Mazzola fa 70. Suarez: 'Sandro, sei rovinato'
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Mazzola fa 70. Suarez: 'Sandro, sei rovinato'

Il fuoriclasse dell'Inter e dell'Italia negli anni Sessanta compie oggi gli anni. Gli auguri dell'ex fenomeno del Barcellona

Dici Sandro Mazzola e pensi alla poesia declinata al calcio. Una miscela esplosiva di talento, classe, eleganza e praticità. Sì, perché il fuoriclasse che ha fatto grande l'Inter e la Nazionale a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta non si perdeva nelle giocate fini a se stesse, belle da vedere ma poco utili ai fini del traguardo comune. Sandro Mazzola, figlio di quel Valentino che scrisse alcune delle pagine più belle del pallone tricolore, segnava e faceva segnare. Con numeri da protagonista assoluto, interprete di un modo di fare calcio che premiava la creatività e l'intuizione, il pensiero più che la velocità. Oggi Mazzola compie 70 anni e non è un giorno come tutti gli altri.

Per festeggiarlo e celebrarlo come si deve, con tutto l'affetto che si deve tributare a uno dei massimi esponenti della Nouvelle Vague applicata a un campo da calcio, abbiamo sentito un certo Luisito Suarez, vale a dire uno dei migliori giocatori in assoluto che abbiano mai vestito la maglia nerazzurra. E chi ha avuto modo di seguirlo personalmente, sa che non si tratta di una sviolinata fuori contesto. Mazzola e Suarez, compagni di squadra nell'Inter che faceva incetta di titoli e trofei in Italia e in Europa, avversari con le maglia dell'Italia e della Spagna. Scontri epici tra titani...

Sandro Mazzola, l'abc del gioco. Cosa si può dire del suo modo di intendere il calcio?

Sandro era un giocatore molto profondo. Cercava la porta con una grande velocità e una grande tecnica. E' un ragazzo che è cresciuto molto rapidamente, acquisendo quasi da subito una grande personalità.

Cosa aveva di speciale l'attaccante torinese che fece fortuna nell'Inter? Certo, con lei a suggerire il gioco era tutto più facile...

Io e lui eravamo complementari, è vero. Io avevo una visione di gioco molto ampia, riuscivo a lanciare palloni anche a grandi distanze. Lui però era bravissimo, ho trovato senza dubbio un grande collaboratore. Ripeto, era velocissimo, scattava sulla fascia moltissime volte nel corso di una partita. Insomma, io andavo bene per lui e lui andava bene per me. Sandro possedeva le due grandi qualità dei campioni, tecnica e velocità. Tutto questo andava di pari passo con un grande carattere, una determinazione senza pari e una grinta da numero 1. Aveva una grande fame di successi e ha dimostrato sul campo di meritare tutto quello che ha vinto.

Capitolo Pallone d'oro. Lei l'ha vinto nel 1960, quando giocava nel Barcellona, Gianni Rivera nel 1969. Per Mazzola, Riva e Facchetti soltanto la soddisfazione del podio. Secondo lei Mazzola può essere considerato tra i 5 migliori giocatori degli anni Sessanta?

Senz'altro. Certo, il Pallone d'oro è un riconoscimento importante, però non è che se non l'hai vinto non sei un grandissimo calciatore. L'importante, come nel caso di Mazzola, è essere stato per anni tra i migliori giocatori in Europa e nel mondo, è questo che conta davvero.

Nel corso degli ultimi quarant'anni sono stati raccontanti numerosi aneddoti circa le vostre imprese fuori e dentro il campo. Chi era Mazzola smessi gli abiti del calciatore fenomeno?

Sandro ha fatto sempre una vita ritirata, con la famiglia. Quando era con noi, partecipava come era naturale, era benvoluto da tutti. Ma fuori, casa e famiglia. In ogni caso, allora facevamo così tanti ritiri che passavamo più tempo con i compagni di squadra che con la fidanzata o la moglie. Eravamo un bel gruppo, questo si può dire. Aneddoti da raccontare? Guardi, sono un disastro per queste cose. Non mi ricordo mai nulla...

In occasione degli Europei del '68 e dei Mondiali del '70, il ct dell'Italia Ferruccio Valcareggi varò la staffetta che fece storia. Mazzola-Rivera, in campo uno per volta, quasi mai assieme. Lei avrebbe fatto lo stesso o avrebbe scelto diversamente?

E' sempre difficile dare un giudizio rispetto a una decisione così importante, ognuno ha la sua a proposito. In quegli anni l'Italia aveva una grande Nazionale, con tantissimi giocatori di ottimo livello. Tuttavia, io sono sempre stato del parere che quando si hanno dei fuoriclasse in squadra come lo erano Mazzola e Rivera si deve trovare il modo di farli giocare assieme. Era un peccato che rimanesse a turno fuori l'uno o l'altro.

E' possibile che Mazzola legga questa intervista. Quale augurio si sente di fargli?

La cosa migliore in questa vita, oramai, è la salute. E lui, l'ho visto ieri in Gazzetta, mi pare che stia benissimo. Cosa gli direi? Caro Sandro, sei entrato nel gruppo dei rincoglioniti. Perché passati i settanta, si diventa così. Da oggi fai parte del mio gruppo, sei rovinato...

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Dario Pelizzari