Moratti-Thohir, tra amore, soldi, testa e cuore
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Moratti-Thohir, tra amore, soldi, testa e cuore

La trattativa per la cessione dell'Inter è nel bene e nel male la fine di una storia d'amore

Lunedì. E ci viene un po’ di ansia. Non per il cielo tutto grigio sopra Milano, né per la prospettiva di un’altra settimana di lavoro. Quanto per l’idea di quello che il lunedì potrebbe diventare di qui a poco, o a tanto. Ma fatalmente. Come sarà il lunedì senza Moratti? Brivido. Per capirlo bisogna tornare a giovedì. Giorno del compleanno di Mick Jagger quando la battuta più gettonata e scontata della rete era quella del parallelismo con i settant’anni di Mario Monti: stessa età, stile di vita un po’ diverso…

Tralasciando ogni riferimento all’uso di sostanze stupefacenti da parte dell’icona dei Rolling Stones, non possiamo fare a meno di riascoltare a nastro nella mente la meravigliosa “You can’t always get what you want”. Pensando all’Inter, a Massimo Moratti, a Thohir. Non puoi sempre avere quello che vuoi nella vita, che tu sia un petroliere milanese, o un riccastro indonesiano, o anche un qualunque tifoso dell’Inter.

Di quell’incontro freddo come un tacchino freddo, ora sappiamo anche qualcosa in più. Nervosismo sui dettagli, che poi dettagli non sono. Il Massimo che non riesce a vedere passione in quegli occhi a mandorla, ma solo il segno dei soldi come un Paperone qualunque. Si parla certo di soldi e di saldi, di debiti da ripianare e (pare) di contratti in essere con i collaboratori attuali di Moratti. Che l’uomo di Giakarta, come nuovo padrone de vapore, avrebbe tutto il diritto di rivalutare. Freddo e gelo in un giovedì bollente. E non era l’aria condizionata. Il distacco stizzito, il ritorno di Angelomario in motorino a ricucire. Thohir riprende la via dei cieli senza quel contratto inchiostrato in tasca. Questo il racconto, la cronaca.

Di una cosa siamo certi: Massimo Moratti preferirebbe vendere a Thohir un rene piuttosto che l’Inter. E non facciamo fatica ad immaginare il suo fastidio di fronte a una proposta indecente, che è quella che leggiamo sui giornali (346 milioni di euro per il 75,67% delle quote del club). Stanno provando a spiegare a Massimo in tutte le maniere che un treno come questo, partito dall’altra parte del mondo, non passerà più e sarebbe da prendere in corsa e subito. Probabilmente, proprio per questo, gli è andato di traverso il pranzo dell’Armani Cafè, locale fighettissimo di quel che resta della Milano da bere.

Probabilmente, proprio per questo, Erik Thohir, prima di ripartire, ha risposto all’imbarazzo del presidente dell’Inter, con un comunicato da Quinto Fabio Massimo, detto il Temporeggiatore. Rispetto totale per la famiglia Moratti e per il suo legame profondo con il club. I tempi potrebbero allungarsi. “Tolgo il dirturbo – si legge in controluce - . Ma anche se dovessi tornare da padrone che i tifosi non si aspettino colpi mirabolanti sul mercato”. Insomma, calma e gesso.

Intanto, secondo scontato pronostico, già è cominciato a rimbalzare come una pallina magica, il nome di Leonardo, che ha appena lasciato in braghe di tela anche gli sceicchi di Parigi, con la solita velocità da cobra. A Milano ha il suo passato e il presente degli affetti dichiarati in eurovisione: state certi che Leo, dovesse tornare, ce la venderà così. Insomma, non resta che aspettare sulla riva, non del fiume, ma di un vecchio canale un po’ puzzolente che si chiama Naviglio. Ascoltando e interpretando il rumore e l’umore della gente dell’Inter.

Detto che Massimo Moratti ministro senza portafoglio, quindi in sostanza dipendente del signorino d’Indonesia, non riesce ad immaginarlo proprio nessuno, il foro delle opinioni si spacca in due. C’è chi vorrebbe una nuova onda di denaro per rinfrescare ambizioni ora un po’ ridimensionate, chi a un’Inter senza Moratti non vuole nemmeno pensare. Noi da non tifosi, non riusciamo a pensare piuttosto a un qualunque lunedì senza la foresta dei microfoni davanti al portone della Saras, per strappare monosillabi su possibili trionfi o allenatori perennemente in bilico, come quegli occhiali più o meno inclinati sul naso, a seconda del risultato della domenica.

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Carlo Genta