Non è più solo un esercizio da talent show o un omaggio da fan: oggi le cover sono sono uno degli ingredienti forti dell’industria musicale. In questo tempo in cui la musica sembra correre più veloce della capacità di memorizzare le canzoni e in cui le nuove hit evaporano nel giro di qualche settimana, le cover ci ricordano che l’emozione di un ritornello ben confezionato non ha data di scadenza. Cantare di nuovo ciò che abbiamo già sentito, ma come se fosse la prima volta è una scommessa vincente. Una volta, rifare un brano altrui era segno di mancanza di dee: oggi, reinventare un brano del passato è diventato un gesto artistico, che riallaccia i fili tra gli ascolti di generazioni diverse, intrigante per i ragazzi del Duemila, che per quelli che sono i contenuti musicali di oggi, non riescono nemmeno a immaginare un brano che resta nell’immaginario popolare per decenni.
Laura Pausini ha da poco annunciato che nel 2026 uscirà Io canto 2, un album tributo ai cantautori italiani (il primo singolo già pubblicato è il remake de La mia storia tra le dita di Gianluca Grignani), che avrà anche una declinazione in spagnolo, Yo canto 2, omaggio ai suoi artisti iberici e latinoamericani preferiti. Eros Ramazzotti omaggia se stesso con l’album Una storia importante / Una historia importante, un viaggio tra brani inediti e alcune delle hit più iconiche della sua carriera riarrangiate in una nuova veste in italiano e spagnolo. In Un’emozione per sempre duetta con Ultimo, mentre in Se bastasse una canzone l’ospite sarà Andrea Bocelli. Nel nuovo brano, Come nei film, incrocerà la voce con Max Pezzali. Ligabue ha celebrato i trent’anni del suo album best seller Buon compleanno Elvis facendo ricantare tutti i brani del disco da artisti diversi: Elisa reinterpreta Seduto in riva al fosso, Francesco De Gregori si misura con Certe Notti ed Edoardo Bennato con Un figlio di nome Elvis. Zucchero, di album di cover ne ha fatti due di recente (Discover e Discover II, uscito quest’anno), reinterpretando classici senza tempo come Knockin’ on heaven’s door di Bob Dylan, With or without you degli U2 e Set fire to the rain di Adele.
Cover non solo su disco, ma anche dal vivo: Lana Del Rey, al californiano Harvest Moon Festival dello scorso ottobre ha spiazzato tutti ripescando Needle and the damage done, una perla di Neil Young del 1972, mentre Miley Cyrus ha pubblicato in streaming una spettacolare versione in concerto di Heart Of Glass di Blondie.
Detto questo, il boom delle cover non è un capriccio nostalgico e nemmeno un atto puramente romantico: dietro il fenomeno c’è una logica economica molto concreta. La cover, prima di tutto, si vende da sola e riduce il rischio commerciale della casa discografica. Ma non solo: uno dei business principali in ambito musicale sono oggi le sincronizzazioni, ovvero l’uso dei brani per spot, film e serie tv. Spesso, però, il costo di licenza del brano originale è altissimo, e allora ecco arrivare in soccorso la cover che ha un costo decisamente più basso e garantisce comunque l’impatto della canzone riconoscibile dalla prima nota.
L’altro fondamentale aspetto è che le piattaforme streaming “ragionano” secondo una logica precisa: se un ascoltatore salta una canzone dopo pochi secondi, l’algoritmo la penalizza. Una cover riconoscibile trattiene invece l’ascoltatore su quel brano e questo aiuta la canzone a finire nelle playlist automatiche della piattaforma e a diventare virale sui social. E così le cover regalano soddisfazioni non solo ai nuovi interpreti, ma anche agli autori e agli editori dei brani originali perché sono una “rendita passiva” senza tempo: ogni nuovo remake accende un faro su un catalogo del passato e ne riattiva le royalties.
La covermania, in definitiva, è una forma di usato sicuro che garantisce soldi per tutti: dall’artista che la reinterpreta ai vecchi autori/editori che incassano per ogni clic in streaming o copia venduta, ai brand, che non solo utilizzano per loro campagne pezzi famosi a un prezzo più conveniente rispetto all’originale, ma possono anche chiedere al “coverizzatore” d turno di replicare l’hit con un suono più moderno o più vintage a seconda del tipo di prodotto che vogliono lanciare. Infine, va detto, la cover è a volte anche una ciambella di salvataggio per gli artisti in stallo creativo, che tra pubblicare un inedito scadente che non si filerebbe nessuno e rileggere un vecchio classico accattivante sanno benissimo da che parte andare…
