All’inizio del 2025 aveva conquistato Milano con un live che sembrava più un incontro a cuore aperto che un semplice concerto: luci soffuse, arrangiamenti curati fino all’ultimo respiro e quella voce vellutata che, senza mai alzare i toni, sa imporsi e restare addosso. JUNNY, uno dei nomi più eleganti e visionari dell’R&B sudcoreano, torna ora a farsi sentire con null, il suo secondo full album, pronto a riportarlo in Europa per un nuovo tour che promette di mescolare intimità e potenza scenica.
Null, nella doppia accezione di “you” e “nothing”, è un concept in dodici tracce che si legge come un copione cinematografico: l’inizio e la fine di una storia d’amore, ma soprattutto il percorso di ritorno verso sé stessi. Si apre con “No Morning”, che in realtà è la fine del viaggio, e da lì risale il filo emotivo tra brani come “Passion, Pain & Pleasure”, la tensione irrequieta di “SOUR” e il groove irresistibile di “Energy”. Poi la caduta – “Sweet Release”, “limbo”, “DANGEROUS” – e infine la quiete di “Next To Me”, dove resta solo l’essenziale: un cuore che, pur segnato, ha ricominciato a battere.
È un album che alterna calore e distacco, sensualità e malinconia, e che conferma la capacità di JUNNY di trasformare l’emozione in architettura sonora, fondendo R&B, funk e sfumature elettroniche in un linguaggio personale e riconoscibile. Non solo un racconto d’amore e perdita, ma un atto di auto-restauro in musica, dove il vuoto diventa materia creativa e la vulnerabilità si fa forza.
Panorama ha parlato in esclusiva con lui.
Come stai in questo periodo e come definiresti questo momento della tua vita?
In questo momento mi sento come se fossi nel mezzo di un reset. Tutto ciò che ho vissuto mi ha portato qui, e ora si tratta di respirare di nuovo, andare avanti con gratitudine e accogliere l’ignoto con curiosità.
Il tuo nuovo album si intitola null. Perché hai scelto questo titolo e cosa significa per te personalmente?
Null rappresenta sia il crollo che la rinascita. Per me è il luogo in cui tutto crolla e pensi che sia la fine… ma in realtà è il punto in cui un nuovo inizio comincia silenziosamente.
Partiamo da “No Morning”. La canzone sembra una delicata dichiarazione d’apertura: quali emozioni stavi canalizzando mentre la scrivevi?
È stata ispirata da quello spazio fragile tra sogno e realtà. La quiete dolceamara dopo un addio, quando tutto sembra ancora irreale.
“Passion, Pain & Pleasure” sembra già nel titolo avere una doppia natura. Come hai bilanciato vulnerabilità e forza in questo brano?
Volevo catturare la natura tanto inebriante quanto distruttiva dell’amore. La forza nasce dall’ammettere la propria vulnerabilità, e la bellezza sta nel modo in cui queste due emozioni coesistono.
“SOUR” è breve ma incisiva. È stata concepita come un’interludio emotivo tagliente o è nata in modo più spontaneo?
È nata completamente in modo spontaneo. È stato come un’esplosione di emozioni pure, proprio come quando incontri quella persona che può cambiarti la vita.
“Energy” ha un’energia positiva e coinvolgente. Cosa ha ispirato il mood e la direzione di questo brano, e come rappresenta il tuo stato d’animo attuale?
In quel punto dell’album volevo una canzone che rappresentasse al meglio il mio stato attuale. È piena, ma non pesante. È minimale, diretta, con un tocco di arguzia e capace di catturare subito l’attenzione.
“Limbo”, con Colde, ha un’atmosfera molto cinematografica. Come è nata questa collaborazione e cosa ha portato Colde nell’universo della canzone?
Io e Colde ci siamo connessi in modo naturale. Ha un talento nel creare atmosfere che sembrano da film. La sua voce ha aggiunto uno strato onirico e surreale che ha reso vivo il concetto di “limbo”. Dopo incontri, conversazioni e tanti scambi di messaggi, gli ho chiesto se volesse far parte dell’album. Sembrava entusiasta e io ero semplicemente grato per la sua disponibilità ad ascoltare e dare il massimo per questa canzone.
“null (interlude)” è minimale ma concettualmente forte. Perché era importante per te inserire questo momento di pausa nell’album?
È il momento della rottura. La fine della relazione. Scrivere un’intera canzone a riguardo non mi sembrava giusto, e ironicamente ho deciso di trasformare quello che potrebbe essere il punto culminante della storia dell’album in un interludio.
“Residue” sembra il peso dei ricordi che restano. È nata da un’esperienza personale specifica?
Sì. Nasce dai miei ricordi, da quelli degli altri, da tutte le esperienze. Tutti noi perdiamo persone nella vita e viviamo una certa fase di dolore e rabbia. Questo è “residue”.
“Weight of Time” è forse il titolo più evocativo dell’album. Come porti o lasci andare il peso del tempo nella tua musica?
Il tempo è sia crudele che curativo. Lo porto con me scrivendo—vive nelle mie canzoni. Lo lascio andare esibendomi, perché ogni concerto è un modo per liberarlo. Ci sono tanti modi, ma questi sono tra i principali.
L’album si chiude con “Next To Me”, con Seori, che ha il calore di un abbraccio. Cosa volevi lasciare agli ascoltatori in questo momento finale?
È accettazione. È l’ultima lettera che mandi a quella persona. È anche la prospettiva dell’altro che finalmente si fa sentire, per scoprire che in fondo non siamo poi così diversi.
Il 2025 è stato un anno molto intenso per te. Ora stai per partire per il tuo tour europeo: cosa possono aspettarsi i fan dalla scaletta e dall’atmosfera che vuoi creare?
Possono aspettarsi un viaggio. La scaletta attraverserà alti, bassi, silenzi e caos—rispecchiando l’arco narrativo dell’album. L’atmosfera sarà intima ma esplosiva, come entrare nel cuore della storia. Senza dimenticare le canzoni fuori dall’album, che completeranno il tutto.
Come si è evoluto il tuo rapporto con il palco e cosa senti che il pubblico ti restituisce durante le esibizioni?
Il palco prima mi sembrava una pressione. Ora è casa. I fan mi danno onestà e la loro energia è uno specchio che mi spinge a essere ogni volta più coraggioso. È una sensazione incredibile.
Molti fan hanno notato che sul palco trasmetti molta più sicurezza ultimamente. Come vivi personalmente questo cambiamento?
Per me non è tanto una questione di sicurezza quanto di divertimento. Ho smesso di pensare troppo e ho iniziato a fidarmi della musica. Quella libertà si è trasformata naturalmente in qualcosa che sembra sicurezza.
Una volta mi hai detto a Milano che il tuo percorso artistico era come una tela bianca che piano piano prende texture. Con null, a che punto siamo su quella tela?
Con null, la tela è incrinata, stratificata, disordinata, imperfetta—ma viva. Non è più vuota, ed è esattamente lì che voglio essere.
