Veline, "io giudice muto tra il Gabibbo e le 'manie' di Ricci"
Televisione

Veline, "io giudice muto tra il Gabibbo e le 'manie' di Ricci"

Antonella Piperno è stata membro della giuria delle semifinali del concorso di canale 5, e ne ha viste davvero di tutti i colori

Ho fatto parte della giuria di Veline. A Riva del Garda, per le semifinali, nove puntate da muta (i giurati non parlano, si limitano a  sorridere e salutare con la manina quando vengono presentati da Ezio Greggio) che mi stanno regalando una miriade di telefonate e sms di parenti e amici che, entusiasti per avermi vista in tv, commentano il mio look ("ma quella sciarpona non potevi risparmiartela, faceva davvero così freddo?"), il trucco ("ma che lucidalabbra ti avevano messo?") il cachet ("ma ti hanno pagato almeno?"No, ai giurati vengono offerti solo vitto e alloggio) e i miei voti alle concorrenti ("ma era più bonazza la numero 7").

Una vera goduria per l’ego: quei pochi silenziosi minuti in tv surclassano le (poche) attenzioni suscitate tra gli stessi parenti e amici dalla mia produzione ultraventennale di articoli e inchieste sulla carta stampata. Roba da far venire i brividi sul potere della tv.

Ma far parte della giuria di Veline, oltre a mettermi in contatto con il Gabibbo e il tormentone «Cica cica boom» ha comportato pure altre indimenticabili scoperte. La prima: l’inventore e guru del programma Antonio Ricci, presente a tutte le serate di Riva del Garda è di una meticolosità pazzesca.

Ossessionato dalla pubblicità occulta, lui che con i suoi servizi a Striscia la notizia la combatte da anni, con attenzione maniacale ha imposto la pecettatura di eventuali marchi di scarpe, magliette (fin qui niente di stravagante)  ma pure della microgriffe degli occhiali di una giurata, già invisibile grazie alla lunga capigliatura. La seconda: Ricci odia gli ombrelli, in particolare modo  quelli impugnati dal pubblico: motivo per il quale io e l’altra giurata Alessandra Comazzi de La Stampa siamo state tenute per due ore in ostaggio nella roulotte/camerino della giuria femminile (sfamate a dovere però): un po’ pioveva e un po’ no e finché non fossero spariti gocce e relativi ombrelli, Ricci non avrebbe dato il via libera all’inizio della trasmissione. Rassegnato, alle dieci sera, sconfitto dalla pioggia, ci ha lasciate tornare in albergo.  "Ma non potevamo essere convocate alle 18 quando le previsioni meteo erano benevole, anziché alle 20?"  ci siamo permesse di chiedere. "No, perché Ricci esige che le puntate, in onda alle 20, 30 (le semifinali saranno su Canale 5 fino al 15 settembre ndr) siano registrate con la luce di quell’orario", la risposta. Neanche l’imbrunire di fine estate  va bene al guru.

L’indomani  ho potuto finalmente immergermi nel magico mondo delle veline, 84 semifinaliste delle quali al termine delle semifinali ne sono rimaste 12, sei more e sei bionde. Il guru Ricci però ne ripescherà 4 da portare alla finale (le nuove veline saranno proclamate nella puntata del 20 settembre) e alle vincitrici concederà comunque un contratto di soli tre mesi per mettersi al riparo da fregature come quella, ha raccontato, presa qualche anno fa con una russa: il suo accento esotico aveva conquistato la giuria ma una volta negli studi la russa, intimorita dalle telecamere aveva proprio smesso di parlare, particolare non da poco per chi deve anche occuparsi di televendite.

Di russe, così come di kazake, slovene e pure brasiliane il cast era pieno. Così come di studentesse universitarie, particolare molto sottolineato da Greggio, e da devote al culto della mammismo (con commosse dediche alla genitrice e talvolta pure alla nonna). Uguale devozione era rivolta però anche  a impressionanti scarpe di cui tutte erano dotate:  tacco 12, qualche volta pure 16 o18 e munite pure di corposo plateau.

Qualche temeraria se le teneva ai piedi anche per lo stacchetto, altre se le toglievano lanciandole sul palco con effetto poco elegante, che piaceva poco a Ricci ma contro il quale perfino Lui nulla ha potuto. Le concorrenti di Veline non vengono fornite di trucco e parrucco e neanche di abiti ma viene loro richiesto di curare il loro look : e pare che alle scarpe da libro dei record nessuna sia disposta a rinunciare: posso testimoniare che tante, seppure molto carine e dotate di ultragambe, si sono autoescluse presentandosi con inguardabili acconciature-cofane e con maquillage da cubiste.

La giuria si è pure spesso divisa (maschi contro femmine): i primi colpiti da quelle con movenze da ballerine di lap dance, le seconde da quelle con il volto pulito. Su una questione ci siamo trovati però d’accordo: non ce la siamo sentiti di mandare in finale una bella bionda ragazza napoletana che si chiamava Jessica Rizzo, proprio come la famosa pornostar. Quando è troppo è troppo.
                                                       

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Antonella Piperno