Da Aston a Moreno, la saga degli arbitri vergogna
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Da Aston a Moreno, la saga degli arbitri vergogna

L'Italia esce dal Mondiale per demeriti di campo ma anche per i grossolani errori del direttore di gara. Era già successo in Cile e in Corea - Speciale Brasile 2014

Da Ken Aston a Rodriguez Moreno, passando da un altro Moreno, che di nome fa Byron ed è entrato nell'immaginario pallonaro tricolore con parole e pensieri tutt'altro che benevoli. L'Italia esce dal Mondiale brasiliano sconfitta dall'Uruguay per demeriti profondissimi di campo, perché nulla e nessuno potranno salvare la prestazione incolore e pigra degli azzurri nella partita che valeva come una finale, e pure per scelte arbitrali che entreranno nella storia del calcio. In negativo, si intende. Il direttore di gara, il messicano Marco Antonio Rodriguez Moreno, anni 41, pastore protestante ed ex prof di educazione fisica, ha firmato almeno tre errori che hanno pesantemente condizionato la sfida. Il primo: il rigore non concesso all'Uruguay per fallo di Bonucci su Cavani. Il secondo: l'assurda espulsione a Marchisio per un'entrata che poteva produrre al massimo un cartellino giallo. Il terzo: la mancata sanzione a Suarez per il morso a Chiellini.

Che fosse un arbitro severo, scorbutico e permaloso lo si sapeva dal giorno della sua designazione. Rodriguez Moreno, detto “Chiquidrácula” per quella somiglianza al limite dell'imbarazzante al Conte Dracula in versione messicana, ha iniziato la gara lasciando correre spesso più del necessario, chiudendo gli occhi davanti a interventi che probabilmente avrebbero meritato l'interruzione del gioco. Poi, la tripletta. Minuto 50: Moreno e i suoi assistenti non giudicano da rigore l'abbraccio di Bonucci all'ex attaccante del Napoli ora al Psg. L'Uruguay protesta con veemenza, l'arbitro dice di continuare, l'Italia respira. Passano 9 minuti e il Belpaese cade nello sconforto. Marchisio entra male su un avversario e Moreno non ci pensa un attimo: rosso diretto e arrivederci alla prossima. Gli azzurri fanno il quarantotto ma non cambia una virgola. Italia in dieci per un terzo della gara. Minuto 77, che la saga di Twilight abbia inizio. Suarez addenta Chiellini confermandosi vampiro impenitente e lo staff in giallo non fa una piega. Il gioco prosegue come se nulla fosse. Poi, il gol. Godin di testa trafigge Buffon e fa cadere in ginocchio una nazione intera. Italia brutta e impossibile, Moreno da 3 in pagella.

Non è la prima volta che gli azzurri vengono trafitti da una direzione arbitrale vergognosa. Nei mondiali del 1962, in Cile, l'inglese Ken Aston si fece piccolo e pavido in quella che viene ricordata come la “battaglia di Santiago”. Scrisse in merito il quotidiano francese l'Equipe, “Cile-Italia non ha raggiunto, ma superato i limiti dello scandalo. Tutto è avvenuto sotto lo sguardo di un arbitro costantemente ai limiti della debolezza, senza autorità nel fisico come nel comportamento, colpevole ai nostri occhi di essersi lasciato influenzare dalla presenza del pubblico cileno”. Aston espelle due giocatori azzurri, prima Ferrini, poi David e non punisce il lottatore (è un eufemismo visto quanto fece in campo) Leonel Sanchez. Italia battuta 0-2 da un Cile che verrà eliminato in semifinale dal Brasile che diventerà campione del mondo.

Nel 2002, la beffa che ha fatto scuola. Al mondiale nippo-coreano Italia e Corea del Sud scendono in campo agli ordini del direttore di gara ecuadoriano Byron Moreno. Chi vince vola ai quarti, non si può sbagliare. Di fronte ai 38mila spettatori del Daejeon Stadion, va invece in scena la farsa travestita da partita di calcio. Almeno tre gli scivoloni da prima pagina: Byron Moreno annulla un gol regolarissimo a Damiano Tommasi, manda negli spogliatoi prima del tempo Francesco Totti per una simulazione che simulazione non era e non vede una gomitata da k.o. ad Alessandro Del Piero. Trapattoni salta in panchina, il delegato Fifa guarda e fa spallucce. La nazionale di casa passa il turno al 117', 2-1 e azzurri a casa. Moreno casca e non si riprende più, vedi l'arresto a New York nel 2010 per traffico di droga. Sempre più in basso, sempre più giù.

Twitter: @dario_pelizzari

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Dario Pelizzari