Spec Ops: The Line, la guerra fa paura – Recensione
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Spec Ops: The Line, la guerra fa paura – Recensione

L'idea di utilizzare uno sparatutto per raccontare una storia adulta e complessa si infrange su un gameplay poco riuscito

Nel mondo degli sparatutto, saturo di titoli che si limitano a battere il ferro caldo, c'è sempre più bisogno di qualche barlume di originalità. Per questo motivo l'idea di Spec Ops: The Line sembrava vincente: puntare su un aspetto spesso trascurato, la trama, per raccontare una storia dura, adulta, capace di sondare le oscurità dell'animo umano di fronte alla guerra.

I modelli di riferimento degli sviluppatori sono autorevolissimi: da un lato Cuore di tenebra di Joseph Conrad, dall'altro il film che ne è l'adattamento, Apocalypse Now. Roba tosta, che rientra nel novero dei capolavori. La narrazione di Spec Ops: The Line non raggiunge vette simili, ma ha il pregio di prendere di petto il problema e di costringere il giocatore a un viaggio allucinato, spiazzante e ricco di colpi di scena. I membri della Delta Force protagonisti dell'avventura non sono quegli eroi senza macchia e senza paura di certi film e videogame tagliati giù con l'accetta: sono molto più complessi e controversi, e l'epilogo della loro missione è un pugno nello stomaco.

Il vero problema è che il gameplay si rivela poco stimolante in termini tattici e strategici e fa sembrare Spec Ops: The Line vecchio di anni se paragonato alla concorrenza, nonostante le potenzialità dell'ambientazione in una Dubai devastata dalle tempeste di sabbia.

È insomma un gioco molto più interessante come racconto: considerando che abbiamo un joypad in mano non è un difetto da poco, ma resta il fatto che dal punto di vista narrativo gli sparatutto raramente avevano visto qualcosa di così estremo.

Voto: 7,5

Piattaforma: PC, PlayStation 3, Xbox 360
Sviluppatore: Yager Development, Darkside Game Studios
Produttore: 2K Games

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Aldo Fresia

Scrivo di cinema e videogame. Curo e conduco la trasmissione radiofonica Ricciotto.

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