Sherman Hemsley, morte di un’icona anni Ottanta. Addio al papà dei Jefferson
(Olycom)
Televisione

Sherman Hemsley, morte di un’icona anni Ottanta. Addio al papà dei Jefferson

Se ne è andato uno dei miti dei telefilm di vent'anni fa ma, come dice anche Enrico Ghezzi, certi personaggi sopravvivono ai propri interpreti

"Ricordo molto bene Sherman Hemsley e I Jefferson, era una delle prime soap in cui mi resi conto di avere la sensazione,  come spettatore, di essere lì dal vivo". Così Enrico Ghezzi, conduttore, autore, critico cinematografico e televisivo a proposito della morte di Sherman Hemsley, 74 anni, il 'papà' dei Jefferson.

"Gli applausi mi sembravano così  perfetti, precisi - ricorda Ghezzi - La morte di questo personaggio ci  permette di fare una considerazione: ci accorgiamo  facilmente, e anche con una certa tristezza, che i personaggi televisivi  ci sopravvivono. Non  perché più significativi delle persone comuni, anzi spesso sono anche  più fragili, ma perché più esposti. C’è una sorta di automatismo nel  sentirli così vicini, ci viene automatico.  I Fratelli Lumière dicevano che il cinema serviva  proprio a questo, a costituire una sorta di immenso archivio, teso a  cercare un legame che creasse una sorta di eternità soft. E la nostra  stessa società, del resto, appare sospesa tra l’inquietudine e il  desiderio di replicarsi". E di repliche i Jefferson ne contano migliaia, dai primi anni '80 ad ora. Oggi tutto il mondo si stringe attorno al ricordo di papà 'George', morto per cause naturali nella sua abitazione a El Paso, in Texas

CHI ERA SHERMAN HAMSLEY

Il burbero George è stato un puro fenomeno anni Ottanta. Il suo nome non è noto tanto quanto il suo volto. E' quella strana sorte che tocca agli attori tv che interpretano personaggi che diventano 'culto' e che finiscono per sovrapporsi perfino alla loro identità. Lo stesso si potrebbe dire per Laurence Tureaud, il nero Sergente Bosco di A-Team. O per Gary Coleman, scomparso nel 2010 a soli 42 anni, che ha vestito per otto edizioni i panni del simpatico Arnold nella famosissima serie Il mio amico Arnold. ...

Il volto di Hesely arrivò in Italia nell’83 con Arcibaldo (traduzione della serie americana All in theFamily, considerata lo spin off de I Jefferson). L’abbiamo sempre visto recitare accanto a una compagna fittizia, la ‘moglie’ che l’ha accompagnato fin dai suoi esordi cinematografici. I due potrebbero essere considerati come una coppia da serial, un po’ come Sandra Mondaini e Raimondo Vianello all’americana. Lei è Isabel Sanford ( Louise "Wizzie" Jefferson), che  trasloca con Sherman da Arcibaldo a I Jefferson (dove recitava anche Roxie Roker, la vicina Hellen Willi, e che nella vita ha dato i natali a Lenny Kravitz)

Nel giro di un paio di stagioni I Jefferson iniziano ad andare alla grande e diventano un fenomeno mondiale. Anche in Italia. Nell’84 Hemsley ottiene una nomination per gli Emmy, l'Oscar della tv, come attore protagonista.

Lui, però, non era un tipo semplice. Presto il ruolo di George che battibecca con moglie e vicini comincia ad andargli stretto. Nell’89, così, si lancia in una nuova esperienza e recita ne L'aereo più pazzo del mondo 3. Nello stesso anno è fra i protagonisti del video musicale di Michael Jackson, "Liberian Girl".

I TELEFILM DEGLI ANNI '80

Gli anni Ottanta sono stati quelli delle serie tv che raggiungevano picchi di share da festival di Sanremo.

Dall’84 al ’92 c'è stato il monopolio di Bill Cosby e della sua famiglia televisiva, I Robinson. La serie raccontava la vita di Heathcliff "Cliff" Robinson, ginecologo, dalla madre Claire, avvocato, e dei loro cinque figli Sandra, Denise, Theo, Vanessa e Rudy. Dai Robinson sono usciti diversi artisti che hanno trovato successo anche dopo la fine della serie. Tra di loro Lisa Bonet, ex moglio d Lenny Kravitz e madre di sua figlia, Zoe. I due si sono lasciati nel '93 I Robinson è stato talmente un cult che ci sono passati grandissimi nomi noti, anche solo per un cammeo: da Naomi Campbell a Placido Domingo, da Alicia Keys a B.B. King, Tito Puente, Stevie Wonder.

Poi è stato il momento di Mork & Mindy, trasmesso in Italia su Italia Uno fino al 1984. La serie fantascientifica, con protagonista un Robin Williams agli esordi, è ancora fonte di ispirazione per molti telefilm di ultima generazione. Una ragazza che lavora in un negozio di strumenti musicali (Pam Dawber), incontra un alieno umanoide arrivato sulla terra dal pianeta Ork, su un’astronave a forma di uovo.  Idea semplice, successo enorme.

Ma sono le serie che parlano di famiglia, quelle ad avere maggiore successo, come gli stessi Jefferson: richiamano fette di pubblico ampie, variegate ed eterogenee.

Happy Days, per esempio, - di cui Mork & Mindy era uno spin off - fu un successo planetario. Trasmessa in Italia negli anni Ottanta, narra le vicende della famiglia Cunnigham, nucleo medio borghese degli anni cinquanta-sessanta. Fonzie (Henry Winkler), personaggio che anche in spiaggia ci andava col chiodo, ha influenzato generazioni di bulletti  in ogni parte del mondo. Il suo "Ehi!" con il pollice alzato, è diventato un gesto nell’immaginario colletivo. A qualcuno, scappa ancora di farlo..

Da citare anche Tre cuori in affitto, in onda in Italia fino all’84 e A-Team, che hanno avuto il merito di  rompere i tabù dell’epoca: il primo perché farcito di battute sulla presunta omosessualità di un protagonista della serie Jack (interpretato da John Ritter), il secondo perché pur essendo un serial militare, non mostra mai feriti gravi o morti. Il genere ‘militarismo buono’ rispecchia le caratteristiche di quell’epoca televisiva, in cui la violenza non faceva presa, almeno nel genere seriale.

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Lorenza Sebastiani