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Bonucci, lo stage negato e l'ultimo scontro tra Conte e la Juve

Il retroscena del no alla nazionale: Figc informata, ma il ct ha deciso comunque di andare fino in fondo

La scelta della Juventus di negare Bonucci alla nazionale per lo stage pre-Europeo è solo l'ultima di una serie di rotture sull'asse Torino-Roma. Dal punto di visa formale il club bianconero ha il coltello dalla parte del manico. La finestra dal 18 al 21 maggio non è una data del calendario Fifa e, dunque, non esiste alcun obbligo di rilasciare i giocatori a disposizione del ct, nemmeno se il difensore al centro della contesa è squalificato e non potrà giocare la finale di Coppa Italia contro il Milan.

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Non sfugge, però, che la Juventus sia l'unico club ad aver negato un suo uomo a Conte e che il peso di questa decisione sia soprattutto politico. I rapporti con l'ex allenatore sono gelidi dall'estate del 2014 e in questi due anni non si sono mai normalizzati, con diversi momenti di scontro. Gli incontri dei mesi passati hanno solo in parte addolcito la pillola e le difficoltà emerse, ad esempio, nel momento delle visite nei ritiri o della richiesta di avere gli stage a febbraio testimoniano di una guerra fredda mai finita.

Questa volta, però, la linea dello scontro aperto è stata decisa a Coverciano. Il retroscena, infatti, è che la Federcalcio era a conoscenza della posizione rigida della Juventus in merito a questa finestra e alla chiamata di Bonucci. Così come per tutti gli altri, è impensabile che la pubblicazione del listone azzurro non fosse stata accompagnata da un'attività preparatoria con le singole società, considerato anche che Conte vorrebbe portarsi in Francia da "riserve viaggianti" alcuni giovani.

La Figc sapeva, Conte era informato e ha scelto comunque di inserire il nome di Bonucci nell'elenco facendo esplodere il caso. Perché? A essere maliziosi per mettere la Juve spalle al muro, almeno davanti all'opinione pubblica. Provando a restare realisti, invece, viene in mente che il ct abbia semplicemente voluto aggiungere un mattone al muro di difesa in caso di flop europeo.

Già la spedizione parte male, causa infortuni e defezioni; ora è plastico ed evidente a tutti come del destino dell'Italia interessi poco o nulla alle società. Niente di rivoluzionario rispetto al passato, ma Conte ha preferito sottolinearlo perché restasse nella mente di tutti. La Figc in mezzo paga il conto. Debole con il proprio ct, impotente nei confronti dei club.

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Giovanni Capuano