Sembra di essere nuovamente negli anni Sessanta: riecco Gianni Morandi e Orietta Berti rivali alla conquista della hit parade. Le vacanze della ripartenza segnano un cambio di rotta nei jukebox da spiaggia. Le sonorità da gangster di periferia? Sono out. I tormentoni raccontati in queste pagine inneggiano alla rinascita e all’allegria. Perfetta colonna sonora dell’estate 2021.
È la canzone simbolo della ripartenza, Mille: è frizzante, fa esplodere la voglia di vivere e tornare a divertirsi» racconta Orietta Berti, 78 anni, coinvolta da Fedez e Achille Lauro nel tormentone che è già la colonna sonora dell’estate in zona bianca: «Così sfacciato che domando se sali da me. Sì, spogliami e facciamo un twist, please. Stanotte questa casa sembra Grease» canta l’inedito quanto bizzarro trio che in meno di tre minuti rispolvera il fascino di un vecchio twist da spiaggia, un sound che viene da lontano, riletto in chiave contemporanea per sorridere, far ballare e mandare in soffitta almeno nei mesi estivi le rime claustrofobiche e sguaiate della trap e dei suoi interpreti, campioni dei testi grezzi, dell’autotune (quel trucchetto tecnologico che «aggiusta» le voci dei cantanti meno virtuosi, per usare un eufemismo) e delle narrazioni pulp di una presunta vita da strada.
Mille in meno di due settimane ha conquistato il disco di platino e lo stesso si avvia a fare L’Allegria, l’altro formidabile singolo che ha invaso l’etere e le piattaforme streaming, come succedeva negli anni Sessanta quando in una manciata di giorni le canzoni da ombrellone diventavano «inni nazionali» da intonare in spiaggia. È uno scatenato twist scritto da Jovanotti per un altro «giovanotto» della musica tricolore: Gianni Morandi, classe 1944: «Mi ci vuole quello che ci vuole, quello che ci vuole. E un calcio e ripartire, ripartire. Ti saluto, ci vediamo tra un secolo o un’ora. Via dal resto del mondo che va in malora…» gorgheggia il cantante che invitava a farsi mandare dalla mamma a prendere il latte, ancora convalescente dopo un incidente domestico che a marzo gli ha procurato gravi ustioni alla mano e alle gambe. Così, nei mesi che celebrano il ritorno dei riti estivi, compreso quello di alzare il volume dell’autoradio mentre si viaggia, va in scena un incredibile flashback anni Sessanta: la competizione per la vetta dell’hit parade tra Gianni e Orietta. Nel nome del twist.
Strano ma vero. Come l’incontro tra due universi sonori paralleli, quello del deejay e produttore olandese Martin Garrix con due icone del rock del calibro di Bono e The Edge degli U2. We are the people è l’inno degli Europei di calcio ma anche del ritorno dei tifosi sugli spalti.
Potente e al tempo stesso accessibile, come il rock and roll dei Måneskin, la band italiana più famosa di sempre nel mondo, che sta spopolando in Inghilterra e negli Stati Uniti con l’album Teatro d’Ira vol.1 e il nuovo singolo I wanna be your slave.
Tornare a ballare in discoteca come una volta ancora non si può per motivi di sicurezza legati alla pandemia, ma il mood della musica di quest’estate è nel segno del ritmo, una tendenza agli antipodi rispetto alla cupezza di un anno fa. Lo dicono le canzoni e le scelte artistiche dei cantanti, che in comune hanno una voglia di leggerezza a prescindere dal genere musicale di riferimento. Per questo si moltiplicano di giorno in giorno gli incontri ravvicinati tra artisti che fino, a poco tempo fa, sarebbe stato difficile immaginare nello stesso pezzo.
Per fortuna c’è Rovazzi, che dopo aver coinvolto negli anni passati Gianni Morandi, J-Ax e Loredana Bertè, oggi ha puntato dritto su Eros Ramazzotti per duettare sulle note de La mia felicità, che già nella prima strofa fotografa il senso di claustrofobia e frustrazione dei più giovani durante il lockdown: «Ho dormito per due anni, che ore sono non lo so, sono pieno. Anche meno, ho giocato così tanto che ora sono dentro COD (il videogioco Call Of Duty, ndr)».
Uscire dal tunnel, riprendersi la vita e allontanare i fantasmi della clausura forzata. Sono in buona parte attraversate da questo spirito di rivincita le canzoni che stanno spopolando in queste settimane. Come Salsa, l’hit dalle atmosfere latine pubblicato da due icone della scena rap italiana: J-Ax e Jake la Furia: «Al primo decreto era: “Basta” All’ultimo invece era: “Bastard”… Ci salveremo pure questa volta. Con la lingua lunga e la memoria corta».
Tornano le canzoni da intrattenimento e anche i videoclip che le accompagnano: immagini solari e coloratissime che emanano voglia di vivere e progressivamente allontanano il ricordo delle grigie esibizioni casalinghe postate dagli artisti in rete per attenuare l’astinenza da palcoscenico ai tempi del Covid.
Non sarà un caso che ad accompagnare il ritmo di Mohicani, il tormentone di Boomdabash e Baby K, ci siano le sequenze di un festoso ingorgo di auto lungo una statale con vista mare. Scorrendo le classifiche delle piattaforme streaming e dell’airplay radiofonico si respira un’aria nuova, l’aria della ripartenza. Nel nome della musica leggera, anzi della «musica leggerissima», come avevano cantato prima di tutti Colapesce e DiMartino sul palco dell’Ariston a Sanremo.
In fondo ha ragione Nek, esperto di refrain da spiaggia: la gente vuole vivere «Un estate normale, niente di eccezionale… Solo un’estate normale» come ripete all’infinito il ritornello della sua «canzonetta».