Inter-Juventus, profumo di alta classifica: gol e veleni nel Derby d'Italia
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Inter-Juventus, profumo di alta classifica: gol e veleni nel Derby d'Italia

Dal 2010 i nerazzurri non affrontavano davanti i bianconeri. Sfida decisiva per Allegri nell'anno delle sentenze e dei bilanci diversi...

Quanto pesa questo Inter-Juventus lo scopriremo solo domenica sera al fischio finale del signor Valeri. Sulla carta basta leggere la classifica per farsi un'idea: ad Allegri serve solo la vittoria e nulla più per rilanciare le speranze scudetto, mentre Mancini potrebbe permettersi anche un pareggio o, al limite, una sconfitta. Se non fosse che il disastro contro la Fiorentina e le paure prese a Marassi rischierebbero di gelare l'autunno interista.

Impossibile prevedere quale sarà l'onda lunga del confronto di San Siro. Già da ora si può dire, però, che il Derby d'Italia torna sulla scena come non accadeva da tempo immemore. Anno 2010, la stagione in cui l'Inter era ancora di Moratti e infarcita di campioni e la Juve non era ancora di Agnelli e Conte, faticava, ma respirava le zone alte della serie A. L'ultima volta che Inter-Juventus è contata qualcosa al di là della rivalità da stadio. Si riparte da lì ed è una bella notizia per il calcio italiano, affamato di cartoline da vendere dentro e fuori casa.

Mancini ed Allegri gemelli diversi (ma all'anno della verità)

Partiti Tevez-Pirlo-Vidal da Vinovo e rimodellata oltre mezza squadra ad Appiano Gentile, la sfida di San Siro presenta molti inediti rispetto al doppio confronto di un anno fa. A ben vedere è quasi impossibile trovare una linea di continuità, nei nomi e nell'approccio. Troppo diverse le due squadre per potersi appoggiare al passato nel formulare un pronostico e anche solo una lettura di quello che sarà. Appiano e Vinovo sono due cantieri costantemente aperti. Lavori in corso.

Inter-Juventus è, però, il confronto tra due allenatori arrivati allì'anno della verità. Mancini ha in mano il giocattolo che si è costruito con le sue mani, lo sta facendo andare in maniera funzionale (16 punti e secondo in classifica), ma manca nella qualità del gioco. Allegri deve cancellare l'impressione di aver sfruttato nella passata stagione l'eredità del lavoro di Conte: la sua Juve è giovane, potenzialmente bella e disastrosamente lontana dalla vetta del campionato.

Agnelli e Thohir: sfida tra colossi del mercato

Un piano più su rispetto alle panchine ci sono Agnelli e Thohir. Sono i due presidenti (insieme a Berlusconi) che hanno speso di più sul mercato estivo, costretti dagli eventi e dal trascorrere del tempo a rilanciare i loro progetti. La Juventus ha firmato un virtuale assegno da oltre cento milioni di euro per costruire un nuovo ciclo, l'Inter si è fermata poco sotto (riscatti compresi) per inseguire la chimera della Champions League: un mercato da quasi 190 milioni in due che rappresenta un segnale di rinascita del calcio italiano.

La differenza è che Agnelli se lo è potuto permettere grazie a un bilancio record, per la prima volta in utile dopo gli investimenti di inizio era Conte (LEGGI QUI), mentre Thohir non ha ancora trovato l'equilibrio necessario e ha scommesso su una manovra di crescita per non cadere in depressione (sportiva ed economica). Oggi Inter e Juventus sono due club profondamente lontani, ma proprio l'esperienza bianconera insegna che per cambiare verso può servire un lasso di tempo non infinito.

Da Calciopoli in poi, c'eravamo tanto odiati...

Questo Inter-Juventus a, poi, un significato del tutto particolare: è il primo post sentenza della Cassazione su Calciopoli. L'atto conclusivo della vicenda giudiziaria ha diviso ancor più i cammini dei due club, che non mancano di lanciarsi frecciate e pensieri quando si tratta di tornare con la mente ai fatti del 2006. Agnelli è arrivato in mezzo al guado e deve decidere cosa fare della sua guerra contro la Figc. Thohir si è spesso tenuto alla larga dal tema, ma il mondo interista ha incassato con soddisfazione le pagine vergate dai giudici e non manca mai di rimarcarlo (LEGGI QUI COSA ACCADRA' DOPO LA CASSAZIONE). 

I prossimi mesi diranno cosa succederà e anche chi, tra Inter e Juventus, sarà in maggioranza nel governo del calcio italiano dove Thohir sta dalla parte di chi comanda oggi e Agnelli all'opposizione. Strano, per il club più potente d'Italia, ma vero. Tra qualche mese, però, si voterà per Lega e Figc e i giochi si riapriranno con Inter e Juve su fronti contrapposti.

Hernanes, l'uomo della pace sul mercato

L'ultima estate ha segnato, però, anche un importante avvicinamento dei cue club sul mercato. La rottura era stata sancita con la vicenda Guarin, ceduto dai dirigenti interisti a Marotta e poi bloccato da Thohir a furor di popolo. Giorni di guerra, polemiche e frasi al veleno. E di promesse di non sedersi mai più al tavolo con il nemico. 

Tutto cancellato nel nome di Hernanes, centrocampista brasiliano che all'Inter non ha incantato e che la Juventus ha imbarcato all'ultimo istante utile, dopo aver inseguito e perso Draxler (e tanti altri). Pace fatta. Chi ha visto giusto lo dirà il campo. Hernanes è stato pagato 11 milioni più un paio di bonus, non fa impazzire i tifosi bianconeri mentre quelli nerazzurri vivono con l'animo sospeso tra il timore di aver rinfozato la Rivale e il godimento di aver rifilato un pacco. Si vedrà.

Il futuro? Bianconero. A meno che...

Cosa ci sia nel domani di Inter e Juventus è difficile da prevedere. Sul campo i valori si sono livellati e le differenze diminuite rispetto agli ultimi anni, quelli da Conte in poi, dove i bianconeri hanno messo insieme 133 punti (e quattro scudetti) più dei rivali. Una montagna che Mancini sta cercando a fatica di scalare e che avrebbe bisogno di una vittoria importante per stimolare l'autostima di tutto l'ambiente.

Fuori dal campo l'impressione è che la Juventus di oggi sia quello che vorrebbe diventare l'Inter di domani. C'è una circostanza fortemente simbolica nel week end di San Siro, che arriva dopo la presentazione del piano immobiliare di Agnelli, progetto che deve fare da turbo per i conti Juve, e prima dell'assemblea dei soci Inter che ratificherà l'ennesimo bilancio lacrime e sangue. Si parte da qui. I novanta minuti sul prato verde non sono che il fischio d'inizio di una storia destinata a durare a lungo.

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Giovanni Capuano