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ANSA / MATTEO BAZZI
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Bentornato Mourinho, mancavi (e la fine della programmazione inglese)

Lo Special One sulla panchina del Tottenham, licenziato Pochettino 172 giorni dopo la storica finale della Champions League...

Pochettino licenziato dal Tottenham 172 giorni dopo la storica finale di Champions League conquistata (e persa) sulla panchina degli Spurs che mai si erano arrampicati così in alto. Fuori lui, dentro Jose Mourinho, il cui anno sabbatico dopo l'addio al Manchester United è finito restituendo al calcio inglese e internazionale uno dei grandissimi protagonisti degli ultimi due decenni.

Una scelta choc, maturata a sorpresa per modalità e tempistica perché il club londinese ha scelto il cambio non all'inizio ma alla fine di una sosta per le nazionali. Pochettino ha pagato i pessimi rapporti con tutti, ma soprattutto l'inizio catastrofico di Premier League, così negativo da far cancellare in un colpo solo il ricordo del traguardo storico raggiunto nemmeno sei mesi fa.

pochettinoEPA/ANDY RAIN

Inutile nasconderselo, il ritorno di Mourinho è una buona notizia in assoluto per tutti. C'è chi lo adora, chi lo ama e chi lo odia visceralmente, però vederlo fuori dal grande giro e costretto a fare da commentatore era un peccato e uno spreco. In estate era stato accostato a diversi club, qualcuno anche in Italia, ma nessuno che potesse avere lo standing necessario per essere un punto d'arrivo reale del portoghese.

Per palmares non lo è forse nemmeno il Tottenham, però questa sfida ricorda quelle di inizio carriera di Mourinho, partendo di rincorsa e con i fari spenti in Europa per poi stupire il mondo a Oporto e con l'Inter. Nei mesi lontano dal campo, lo Special One ha lavorato molto su se stesso, il modo di presentarsi e anche di comunicare la propria immagine. Un Mou un po' meno di lotta e molto più di governo, gestore e non solo motivatore.

Un percorso che adesso ritrova l'appuntamento con la panchina, lo stress delle partite, una classifica da risistemare in fretta in Inghilterra e il sogno di andare avanti il più possibile in Champions League con una squadra che non è la migliore di tutte ma che ha dei valori indiscutibili.

La fine del mito della programmazione inglese

Il ritorno di Mourinho (che era mancato in fondo un po' a tutti) porta come origine e conseguenza il tramonto della parabola di Pochettino, caduto in disgrazia quando sembrava in rampa di lancio. Si rifarà perché a Londra ha dimostrato di essere un ottimo allenatore, ma il suo licenziamento conferma anche la fine del mito della programmazione inglese.

Il Tottenham lo ha licenziato con ancora la storica finale di Champions League fresca nei ricordi, così come il Leicester mandò via Ranieri dopo la leggendaria Premier League, il Chelsea si liberò di Conte conquistatore di un titolo inglese e di una FA Cup in due stagioni. Tre esempi citati per dire che tutto il mondo il paese. Non si tratta di mancanza di sensibilità o riconoscenza, visto che parliamo di professionisti con stipendi da sogno, ma della normalizzazione di un calcio in cui le abitudini erano diverse.

Anche in Inghilterra se non vinci (o rivinci) vai a casa, qualunque sia il tuo passato e il tuo nome. Pochettino l'ha scoperto sulla sua pelle. Per noi italiani, patria dei Preziosi, dei Cellino e degli Zamparini, può essere un motivo di parziale consolazione a futura memoria.

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Giovanni Capuano