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Alla fiera delle opere incompiute

Alla fiera delle opere incompiute

Mentre il Ponte sullo Stretto è (finalmente) pronto a partire, l’Italia è costellata, da Nord a Sud, di progetti lasciati in sospeso. Dighe, strade, scuole, ospedali, impianti sportivi… tutto fermo, anche da decenni. Con colossali sprechi di fondi pubblici.


Doveva diventare una vera e propria città all’interno dell’ateneo universitario, una struttura universitaria sede di attività didattica e scientifica, «aperta a rappresentare il mondo della scienza e dell’avanguardia tecnologica», come ebbe a dire nel 2015 l’allora rettore dell’Università di Tor Vergata, Giuseppe Novelli.

E invece la Città dello Sport dell’ateneo di Roma (600 ettari di terreno) con la sua copertura reticolare di ferro, la cosiddetta «vela di Calatrava» dal nome dell’archistar spagnolo che l’ha progettata, è oggi l’emblema dell’incompiuto.

Un vero e proprio monumento del malfunzionamento made in Italy: stando all’ultimo quadro economico aggiornato, l’importo sborsato a oggi supera i 600 milioni di euro, ma per ultimare l’opera ormai da anni sarebbero necessari altri 400 milioni.

Tutto fermo perché, stando ai documenti visionati da Panorama, i lavori, pur essendo stati avviati, «risultano interrotti entro il termine contrattualmente previsto per l’ultimazione, non sussistendo, allo stato, le condizioni di riavvio degli stessi».

Non c’è regione che sfugga all’itinerario del monumento allo spreco: secondo l’ultimo report aggiornato al 31 dicembre 2022, pubblicato in questi giorni dal ministero delle Infrastrutture, guidato da Matteo Salvini, si contano ancora 372 incompiute costate finora oltre 2,5 miliardi di euro. E per ultimare dighe, residenze per anziani, palazzetti dello sport, ponti rimasti a metà e scuole mai inaugurate occorrerebbero ancora 1,3 miliardi di euro. L’idea del governo è, sfruttando anche i fondi del Recovery Fund, proprio quella di riprendere in mano i progetti e far ripartire i cantieri, laddove possibile. Ne è una prova l’impegno del ministero in merito al Ponte sullo Stretto: dopo anni di passi in avanti e poderose retromarce a ogni cambio di governo, di idee partorite e subito dopo abortite, di società nate e un attimo dopo chiuse, l’intenzione questa volta è piuttosto concreta.

Ci sarebbe già una data di avvio dei lavori: 31 luglio 2024. Intanto già si è riunito il primo consiglio di amministrazione della rinata società Stretto di Messina Spa presieduto da Giuseppe Recchi.

L’obiettivo, dunque, è cambiare rotta rispetto a un passato fatto di una marea di progetti avviati e mai ultimati. Col risultato che il nostro Paese, da Nord a Sud, è invaso da ecomostri. Tra le Regioni spicca la Sicilia con 138 opere nel 2022. Solo due anni fa, nel 2020, erano 133.

Il divario è significativo: l’isola governata da Renato Schifani è seguita dalla Sardegna in cui, però, se ne trovano «solo» 47. E tra l’incompiuto siciliano c’è di tutto. Dai bagni di sauna a Pantelleria, costati mezzo milione e completati al 20 per cento fino all’ormai noto impianto sportivo di Giarre (Catania) mai finito nonostante i lavori siano iniziati oltre dieci anni fa.

Epilogo che il palazzetto condivide con la piscina e il parco pubblico, altri interventi mai completati nella località siciliana di 27 mila abitanti, che si candida a capitale del non realizzato.

Dal Sud spostiamoci al Nord. A Biella (in totale il Piemonte conta tre interventi lasciati a metà) è rimasto appeso al nulla il laboratorio di sanità pubblica, pensato e ideato negli anni ’80. Spesa: 6 milioni di euro. Finché si aprirono i cantieri per un traliccio dell’alta tensione che bloccò definitivamente l’opera. Oggi resta soltanto uno scheletro di cemento, utile rifugio per coppiette in cerca di intimità.

In Lombardia, invece, ci sono 18 incompiute (107 milioni spesi in totale e oltre 59 milioni di euro necessari per ultimare i lavori). Ad Abbiategrasso, tanto per dire, doveva nascere una scuola materna. A oggi sono stati sborsati già 6 milioni ma altri 4,8 sarebbero necessari per ultimare l’opera. I lavori risultano interrotti solo al 13 per cento nonostante, come si legge nel report ministeriale, si sia andati «oltre il termine contrattualmente previsto per l’ultimazione».

Discorso simile per la palazzina da adibire a uffici del Policlinico San Matteo di Pavia: i documenti raccontano di cantieri fermi per «mancato interesse al completamento», sebbene siano già stati spesi oltre 12 milioni.

A stupire, è anche il Lazio. La Regione guidata da Roberto Gualteri è forse quella che negli anni ha fatto il maggiore – e triste – balzo in avanti. I numeri parlano chiaro: nel 2019 erano 8, nel 2020 sono salite a 21 e ora siamo a quota 26 incompiute, per le quali sono stati sborsati più di 29 milioni, ma ne occorrerebbero altri 21.

Chiudiamo il nostro viaggio con il piccolo Molise che, in fatto di incompiute, giganteggia: per ultimare le dieci opere in elenco sarebbero necessari almeno 100 milioni. Un salto in avanti inquietante, considerando che solo due anni fa il completamento delle stesse costava 74 milioni. Un esempio è l’ospedale di Agnone, provincia di Isernia: i lavori sono fermi da anni. E pazienza per i 50 milioni dell’ultimo quadro economico: la realizzazione è ferma al 9 per cento e ne servirebbero 42 per dotare il Molise di un altro ospedale.


Richiesta di rettifica dell’Università di Tor Vergata

Buongiorno,

a valle della pubblicazione lo scorso 26/07/2023 dell’articolo “Alla fiera delle opere incompiute” a firma di Carmine Gazzanni e Flavia Piccinni, alle pagine 40-41 del numero 31/2023 di Panorama in cui viene attribuita la proprietà della Città dello Sport/Vela di Calatrava all’università di Roma Tor Vergata, si fa presente che sono più di due anni che l’ateneo ha ceduto all’Agenzia del Demanio il diritto di proprietà sull’immobile: tale cessione è stata registrata con atto pubblico il 26/03/2021. Agevolmente si può trovare traccia di questo passaggio on line, anche nella rassegna stampa relativa ai lavori per il prossimo Giubileo.

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