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Incidente mortale con la Tesla, Musk ripaga i danni. Ma resta la grana della guida autonoma

Per la prima volta la società di auto elettriche patteggia per evitare un processo scomodo sul software di guida semiautonoma. Che però rilancia il dibattito: conviene affidarsi alla tecnologia per guidare l’auto?

Un'auto che sbanda ripetutamente e finisce la sua corsa su una barriera di sicurezza alla velocità di circa 110 km/h. Un incidente come tanti? No, perché la vettura era una Tesla con l'Autopilot attivato per procedere in modo automatico lungo il percorso mentre, come è stato appurato dopo lo schianto, il guidatore non era concentrato sulla strada poiché intento a giocare con il suo smartphone. Messa così, l'imperdonabile atteggiamento di Walter Huang, all’epoca 38enne ingegnere di Apple, è da ritenersi come causa primaria dell'impatto mortale avvenuto nel marzo 2018. In realtà, la ricostruzione dell'incidente ha dimostrato i limiti del software che Tesla propone ai suoi clienti (negli Usa il costo arriva a 12.000 dollari, in Europa le normative sono diverse e le funzionalità ridotte, con due opzioni da 3.800 e 7.500 euro), rilanciando il dibattito sulla pericolosità dell'affidare la propria vita a un sistema di guida semiautonoma, che rimpiazza in parte le funzioni dell'autista combinando telecamere, GPS, radar e ultrasuoni.

La premessa d'obbligo è che Tesla, come altre case automobilistiche che stanno sperimentando l'utilizzo di sistemi tecnologici per agevolare la guida, specifica come ogni volta che si attiva l'Autopilot, il conducente deve sempre tenere le mani sul volante e lo sguardo sulla strada. Così da poter intervenire in caso di necessità. Proprio grazie a questa avvertenza la società di Elon Musk aveva finora sempre archiviato le citazioni in tribunale di chi era rimasto vittima del suo stesso sistema di guida. Che in troppi casi è finito sul banco degli imputati, tanto che, secondo un'analisi del Washington Post sui dati della National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA), dal 2019 al giugno 2023 sono stati 736 gli incidenti avvenuti negli Stati Uniti che hanno coinvolto modelli Tesla in modalità pilota automatico. Per quanto l'esponenziale crescita dei numeri rifletta la diffusione delle auto elettriche della compagnia californiana, è evidente che qualcosa non va: la stessa NHTSA negli ultimi anni ha aperto 40 indagini su incidenti provocati dalla guida automatica di Tesla, che hanno provocato 23 decessi. Anche per questo a inizio anno l'agenzia aveva imposto a Musk il richiamo in fabbrica di oltre due milioni di auto.

A differenza dei precedenti incidenti, il caso di Huang sta facendo scalpore perché è la prima volta che Tesla ha deciso di risarcire il danno. Al momento non sono ancora filtrate le cifre ma è noto che la famiglia della vittima ha accettato la proposta economica, giunta il giorno prima dell'inizio del dibattimento. Un primo passo significativo per evitare di andare a processo, anche se il condizionale è d'obbligo perché il patto deve essere avallato dal Dipartimento dei Trasporti della California, parte in causa contro Tesla. In attesa degli sviluppi, c'è la giravolta di Tesla, che viene meno a quanto dichiarato fino alla denuncia presentata dalla famiglia Huang: “Non patteggeremo mai su un caso ingiusto contro di noi, anche se dovessimo perdere”, era il messaggio ripetuto da Musk. A cambiare le carte in tavola ha contribuito la strategia difensiva dell'accusa, che ha evidenziato i limiti tecnici dell'Autopilot, che stando agli studi avrebbe la tendenza a deviare verso i divisori stradali, e la responsabilità della società nel diffondere presso i clienti una fiducia eccessiva verso la guida autonoma, con particolare riferimento alle dichiarazioni del suo fondatore.

Ecco perché i legali di Tesla hanno consigliato a Musk di fare marcia indietro ed evitare a ogni costo un processo che, al di là del potenziale esito vittorioso, avrebbe attirato nuove critiche. Non solo perché la Model X di Huang non ha fornito alcun avviso di pericolo, oltre a mancare completamente la frenata automatica di emergenza. Sulla sfondo della decisione c'è il delicato momento che sta vivendo Tesla, da mesi non più primo produttore mondiale di auto elettriche dopo il sorpasso della cinese Byd, il calo delle vendite dell'8,5% nel primo trimestre dell'anno rispetto ai dodici mesi precedenti e la picchiata in Borsa con 80 miliardi di dollari bruciati lo scorso gennaio. Nubi fosche si addensano anche sulla produzione, con il rinvio del lancio di Model 2, l'utilitaria che avrebbe ampliato la fetta di potenziali acquirenti, mentre poco si sa ancora dei primi robotaxi senza conducente che saranno presentati l'8 agosto.

Nel frattempo, tra una crepa di Tesla e i disastri di X, Musk continua a ripetere che nel 2025 le strade saranno pieni di veicoli a guida autonoma. Chissà se ci crede davvero, oppure è solo marketing obbligato per sostenere le sue creature.

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Alessio Caprodossi