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laudio Villa/Getty Images Sport
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Serie A femminile in sciopero. La Gabbiadini: "Vogliamo fatti, non parole"

Le calciatrici di casa nostra non giocheranno la prima gara di campionato. Tra i nodi da sciogliere, vincolo sportivo e fondo di garanzia

Pronti, partenza e... stop. Si ferma prima ancora di cominciare il campionato della Serie A del calcio femminile italiano. Lo ha fatto sapere con una nota l'Assocalciatori, che spiega così la decisione di incrociare le braccia nel prossimo weekend: "stante il mancato riscontro scritto a quanto richiesto e concordato nel corso della riunione del Comitato esecutivo del 6 ottobre, le calciatrici delle squadre di Serie A hanno manifestato la volontà di non disputare la prima giornata di campionato prevista per sabato 17 e domenica 18 ottobre prossimi, astenendosi dallo svolgimento della loro attività sportiva".

All'origine della protesta, i problemi del movimento già lamentati in passato, come l’abbattimento del vincolo che tiene legate le calciatrici alle società fino a 25 anni e la creazione di un fondo di garanzia, perché nel calcio femminile capita che le società siano inadempienti. "Noi tutte manteniamo questa linea - ha fatto sapere all'Ansa l'attaccante e capitano dell'Agsm Verona, Melania Gabbiadini - crediamo sia giusto così adesso. Non abbiamo nessun tipo di problema ad affrontare questo sciopero". Non ha quindi prodotto gli effetti sperati la prima riunione dell'Esecutivo a cui la Figc ha dato l'incarico di lavorare sul calcio femminile. "Non abbiamo avuto alcun rincontro - spiega l'azzurra - Non abbiamo chiesto il mondo, non c'è stata volontà da parte loro e sapevano che nell'aria c'era lo sciopero".

L'Esecutivo è già stato convocato per il 27 ottobre, ma le atlete confidano che la situazione possa essere sbloccata prima. "Aspettiamo - conclude la Gabbiadini - che si possa decidere qualcosa anche prima di quella data. Noi continuiamo su questa linea fino a quando non si fa qualcosa dall'altra parte. Le proposte emerse nell'Esecutivo? Sono solo proposte. Fino adesso se c'è solo parlato, noi vogliamo qualcosa di scritto e di concreto".

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Dario Pelizzari