Olena Kocherga era una star della musica classica nella sua Zaporizhzhia. Poi l’invasione russa, i bombardamenti vicino alla centrale nucleare, la fuga. Ha trovato rifugio in Italia, a Macerata, che le sta dando la possibilità di suonare. Ma non tutti la sostengono. E, forse, le motivazioni non sono puramente artistiche.
Arrivando a Macerata s’incontra un monumento inconsueto: lo Sferisterio. Pare una plaza de toros, ma non si fanno corride. Lo costruirono «cento consorti» (persone particolarmente abbienti di allora) a «ornamento e diletto della città». Ci si giocava la «palla al bracciale», sport eternato da Giacomo Leopardi con l’ode a un vincitore del pallone, poi quello spazio armonico e immenso è diventato il teatro lirico all’aperto più famoso dopo Verona.
C’è anche un cartello: città della pace. Ora il flauto di Olena Kocherga, fuggita dalle bombe russe che hanno raso al suolo la sua Zaporizhzhia, lega lo Sferisterio e la pace in un’armonia di solidarietà. A Macerata la musicista è stata adottata dalla popolazione, la vicesindaco Francesca d’Alessandro (Fratelli d’Italia) l’ha proposta e il direttore artistico del Mof (Macerata opera festival) Paolo Pinamonti e il maestro Gianfranco Stortoni l’hanno ascoltata. Olena avrà una sua parte ne La Traviata e già ha debuttato alla Filarmonica in un concerto di beneficenza per l’Ucraina voluto dal Rotary. Lei ha pianto di felicità indossando una delle camicette ricamate simbolo della sua terra. Ha ritrovato il palcoscenico, che per un’artista è la vita.
Eppure una nota stonata c’è. Al suo primo nuovo concerto nella città della Pace – vicesindaco a parte – i politici non si sono fatti vedere. Soprattutto non si è fatta vedere l’assessore alla cultura Katiuscia Cassetta, sottoposta in questi giorni anche a un ruvidissimo giudizio del premio Oscar Dante Ferretti, il massimo scenografo di Hollywood che a Macerata è nato e vive parte dell’anno.
Pare che in giunta si sia mostrata infastidita dalla popolarità che ha acquisito questa artista ucraina e qualcuno ricorda che la famiglia Cassetta ha molto operato con i suoi calzaturifici in Russia.
Una ruga sul volto della città della Pace? Eppure Olena non ha chiesto nulla. È comparsa un mercoledì sul «palcoscenico» dei Cancelli (è uno degli ingressi monumentali alla città) mentre andava in scena la frettolosa commedia umana del mercato. Ha colorato l’aria di sussurri gentili, sovrastando il vociare da imbonitori degli ambulanti e lo stridulo mercanteggiare. Ondeggiando come fanno gli esecutori al flauto traverso che danno dinamicità al racconto musicale con lo slancio del tronco ha chiuso tutta la partitura mentre nella scatolina precipitavano radi spiccioli di solidarietà. Solo un cartello appeso al suo leggio la raccontava: una sua foto in un bellissimo vestito carta-zucchero, i capelli d’oro raccolti con due riccioli a incorniciarle il volto, mentre sta al centro di un’orchestra.
In questi mesi che ha vissuto da profuga, ha lasciato che l’indifferenza l’accarezzasse, si è difesa con pudore disarmato. «Mi chiamo Olena» sussurra a chi la incontra «come Zelenska, (la first lady ucraina, ndr), ora tutti sanno dire mio nome. Olena Kocherga, sono primo flauto solista di orchestra di Zaporizhzhia, ma in mia terra ora si sente solo urlo di bombe».
È fuggita dall’orrore otto mesi fa. La sua vita sta tutta in uno zaino; si è portata dietro il flauto traverso, un po’ di spartiti, un amplificatore, jeans e magliette. Lo strumento era danneggiato, ha trovato un artigiano che glielo ha rimesso in ordine. A Zaporizhzhia cosa è rimasto? «Tutto il mio amore: la mia musica, la mia vita, il mio compagno che è in guerra». Gli occhi color acquamarina sono velati di lacrime, le mani stringono il flauto come un appiglio, ma le dita, appena riparte la musica, si muovono sulle punte come ballerine accarezzando quel metallo magico. È totalmente brava, totalmente appartenente alla sua musica; suona con gli occhi chiusi, abbandonandosi agli accordi sembra senza peso né di sventura né di anni; non ne ha molti, sono 38, anche se si vede che è provata dalla tragedia e da una quotidianità affannata e irregolare nei pasti. Olena Kocherga ha un curriculum da star del flauto di prima grandezza eppure per tirare avanti si è fatta artista di strada. Ora ritrova un palcoscenico.
Sono diversi gli appuntamenti che s’immagina di farle interpretare, il programma sarà messo a punto nelle prossime settimane. Quando ha capito – dopo l’audizione al Mof – i suoi occhi si sono velati di nuovo, ma stavolta di felicità. Ha confidato: «Vivo a Civitanova, non ho molti soldi, ma mi è comodo perché con treno vado in diversi posti a suonare, sarà Macerata mia prossima vita? Io spero, spero con tutto mio cuore e con tutto mio cuore voglio suonare per restituire la mia gioia a tutti e farvi felici. Grazie, grazie».
Olena ha per conforto un sacerdote ucraino don Ihor, parroco di San Giorgio, e per orizzonte ancora le piazze: Civitanova, Ancona, Fermo. Deve andare in scena sui marciapiedi per i pochi euro che racimola, per la sua totale appartenenza alla musica: i suoi teatri per ora sono ancora le nostre strade, le piazze, il suo pubblico per ora sono i passanti frettolosi che però Ariel, il folletto fatto della stessa sostanza dei sogni che abita dentro Olena, cattura col flauto magico e lascia pervasi da una sussurrata armonia.
«Abbiamo in progetto Opere nel parco di Villa Cozza» ha annunciato la vicesindaco Francesca D’Alessandro «per permettere a tutti di beneficiare della magia della musica e lì Olena ci sarà; ho in mente di arrivare ai bambini disabili cognitivi con la sua musica. Non credo nessuno voglia opporsi. Sono grata allo Sferisterio, a Paolo Pinamonti, al Sovrintendente Flavio Cavalli e al maestro Gianfranco Stortoni. I maceratesi ancora una volta si dimostrano accoglienti e mi hanno quasi pressata perché si desse ascolto a questa artista». Quanto a Olena ha confidato a padre Ihor: «Mi manca la mia patria, ma ho trovato una nuova casa. Ancora grazie!».
