Darryl Dawkins
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Nba: chi era Darryl Dawkins, il re delle schiacciate

È morto, a 58 anni, uno degli schiacciatori più grandi di sempre, che diede spettacolo anche in Italia

Per quasi 15 anni ha fatto tremare i canestri di mezza Nba, prima di venire ad abbattere i tabelloni italiani e lasciare una traccia indelebile nei ricordi dei tifosi di Torino, Milano e Forlì. Darryl Dawkins, il gigante e “re delle schiacciate” – “Chocolate Thunder” il soprannome americano, affibbiatogli nientemeno che da Stevie Wonder – se n’è andato a 58 anni in seguito a un infarto.

SCHIACCIATE Per chi ha vissuto i fantastici anni ’80 del basket a stelle e strisce sarà impossibile dimenticare il leggendario Darryl, vero e proprio giocatore di culto tra gli amanti del genere – potenza ed elevazione fuori dal comune e illegali per i tempi– che saltavano sul divano nel vedere, in una delle poche videocassette che in quegli anni varcavano l’oceano, un gigante di 211 centimetri capace di frantumare due tabelloni in un mese. Correva l’anno 1979 e la potenza delle sue schiacciate avrebbe costretto l’Nba a sanzionare il gesto a livello regolamentare e a rivedere la struttura dei suoi canestri..

Le 20 migliori schiacciate della carriera di Dawkins

STORIA Quattro anni prima Dawkins aveva già scritto la storia della lega diventando il primo giocatore di sempre a entrare in Nba senza passare dal college – come avrebbero fatto nei decenni successivi gente come Kobe Bryant o LeBron James –. Scelto con la quinta chiamata assoluta dai 76ers dopo un paio di anni non eccezionali perfezionò la sua percentuale dal campo fino a un irreale 60%, merito soprattutto della tipologia delle sue conclusioni (a dir poco ravvicinate), contribuendo a portare i Sixers – quelli di Julius Erving e World B. Free – ai playoff per sei anni di fila, prima di lasciare la città dell’amore fraterno, in direzione New Jersey, nel 1983; proprio l’anno in cui i Sixers avrebbero vinto il terzo anello della loro storia. Una sfortuna che si sarebbe ripetuta anche alla fine della carriera di Darryl quando lasciò i Pistons (e la Nba) nel febbraio 1989, poco prima che Isaiah Thomas guidasse i Pistons alla conquista del titolo.

PERSONALITA’ Non ha mai indossato l’anello di campione Nba, vero, eppure in maglia Nets Dawkins, che nel 1984 viaggiò a 16.8 punti di media collezionando anche il poco invidiabile record di maggior numero di falli (386) in una stagione, riuscì a entrare (come sempre) nel cuore dei tifosi grazie alla sua durezza sul parquet e a una personalità che gli consentiva di dare e darsi soprannomi improbabili ("Sir Slam", "Dr. Dunkenstein”). Persino le sue schiacciate "spaccatabelloni" venivano ribattezzate a uso e consumo dei fan: “the Rim Wrecker”, “the Go-Rilla”,” the In-Your-Face Disgrace..” (in italiano, “la disgrazia sulla tua faccia”). Un modo di essere dentro e fuori dal campo che avrebbe fatto scuola tra i posteri, in particolare su Shaquille O’Neal, non a caso uno dei primi a dispiacersi per la scomparsa del gigante nativo di Orlando.

ITALIA Con un finale di carriera Nba falcidiato dagli infortuni, soprattutto alla schiena, il canto del cigno di Dawkins è arrivato in Italia, dove il centrone, ormai 33enne, visse una seconda giovinezza, prima a Torino – l'Auxilium ha già annunciato il ritiro della maglia 11 e un minuto di silenzio in onore della sua scomparsa – allora allenata dal leggendario Dido Guerrieri, e artefice di una storica promozione in A1; quindi a Milano con l’Olimpia di Mike D’Antoni e poi per altri due anni a Forlì. 

GLOBETROTTERS L’esperienza con la maglia degli Harlem Globettrotters, a 37 anni, è stata la naturale conclusione della carriera – Darryl, in realtà, ha calcato i parquet di CBA e IBA (leghe minori americane) fino a 43 anni suonati – di un giocatore e di un personaggio capace di essere vincente rimanendo al di fuori di almanacchi e albo d’oro. Uno capace, prima di tutti, di dare davvero "spettacolo".

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Teobaldo Semoli