La storia «oscura» del ponte crollato in Calabria
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La storia «oscura» del ponte crollato in Calabria

Da un primo esame delle carte nelle mani degli investigatori ci sarebbero parecchi lati oscuri

Dopo il crollo del Viadotto ”Ortiano 2”in Calabria si riaccende il dibattito sulle infrastrutture del Paese ma soprattutto ci si chiede come sia possibile che questo tratto autostradale inaugurato appena 9 anni fa non abbia retto alla pioggia, sfiorando per poco la tragedia. E a chiederselo non sono solo i cittadini calabresi che hanno aspettato 30 anni per un’opera collassata in pochi secondi ma anche i militari della Guardia di finanza che stamattina dietro delega della Corte dei conti hanno portato via tutto la documentazione sulla progettazione del viadotto. Un ponte che se non fosse stato chiuso mezz’ora prima dall’Anas che aveva registrato uno smottamento, per gli automobilisti che solitamente attraversano il tratto stradale di Ortiano non ci sarebbe stata via di scampo

L’opera

I lavori per l’intera infrastruttura della strada statale 177 denominata Sila-Mare del tratto che collega il comune di Longobucco alla costa jonica e che comprendono il viadotto crollato, sono iniziati nel 1990 e ad oggi non sono ancora stati ultimati. Infatti dopo 33 anni dei 25 chilometri totali previsti nel progetto ne sono stati consegnati solo 11 e proprio quest’ultimi hanno ceduto. Un opera i cui costi sono lievitati nel tempo raggiungendo i 100 milioni di euro. Di questi solo per il quarto lotto dove è stato costruito il viadotto crollato sono stati spesi 23,5 milioni, a cui sono stati aggiunti altri 5,4 milioni di euro nel 2012. Un’opera milionaria che invece di collegare il territorio montano con l’autostrada ha svuotato le casse della regione Calabria che aveva affidato i lavori alla Comunità montana “Sila Greca” (oggi in liquidazione) nel 2002 quando c’era l’ex l’assessore regionale ai Lavori pubblici Aurelio Misiti, divenuto poi viceministro delle infrastrutture nel 2011. Ma a realizzare successivamente l’opera oggi incompiuta è stata una ditta lucana, la Sogemi/Olivieri. Società che poi è stata assorbita da un’altra impresa di Policoro in provincia di Matera a causa del decesso del titolare della Sogemi che aveva realizzato il viadotto (secondo e terzo lotto della strada 177). Così la Regione Calabria dopo avere proceduto con l’apertura del viadotto al traffico ha lasciato subentrare l’Anas nel 2019 che si occupa della gestione e della manutenzione del ponte.

Troppe ombre sul crollo del viadotto

«Anche con le carte in mano stiamo facendo fatica a capire chi abbia realizzato l'opera ed i costi...» Nello sfogo di uno degli investigatori impegnati a ricostruire la storia del ponte tutto il mistero di una vicenda molto italiana. Sul crollo sono in corso gli accertamenti dei tecnici dell’Anas e la procura della Repubblica del Tribunale di Castrovillari ha aperto un fascicolo di inchiesta per risalire ad eventuali responsabilità. Infine come abbiamo anticipato i militari del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia - Gruppo tutele spesa pubblica - sezione anticorruzione di Catanzaro hanno acquisito, negli uffici del Dipartimento Infrastrutture e lavori pubblici della Regione Calabria e della Struttura territoriale Calabria e dell'Anas di Catanzaro, atti e documenti inerenti al crollo. I finanzieri hanno avviato l'indagine su delega dalla Procura regionale presso la sezione giurisdizionale della Corte dei conti di Catanzaro che intende verificare eventuali danni erariali in relazione alla costruzione con l’acquisizione della documentazione relativa alla realizzazione del viadotto attraverso la quale ricostruire la procedura seguita all'affidamento dei lavori, il contratto sottoscritto per l'esecuzione dell'opera, le figure di riferimento come Rup e progettista e direttore dei lavori, la documentazione sul collaudo e quella sui costi complessivi sostenuti dall'amministrazione appaltante, gli atti di affidamento della gestione all'Anas e i controlli effettuati fino ad oggi. Saranno possibili audizioni di amministratori, dirigenti e funzionari degli enti interessati e anche di soggetti privati in possesso di informazioni utili e di interesse perché secondo fonti investigative si sta facendo davvero fatica a ricostruire la storia di questo progetto dove gli stessi inquirenti non riescono a capire chi ci ha lavorato e quanto è stato speso.

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Linda Di Benedetto