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Coachella: perché il Festival non è più il cuore pulsante della musica

Coachella: perché il Festival non è più il cuore pulsante della musica

Non solo cantanti: l’evento artistico più cool del mondo si sta trasformando. E i delusi sono tanti

Non sono pochi in rete e sui social a dichiararsi delusi per quello che è diventato il Festival musicale più famoso del mondo. Per molti, quel che in principio era un evento musicale unico, con performance inedite ed esclusive di artisti mainstream, ma anche di artisti emergenti che sul palco dell’Empire Polo Club di Indio, California, diventavano “grandi”, è ormai soltanto uno dei tanti eventi di massa, un mix tra musica, branding marketing e installazioni varie in cui il lato artistico è soltanto una parentesi dispersa in un mare di eventi e party brandizzati.

«Le persone sono ridotte a carte di credito ambulanti che passano da un’esperienza brandizzata all’altra. Non c’è cura per la gente, ma solo per la cultura degli influencer. Le dimensioni dell’evento sono impressionanti, ma si è persa l’anima». ha dichiarato a Rolling Stone il musicista/comedian americano Reggie Watts.

Nei due weekend di questa edizione erano in cartellone decine di artisti tra cui Lady Gaga, i Green Day, Travis Scott, Charlie XCX, Benson Boone e Post Malone. Un cast non banale. E infatti le critiche che da più parti piovono sul festival non riguardano tanto la line up, ma piuttosto il fatto che l’attenzione degli organizzatori e di buona parte del pubblico si sia spostata sugli eventi collaterali più che sulla musica. La rappresentazione plastica di questa situazione è apparsa lo scorso anno quando il leader dei Blur, Damon Albarn, nel mezzo dell’esibizione della sua band si era lasciato scappare un inequivocabile “Non ci vedrete mai più, potreste almeno fare lo sforzo di cantare“. L’accoglienza fredda da parte del pubblico era apparsa evidente durante tutto lo show della band inglese, ma il momento clou è arrivato quando l’audience, incitata da Albarn, non ha nemmeno intonato il ritornello di una delle hit più famose degli anni Novanta: Girls & Boys.

Il problema non era la qualità, peraltro sempre elevata, della performance dei Blur, ma il fatto che una consistente porzione del pubblico non era lì per la musica, ma piuttosto per esserci, per partecipare a un happening senza prestare troppa attenzione a quel che succedeva sul palco. Va da sè che un cambio di pelle del genere, per quanto riguarda il pubblico, modifichi drasticamente la natura del festival, nato per celebrare le icone della musica di oggi e di ieri e per far arrivare al grande pubblico i nuovi artisti.

Soprattutto negli Stati Uniti viene sottolineato con sempre più forza come Coachella sia diventato una passerella di influencer e brand che organizzano eventi e feste all’interno del Festival per promuovere la loro immagine e i prodotti. Une deriva che lentamente starebbe allontanando il pubblico più legato alla musica, che mal sopporta l’eccessiva e invadente presenza di cose che con il lato artistico non hanno alcuna connessione. Alla disaffezione contribuisce poi il prezzo proibitivo dei biglietti che vanno dai 500 ai 1200 dollari e, non a caso, oltre il cinquanta per cento degli acquirenti di quest’anno ha scelto di pagare i tagliandi a rate con il sistema “buy now pay later”. Che cosa non si fa pur di esserci…

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