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(Chiara Ferragni @instagram)
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Crolla l'enagement sui social per gli influencer. La strategia del silenzio non funziona

L'engagement rate di Instagram è sceso dal 5,8% (febbraio 2023) allo 0,98% a febbraio 2024, quello di TikTok è passato dal 3,1% (settembre 2023) allo 0,045 % di gennaio 2024. Siamo alla fine di un epoca?

La domanda di fondo è una: quanto tempo una celebrity influencer può restare nel limbo del silenzio social senza postare o limitarsi al minimo indispensabile dando segnali saltuari di esistenza, ma di fatto continuando a prosciugare il liquido amniotico della placenta digitale che accoglie i propri follower?

L’interrogativo può anche essere riformulato chiedendoci, al contempo, quanto il lockdown degli account social, decretato in tutta fretta per mettere al riparo la reputazione di Chiara Ferragni dal tornado che ne stava triturando la reputazione, può durare senza produrre danni superiori agli effettivi benefici?

La risposta è altrettanto univoca quanto la domanda: se Chiara Ferragni pensa che il suo percorso professionale di celebrity influencer sia ancora solido e punta a tutelare i suoi interessi economici e la sua reputazione, è costretta a riprendere in tempi stretti quella narrazione condivisa, pur adattandola ai nuovi cambiamenti.

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I dati dei social lo confermano chiaramente: l'engagement rate di Instagram è sceso dal 5,8% (febbraio 2023) allo 0,98% a febbraio 2024, quello di TikTok è passato dal 3,1% (settembre 2023) allo 0,045 % di gennaio 2024.

Certo, qualcuno dirà che la perdita dei follower finora patita è minima, siamo a più di 515 mila su un totale di 29 milioni che seguono solo l’account Instagram, eppure bisogna rammentare che questo defollowing ha già prodotto comunque due conseguenze immediate: la prima è percettiva, perché ha instillato nel pubblico digitale la convinzione che l’abbandono è più che altro una scelta punitiva nei confronti di chi ha tradito, per interesse personale, quei valori morali che il fandom considera come un vincolo sacro. La seconda è invece molto più sostanziale, intanto perché i follower si si contano, ma soprattutto si pensano e in questa differenza non è dato conoscere il profilo di chi ha abbandonato l’account della Ferragni.

Non sappiamo cioè, se erano follower che interagivano attivamente con i post, quanto fosse estesa la loro rete e soprattutto quale fosse la loro credibilità nelle rispettive comunità digitali. Inoltre, la riduzione drastica e prolungata di contenuti da pubblicare produce una distorsione delle abitudini dei follower che di fatto, si riverbera in modo diretto e negativo sulla dinamica funzionale dell’algoritmo. Il minor successo di account, decretato dalla quantità delle interazioni raccolte, spinge l’algoritmo a penalizzare la portata dei contenuti rispetto al fandom, in quanto interpreta questa riduzione di interazioni come un evidente segnale della scarsa attrattività del contenuto. Ecco perché Chiara Ferragni è quasi obbligata, se pensa ancora di investire il suo brand nella content economy, ad accantonare in tempi brevi la strategia del silenzio.

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Domenico Giordano