Calcio, Serie A - 1^ giornata
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Calcio, Serie A - 1^ giornata

La crisi del Milan, la Juve che domina, l'Inter di Cassano in uno spot buono per la pay tv

Fischi e fiaschi a San Siro nello spottone del campionato, che come al solito parte stupidamente con il mercato aperto e il volo del tacchino. Due botte e via. Poi tutti fermi per la Nazionale. Cominceremo a dare retta al vento dal 16 settembre in poi. Il demo ad uso e consumo delle tv che pagano serve comunque a far casino, anche se per quello ci hanno pensato subito lor signori con conferenze stampa da follia. O tutte da ridere, se vogliamo come vogliamo, guardare le cose con un po’ di spirito.

Conte con le vene gonfie, Cassano con le sue ridicole polemiche, Zeman con i soliti sassi tirati nel solito stagno bianconero e chissà che un giorno decida di cambiare bersaglio, così tanto per fare qualcosa di nuovo. Poi arriva il Milan che, come da stracciato pronostico, esibisce il suo nervoso e il suo nulla a una squadretta seria e fisica come la Sampdoria. Sotto le maglie del club più titolato al mondo, niente. Senza bellezza, senza gioventù, senza talento. Ma anche senza testa, come dimostra Robinho che produce un guaio non denunciando un infortunio e costringendo Allegri, che pure forse dormiva, a bruciarsi un cambio. Ma anche senza il cuore di chi ci crede. Adesso partirà la ricerca dell’oppio da dare al popolo, che si chiami Kakà o in un altro modo, l’importante è che sia abbastanza per riempirsi la bocca e che costi il meno possibile. Possibilmente niente.

La Juventus ridacchia e ha ragione, perché non c’è nessuno che possa andarla a prendere, nemmeno per finta, neanche in quei promo di Sky che sembrano cartoni giapponesi. Tutte le fortune sono per i campioni: perfino l’infortunio di Lucio che toglierà l’allenatore dietro il vetro a specchio dall’imbarazzo di toccare la coppia difensiva nettamente migliore (Barzagli-Bonucci) almeno per un mese e mezzo. Quanto al Milan, il colpevole c’è già ed è quello che sta in panchina e che da un po’, da disobbediente qual è per natura, sta sul gozzo al padrone. Quindi scommettiamo con voi che farà presto la fine di Zaccheroni, o di Terim, o di Tabarez. Ciao ciao.

Quanto alle altre, troviamo Stramaccioni che fa subito l’incantatore di serpenti: arriva Cassano che, nel suo delirio, dice di essere al cinquanta per cento e lui lo mette subito a fare il titolare, spedendo in fondo alla panchina il povero Coutinho, nel quale si credeva così tanto ma che non conta niente. Col Pescara, una delle troppe squadre tristissime di questo campionato senza faccia, può funzionare. Poi chissà.

Il resto, come detto, sono solo spot, come un gol da ammazzarsi dal ridere sbagliato da Cavani a un millimetro dalla porta del Palermo vuota, a un altro bellissimo segnato dal sempre più tamarro Osvaldo, che ha salvato la festa di Zeman all’Olimpico, con la complicità di un diciannovenne, tale Lopez, uruguaiano. Il Napoli è sempre uguale, solido, affidabile. Chissà se, per quanto e per che cosa può bastare. Non c’è molto altro di serio o di credibile, se non la certezza che se avessimo – come non succederà mai – qualche milione in tasca e l’idea di comprare un grande giocatore, correremmo a Firenze per rapire Jovetic. Ma chi è Llorente?

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Carlo Genta