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Cyber Security

Domani baratteremo per una app la nostra anima

La Rubrica - Cybersecurity Week

La notizia che tre milioni di spazzolini da denti elettrici sarebbero stati trasformati in una un’arma per sferrare attacchi DDoS (quelli che sovraccaricano sistemi on line per renderli irraggiungibili) non mi ha lasciato indifferente. Magari ci appare innocuo o forse non ci pensiamo neppure perché, come mi ha detto un amico, non c’è una buona ragione per cui uno spazzolino dovrebbe essere connesso alla rete. In realtà per alcuni una motivazione e anche piuttosto forte c’è: le informazioni. Faccio un piccolo esempio.

Nel 2016, nel corso del Defcon, convention di ricercatori in materia di cybersecurity, è stato dimostrato come un vibratore “smart”, qualcosa di decisamente più intimo di uno spazzolino, raccogliesse informazioni sul suo utilizzo e le inviasse al produttore attraverso la app che gli utenti usavano per controllarlo da remoto. Questo permetteva all’azienda di migliorarne le prestazioni e capire come veniva utilizzato dai consumatori.

Lo stesso ragionamento vale più o meno per qualsiasi cosa. Quello che hanno capito tutte o quasi le aziende del mondo, sembra sfuggire completamente alle persone, che pure nelle aziende ci lavorano. Le informazioni hanno un valore, talvolta inestimabile. E’ decisamente stravagante che questo dato assolutamente evidente sfugga proprio a chi è il “proprietario” di esse, cioè ognuno di noi. Così è banale rispondere alla domanda sul perché serva uno spazzolino da denti connesso e per quale ragione si debbano spendere dei soldi per sviluppare un app.

Molto più difficile, invece, è comprendere per quale ragione milioni di persone la installino sul proprio smart phone. Di certo soffriamo di una “tara culturale” per cui se non paghiamo qualcosa con del denaro allora è gratis. Probabilmente queste benedette informazioni nella loro intangibilità ci appaiono in fondo vacue. Magari pensiamo che comunque restano nostre e poi non abbiamo nulla da nascondere (forse sul vibratore avremmo delle esitazioni). In ultima analisi possiamo sempre pensare di essere tornati al baratto: un po’ di dati in cambio di questo o quel servizio della società dell’informazione. Poi, in questi giorni, esplode la notizia di Neuralink, lanciata dal grande affabulatore Elon Musk, per cui a diventare wireless e connesso sarà direttamente il nostro cervello e questo ci porta esattamente a titolo di questo articolo.

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Alessandro Curioni