Denis O’Regan non ha semplicemente fotografato David Bowie, è stato la sua ombra per vent’anni. Insieme O’Regan e il Duca Bianco hanno portato il mondo della fotografia musicale ad un altro livello: non più solo camerini, palcoscenici e folle adoranti. «Bowie voleva mostrare il suo mondo dietro le quinte in modo informale ma teatrale» racconta oggi il fotografo inglese. «Una volta gli confessai “David sei stato tu la mia fonte di ispirazione per diventare fotografo”. E lui, serissimo: “Scommetto che lo dici a tutti. Domani, magari, ti rivolgerai così a Bono». Risate.
Qui sotto una gallery di immagini tratte dal libro “David Bowie by Denis O’Regan“
«Raffinatezza, umorismo tagliente e incapacità di accettare qualsiasi complimento. Era questo David Bowie. L’ho capito stando in tour per nove mesi con lui nel 1983. Prima di quell’avventura in giro per il mondo, per me lui era un enigma. Mi chiedevo chi fosse davvero quell’uomo dietro i travestimenti, il make up e gli spettacolari costumi di scena. In quei nove mesi l’ho capito. David si è mostrato a me per quello che era nello stesso modo in cui si stava mostrando al mondo. Nei concerti di quell’anno, successivi al boom stratosferico dell’album Let’s Dance, saliva sul palco il vero David Bowie. Lui e basta senza travestimenti. Aveva paura di volare, ma davanti a un programma di concerti lungo 270 giorni, decise che era ora di superare quel limite» ricorda O’Regan. «Rispetto agli altri big della musica con cui ho lavorato, David mi cercava, voleva che ci fossi in ogni istante. Non mi ha mai chiesto di abbassare la macchina fotografica, voleva che tutto fosse ripreso, poi riguardava ogni singola immagine con un proiettore di diapositive per scegliere quali tenere».
«Una sera a Tokyo, in un night club chiamato The Red Shoes, in preda alla nostalgia di casa, intonammo insieme a squarciagola Our house, un pezzo dei Madness. Non c’era un karaoke in corso, lo abbiano fatto e basta, a voce nuda e senza microfoni» spiega. Sono migliaia i momenti che si affollano nella memoria di O’Regan, alcuni ironicamente surreali. «Al Madame Tussaud di Londra ci trovammo di fronte un’assistente che teneva tra le mani una decina di bulbi oculari di vetro. Glieli mostrava uno ad uno per cercare di capire quali fossero quelli adatti per la sua statua di cera. In realtà un motivo per quella selezione così meticolosa c’era: un pugno preso in una rissa tra ragazzini aveva causato a David la paralisi di un muscolo oculare. L’effetto del trauma era una dilatazione permanente della pupilla dell’occhio sinistro che appariva più scura perché le due iridi non reagivano alla luce nello stesso modo».
Da un aneddoto all’altro si arriva al trentesimo, indimenticabile, compleanno di O’Regan. «Mi chiede di accompagnarlo in uno studio televisivo di Melbourne dove aveva in programma un’apparizione veloce. A un certo punto, nel mezzo dell’intervista, fa un vago accenno al festeggiamento del compleanno di un amico. Rientriamo in albergo, ognuno nella propria stanza e a mezzanotte meno un minuto sento bussare con insistenza. Apro la porta ed è lui che inizia a scattare freneticamente con la mia macchina fotografica. Gliel’aveva passata di nascosto la mia fidanzata…» ricorda.
Immagini negli aeroporti, nelle stazioni dei treni, su jet privati, in palestre, ristoranti e club. «A Dallas, dove si svolsero le prove del tour di Let’s dance, si allenava tutti i giorni con un istruttore di pugilato per essere in perfetta forma. Erano ormai lontani gli eccessi degli anni Settanta…».
A completare la collezione, il viaggio su una barca in Thailandia lungo le acque del Chao Phraya River. Abbiamo navigato dalle tre del mattino alle dieci di sera, con qualche sosta per visitare templi ma anche case di gente comune. A un certo punto del viaggio ci ha affiancato una barca su cui stavano cucinando del pollo con un profumo squisito e ce l’hanno offerto per pranzo. La foto che ho fatto a David in barca, con il cappello appoggiato sul ginocchio, sembra un’immagine in posa, ma non lo è. Quello è David al naturale in un momento di relax e piena armonia con se stesso e il mondo» rivela O’Regan. Nella cabina di pilotaggio con Nike Lauda alla guida di uno degli aerei della sua compagnia, o di fianco a Mick Jagger in un club londinese a Soho, è un Bowie spesso sorridente quello immortalato da O’Regan. «Sapeva anche arrabbiarsi molto David… Un istante dopo lo scatto con Jagger, un paparazzo si intrufolò alla festa entrando dalla finestrella del bagno. Posso assicurare che David non la prese bene, anche perché era lì per festeggiare il concerto sold out allo stadio di Wembley…».





