annuale fiera dell’innovazione di Las Vegas, il punto di riferimento globale per l’elettronica di consumo. Dove l’obiettivo principale, nel vasto e variegato campo delle note, è stupire, mantenendo una certa discrezione: «Grazie alla miniaturizzazione delle batterie avremo auricolari sempre più piccoli e performanti, con l’autonomia di una giornata intera. Potremo tenerli sempre nell’orecchio, non ci accorgeremo nemmeno della loro presenza» racconta a Panorama Dave Rogers, presidente della divisione lifestyle di Harman. Andremo verso un suono su misura: già ora, con la tecnologia «Personi-Fi» messa a punto dall’azienda americana, indicando il proprio sesso, l’età e altri dettagli anagrafici, la qualità della riproduzione viene tarata per enfatizzare quelle frequenze che si tende a percepire meno con l’avanzare degli anni. In futuro, basterà un rapido test avviato da un’applicazione per determinare l’audio perfetto per il singolo utente: «Sarà possibile grazie all’ausilio dell’intelligenza artificiale» anticipa Rogers. Di più: «Tramite il cloud, ritroveremo le stesse impostazioni in ogni dispositivo, in casa e fuori, per esempio nella nostra auto. Di sicuro, il processo dovrà essere intuitivo, nessuno vuole più leggere un manuale d’istruzioni».








È un po’ il mantra del Ces, dove le avanguardie si annidano in oggetti d’uso quotidiano, dai televisori fino ai lettori di vinili, che ora si collegano senza fili pure alle cuffie. È l’antico che si veste d’ultramoderno, come testimoniano gli esempi raccolti in queste pagine. Una sintesi parziale di un territorio in fermento, sospeso tra l’utile e l’assurdo, il geniale e il bizzarro.
Girovagando tra gli stand, s’incontrano colonie di speaker galleggianti, da tenere a mollo in piscina o nella vasca da bagno, come quelli di Gemini. L’utilità è discutibile, il funzionamento impeccabile. Allo stand di LG, un angolo è dedicato ai Brid.zzz, gli auricolari della società Sleepwave, che analizzano la qualità del sonno di chi li indossa e gli propongono suoni ad hoc per farlo dormire meglio. Non sono discretissimi, anzi sembra di avere un disco volante nelle orecchie, ma i produttori promettono ergonomia e comodità in ogni posizione notturna. Anche perché sarebbe paradossale rimanere svegli per il disagio provocato da un oggetto con velleità soporifere. Allo stand Samsung va in scena la partnership con Philips Hue: il contenuto che scorre sulle tv, da un film a un concerto, si sincronizza con le luci svirgolando tra varie tonalità, così l’effetto club tra le mura domestiche è garantito. Audio e video danno calore tramite il colore.
L’altra presenza caotica che incombe su Ces è quella del metaverso, il mondo virtuale parallelo in cui presto ci ritroveremo a trascorrere frammenti delle nostre giornate. Visori e occhiali per la realtà aumentata saranno solo una metà dell’esperienza: «Musica e parole giocheranno un ruolo fondamentale nel creare il senso della presenza, nel darci la sensazione di trovarci da un’altra parte» commenta con Panorama Sean Olive, già presidente della Audio Engineering Society, l’organizzazione di riferimento per la tecnologia applicata all’universo delle note. Non è fantascienza: «Per i videogame» ricorda Rogers «abbiamo presentato cuffie con il suono in 3D. Per esempio, in uno “sparatutto”, se qualcuno si muove dietro di noi possiamo sentirlo arrivare, il che rappresenta un vantaggio competitivo nel gioco. È un inizio: il metaverso coinciderà con un’esperienza a 360 gradi, in cui l’audio prenderà nuove forme». Il futuro sarà tutta un’altra musica.
