Sorteggio integrale? Nel 1998-99 fu un fallimento
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Sorteggio integrale? Nel 1998-99 fu un fallimento

Nell'unico campionato in cui la designazione degli arbitri venne affidata (quasi) completamente alla sorte le cose non andarono bene. Ecco perché

Bari-Venezia: Cesari; Cagliari-Inter: Treossi; Fiorentina-Empoli: Trentalange; Milan-Bologna: Bazzoli; Parma-Vicenza: De Santis; Perugia-Juventus: Tombolini; Piacenza-Lazio: Farina; Roma-Salernitana: Bolognino; Udinese-Sampdoria: Messina. Ecco come andarono le cose nel primo sorteggio integrale per gli arbitri di Serie A della storia del calcio italiano. Era il 9 settembre del 1998. Alla Federcalcio governava dal '96 l'ex amministratore del Torino calcio Luciano Nizzola, alla Lega dirigeva l'orchestra il sempreverde Franco Carraro, e al volante dell'Aia (intesa come Associazione italiana arbitri) sedeva Sergio Gonella, l'astigiano che fece grande l'Argentina e piccola l'Olanda nella finale della Coppa del mondo 1978. Le giacchette nere sono sotto scacco. Dopo il maremoto che ha fatto capolino sulle coste del pallone tricolore in seguito al rigore non concesso all'Inter per l'atterramento di Rolando da parte dello juventino Iuliano - episodio che pochi mesi prima aveva di fatto ha messo i sigilli allo scudetto bianconero numero 25 – Carraro suona la carica e Nizzola risponde. Con buona pace della classe arbitrale, che considera il nuovo corso “una mancanza di fiducia” da teatro dell'assurdo (“Voi il chirurgo che vi deve operare lo tirereste a sorte?”, dirà un'internazionale che preferisce restare anonimo). Ieri Nizzola, oggi Carlo Tavecchio(clicca qui per leggere l'intervista esclusiva con il presidente della Figc). Il palazzo scricchiola, ma non crolla. 

A guidare la rivoluzione dei bussolotti integrali, due società, Juventus e Milan. Antonio Giraudo, allora amministratore delegato della società piemontese, vuole tutto e subito: “sorteggio integrale e pubblico”, ripete allo sfinimento. Senza riuscire però a convincere fino in fondo Inter e Roma, favorevoli a qualche accorgimento che non mettesse tutti gli arbitri sullo stesso piano. Nizzola e Gonella spingono invece per un sorteggio a fasce, ma la loro mozione viene rispedita al mittente. Carraro prende nota e spinge dove il vento è più forte: vince il sorteggio integrale. “Servirà a far decantare le polemiche - spiegherà Carraro - quando la febbre è alta, bisogna farla scendere. Ma siamo i primi a sapere che non tutte e 9 le partite di serie A hanno la stessa importanza e che non tutti gli arbitri sono sullo stesso livello”. Ecco la formula: gli arbitri vengono divisi in due fasce: quelli della Serie A e quelli della Serie B. Due preclusioni. La prima: il direttore di gara non può arbitrare squadre della provincia in cui vive e/o lavora. E infatti, pronti e via e bisogna ricominciare, perché alla prima estrazione la sorte indica il milanese Bolognino per Cagliari-Inter. Non si può fare. Al suo posto, andrà Treossi. La seconda: dopo tre settimane d'assenza, l'arbitro torna in corsa. Nascono anche le pagelle applicate al fischietto: a metà stagione i peggiori arbitri della A verranno retrocessi a dirimere le controversie nella serie cadetta, mentre i migliori della B potranno salire di categoria. Insomma, è l'inizio di una nuova era, si dirà, la trasparenza cambia, trasforma e migliore le cose, anche sui campi da calcio.

E invece, tempo qualche partita e si torna all'antico. Gli arbitri commettono i primi errori e si ricomincia a pensare che l'integrale in fondo non sia la soluzione migliore. Lo pensano in tanti, lo dicono inizialmente in pochi. Tra questi, alza la mano e dice la sua il tecnico boemo della Roma, Zdenek Zeman, che nell'estate precedente aveva puntato il dito contro l'abuso di farmaci negli spogliatoi del calcio di casa nostra. Per aver dichiarato che “il sorteggio non è integrale” (vero nei fatti, ma evidentemente sobillante per i vertici dell'Aia) Zeman riceve una multa pari a 10 milioni di lire. Il presidente del club giallorosso Franco Sensi non ci sta e lo fa sapere a Gonella, che difende il fortino come deve, come può. “Non è successo niente di particolare, i soliti errori – spiega il grande capo degli arbitri a inizio gennaio – Il sorteggio integrale? Non è stato fallimentare: ha vantaggi e svantaggi. Piuttosto è un sorteggio integrale, pulito. Non c'è alcuno trucco”. E mentre Milan e Lazio fanno gara a sé per lo scudetto, monta la protesta da parte delle società che non si sentono garantite dal sistema introdotto a inizio stagione. Se l'anno precedente era stato Massimo Moratti a invocare il cambio immediato di regole e regolette per difendere il corretto andamento del campionato, questa volta è Franco Sensi, re della Roma lupacchiotta, a giurare battaglia ai vertici del calcio italiano.

Al Tg1, l'attacco frontale. “Certi episodi sono offensivi per tutta la città – dice Sensi - L' attuale presidente dell'Aia non è all'altezza della situazione, la responsabilità di quanto accade sui campi è di chi dirige gli arbitri e che non ha né l'autorità né il carisma per farlo. Parlo di Gonella e anche di Nizzola”. Bum, è guerra aperta. Secondo il club giallorosso, il danno di un'eventuale mancata qualificazione-Uefa vale trenta miliardi di lire. Siamo a marzo, tutto è ancora aperto, ma la Roma freme e scende in campo contro Federcalcio e arbitri, che minaccia di portare in tribunale. Nizzola gioca in difesa: “Campionato falsato dagli errori arbitrali? Non è vero, gli errori ci sono sempre stati e questi arbitri sono migliori rispetto al passato. Il complotto? E' una cosa che giudico inaccettabile: proprio la Lega, e in particolare Sensi, hanno voluto il sorteggio integrale”. Alla fine del campionato, fa festa la Roma in giallorosso, centrando il quarto posto che le garantirà il tagliando europeo. Piange invece la Roma in biancoceleste, che si vede scavalcare dal Milan a un tiro di schioppo dal traguardo e manda a quel paese l'arbitro Treossi, colpevole a suo dire di averla fermata controcorrente a Firenze. Tutte le strade portano nella capitale. Anche quella della battaglia senza quartiere alla classe arbitrale. Carraro chiude le tende: “Era una cura d'emergenza, sono convinto che in questo campionato, senza sorteggio integrale, ci sarebbero state molte più polemiche”. E' già finita. Dalla stagione successiva tornerà il designatore. Che saranno due, Pairetto e Bergamo. Tutto bene, anzi, malissimo. Nel 2006 il ciclone Calciopoli definirà le ragioni e le logiche di un sistema da ripensare completamente.

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Dario Pelizzari