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ANSA / MATTEO BAZZI
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Tutta la verità di Gazidis sul nuovo Milan: ecco cosa ha detto

Il manager di Elliott su conti, Uefa, ruoli dirigenziali e prospettive di rilancio del club che sta attraversando un momento di incertezza

La lunga intervista alla Gazzetta dello Sport con cui Ivan Gazidis è uscito allo scoperto per la prima volta chiarendo i contorni del progetto Milan, certifica come oggi il club sia in mano al manager scelto dal fondo Elliott e portato a Milano per rimettere in piedi una società da troppo tempo esposta alle intemperie di gestioni che hanno cancellato il ricordo del passato glorioso.

Parole pronunciate nel giorno in cui si è chiusa la storia di Gattuso, dimissionario con rescissione consensuale e gesto da grande rossonero di rinunciare ai soldi dei suoi due anni di contratto, e quella di Leonardo entrato in rotta di collisione con lo stesso Gazidis. Due visioni differenti del futuro e del piano di sviluppo, inconciliabili almeno nell'immediato.

Gazidis ha toccato tutti i punti dell'attualità rossonera, con particolare attenzione soprattutto agli scenari extra campo. Per mesi è rimasto dietro le quinte, silenzioso, studiando la situazione. Una scelta che ha creato disorientamento nei tifosi e che adesso ha trovato il primo riscontro in un ragionamento sincero, spietato e diretto su quella che dovrà essere la strategia del Milan nell'immediato e a medio termine.

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Ecco cosa significano le parole di Gazidis

E' per questa ragione che le parole di Gazidis vanno lette e interpretate per quello che sono, ovvero la bussola che guiderà il cammino rossonero nei prossimi mesi chiudendo il passato della transizione da Berlusconi ad Elliott passando per la stagione cinese di Yonghong Li. Sembra trascorso un secolo, in realtà sono dieci mesi da quando si ragionava del default di Li e dell'operazione di Singer.

IL MILAN SALVATO DA ELLIOTT - Fatta chiarezza sulla natura dell'intervento del fondo che ha salvato il Milan da scenari catastrofici mettendo in sicurezza i conti e garantendo la continuità aziendale. Gazidis ha spiegato come siano stati pompati 220 milioni di euro nel club per consentirgli di andare avanti.

"Di illusioni e bugie ne sono già state dette abbastanza" ha ripetuto come in un mantra diretto alla pancia e alla testa dei tifosi milanisti, sconcertati dal susseguirsi degli eventi. Una censura diretta ai predecessori e la richiesta di apertura di credito a fronte di una strategia che potrebbe anche non essere immediatamente comprensibile.

RAPPORTI CON L'UEFA - Gazidis ha garantito che il nuovo Milan lavorerà sui giovani ma non per valorizzarli e rivenderli, bensì per farli crescere insieme alla crescita del club. E' l'unico modo per rendere sostenibile dal punto di vista finanziario il progetto e per avviare il percorso stando dentro le norme Uefa.

Il passaggio dedicato alla questione Fair Play Finanziario è fondamentale: "Saltare le regole cercando un improbabile all-in come se fossimo su un tavolo da poker non solo è rischioso, è sbagliato perché dietro un presunto godimento del momento c'è il baratro". Se gli atti saranno coerenti con le parole, è la sconfessione della strategia del muro contro muro e dei ricorsi continui contro l'Uefa.

RIORGANIZZAZIONE DEL CLUB - L'analisi di Gazidis è spietata e racconta di un Milan rimasto indietro dal punto di vista societario. Un club che gode ancora di un grande seguito ma che non fa nulla per trarne profitto. Sottolineare la mancanza di una app si può facilmente tradurre nella conclusione che la rivoluzione investirà presto tutti gli aspetti aziendali, non solo quello tecnico.

L'indicazione di Maldini come capo della parte sportiva, invece, è un segnale di continuità dopo lo choc degli addii di Leonardo e Gattuso. Attenzione, però: se accettasse, l'ex capitano non avrebbe una delega in bianco ma sarebbe inserito in un'idea di team che oggi al Milan manca e che è mancata per troppo tempo negli ultimi anni compresa la parte finale della stagione berlusconiana.

I TEMPI DEL PROGETTO ELLIOTT - Quanto resterà il fondo Elliott al Milan? E' la domanda regina che viene fatta dal momento in cui Singer è subentrato a Li. La natura stessa del fondo è compatibile con una presenza sul breve e medio termine, ma Gazidis si rifiuta di dare una concretizzazione certificata.

Dice che Elliott resterà fino a quando il Milan non sarà rilanciato e che non si prenderanno scorciatoie. Una posizione declinata sia nella ricostruzione tecnica della squadra che nella parte relativa alla gestione economica, ma che si può sintetizzare nel lavoro che attende il Milan per dotarsi, ad esempio, di una grande stadio che "sia invidiato nel mondo".

Tradotto in concreto, significa che la nuova era rossonera parte lontana dai proclami del passato, spesso rovinosi nelle conseguenze, e con un bagno di realismo crudo ma sincero. Il Milan non si rimette in moto per essere subito vincente. L'epoca delle promesse senza futuro è terminata. I tifosi lo sappiano e si affianchino ai dirigenti in questa fase di transizione che potrebbe anche durare qualche anno.

Proprio per questo, il messaggio più importante della discesa in campo di Gazidis è l'aver spiegato per la prima volta con chiarezza i termini della questione. Al Milan e al suo mondo serirva una guida riconoscibile e il silenzio del manager inglese era spiazzante. Adesso il silenzio non c'è più e la strada da percorrere è stata tracciata.

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Giovanni Capuano