Juve travolta, scatta l'allarme. Allegri, ecco cosa non va
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Juve travolta, scatta l'allarme. Allegri, ecco cosa non va

Infortuni, scelte tattiche, tenuta difensiva e atteggiamento superiore: il ko contro il Genoa spiegato con i difetti della rosa

Terza sconfitta nelle prime 7 partite giocate in trasferta e per la terza volta dopo una gara di Champions. Mai, però, la Juventus era andata così sotto come a Marassi davanti a un Genoa straordinario per intensità, trascinato dalla doppietta di Simeone Jr e aiutato dall'approccio dei campioni d'Italia. Un misto di stanchezza e superbia che lascia a bocca aperta, considerata la superiorità messa fin qui in evidenza dalla squadra di Allegri in campionato.

Il pomeriggio ligure racconta uno choc per la Juventus. Che ha anche la sfortuna di vedersi riempire nuovamente l'infermeria per i ko di Bonucci (muscolare) e Dani Alves (traumatico). Entrambi lunghi e che costringeranno ai box fino al 2017 mentre il finale dell'anno si fa incalzante e il calendario propone ora un trittico in salita: Atalanta, Torino e Roma prima della Supercoppa a Doha contro il Milan.

Approccio sbagliato e i segnali della vigilia

Incassare tre gol in 28 minuti, regalandoli quasi tutti, non è da Juve o da grande squadra. A Marassi è accaduto, ma il dato che ancora meglio fotografa la leggerezza con cui i bianconeri sono entrati in campo sono i 3 falli commessi nella prima ora di gioco (contro i 18 del Genoa). Dice Allegri che con questi numeri "perdi nove partite su dieci" e che la mazzata sarà salutare. Però qualche scricchiolio si era avvertito anche a Siviglia in Champions prima che la follia di Vazquez regalasse la superiorità numerica e rimettesse in piedi la partita.

Allegri doveva aver colto qualcosa e infatti aveva parlato di gara decisiva in un periodo già fondamentale per lo scudetto. Il concetto era forzato all'inverosimile, essendo a novembre, ma doveva essere il tentativo di tenere alta la tensione. Fallito.

Le scelte tattiche (discutibili) di Allegri

Anche il tecnico livornese, però, ci ha messo del suo. Con la difesa in allarme infortuni si è inventato una linea a tre con Dani Alves fuori posizione e Rugani in panchina fino al momento dell'infortunio di Bonucci. Che è stato il peggiore in campo, avendo spalancato la porta con uno sciagurato colpo di tacco al vantaggio genoano, ma che aveva di fianco un reparto rabberciato. Perché non si è scelta la soluzione più semplice e diretta?

Non sempre serve il colpo di genio, a volte basta gestire la situzione provando a far leva sulle certezze che ci sono. Tra l'altro la squadra è apparsa nervosa oltre il necessario, con diversi battibecchi in campo tra giocatori; altro tema su cui Allegri dovrà intervenire perché lo spettacolo è stato desolante.

Ora il mercato per riparare agli errori d'estate

Gli infortuni di Bonucci, che rischia di stare fuori due mesi, e Dani Alves, il cui stop sarà più lungo per la frattura al perone, mettono Allegri nei guai per il finale di 2016. Ma in generale la prima parte della stagione ha detto che a questa Juventus manca qualcosa a centrocampo. Era prevedibile vista la partenza in due anni di Pirlo, Vidal e Pogba, ma Marotta in estate non è riuscito a fare il colpo che serviva.

Pjanic sta rendendo molto meno di quanto fosse lecito attendersi. Serve almeno un grande colpo se non due, perché anche Khedira si sta lentamente spegnendo: non salta mai una partita, ma è lontano parente di quello di settembre. Hernanes, Asamoah e Lemina non garantiscono la qualità necessaria. A gennaio ci sarà tempo (voglia?) di correre ai ripari. La classifica rimane confortante, ma ignorare i campanelli d'allarme sarebbe un errore imperdonabile.

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Giovanni Capuano