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Vacanze, tutti in cammino

Santiago di Compostela è solo il più noto di una serie di cammini ed itinerari per allenare il corpo ma anche lo spirito

Se non lo avete ancora fatto voi, avrete certamente un amico che ha percorso o percorrerà un cammino: è una tendenza che conquista sempre più persone e si inserisce nella trasversale riscoperta contemporanea delle tradizioni, del turismo slow, del bisogno di una vita più semplice e a contatto con la natura e dell’apprezzamento laico di prassi cattoliche e, in generale, religiose.

Fino a pochi anni fa, «camminanti» era il sostantivo che indicava il gruppo nomade associato a rom e sinti. Ora, rom, sinti e camminanti sono diventate comunità quasi stanziali. E noi, decisamente mai stati nomadi, ma, piuttosto, capaci di utilizzare l’auto pure per percorrere 800 metri, rattrappiti da una vita e da un lavoro sempre più sedentari, ci aggettiviamo come camminanti e ci reinventiamo turisti… a piedi.

Non è una boutade da seguaci di Greta Thunberg. Il viaggio a piedi è sempre esistito. Innanzitutto quando, banalmente, per spostarsi non c’era nemmeno la ruota. Però anche il cammino a piedi verso una meta precisa, attenzione, non un viaggio che collegava punti di partenza e di arrivo personali, vanta una lunga storia. Lo compiva il pellegrino per giungere a un luogo di culto. E quei motivi religiosi valgono ancora per molti.

Il più famoso, in Europa, è il Cammino di Santiago di Compostela. Lungo 800 chilometri, percorrenza almeno un mese, il viaggio del pellegrino compostellano diventa mito anche per laici a partire dal 1987, anno del riconoscimento di Itinerario culturale europeo del Consiglio d’Europa e della consacrazione ultrapop del tomo che gli ha dedicato Paulo Coelho (O Diário de un Mago, tradotto in Italia a partire dal 2001). Da allora diventa leggendario anche per chi non ha interesse per la sua connotazione cattolica (il bastone detto El Bordón consegnato all’inizio con la benedizione e la spiegazione che fosse il terzo piede di appoggio, simbolicamente il sostegno di Dio). Ma allora perché ci si imbarca, anzi inscarpa, a camminarlo? Per staccare da tutto e tutti: il cammino è il nuovo viaggio in India. Negli anni Settanta, si finiva in crisi esistenziale, si veniva lasciati dal partner, si rifiutava il sistema occidentale? Zaino in spalla e via, a cercare l’illuminazione della spiritualità orientale in qualche ashram indiano immerso nella natura, tra meditazione e romitaggio.

Il viaggio camminante affascina. Viviamo avulsi dalla natura e tutto quello che facciamo ha un obiettivo secolare: successo, fama, ricchezza, bellezza, che inseguiamo con performance stressanti. Invece, nel cammino l’obiettivo è solo l’approdo. Lo scopo? Apparentemente nessuno, un po’ come quando Forrest Gump, nel film omonimo, dopo aver perduto la madre e Jenny, prende e inizia a correre. Molto probabilmente Forrest cercava di rifondare se stesso e questa è la motivazione che, altrettanto, spinge a compiere cammini. Ma non c’è soltanto Santiago, c’è ben altro.

Il Cammino Jacopeo d’Anaunia, per esempio, è in Val di Non. Il percorso breve (60 chilometri) comincia a Sanzeno e, passando per Senale, Valle di Rumo e Marcena, termina, in discesa, verso il torrente Pescara. Per quello lungo (300 chilometri) si riparte da Marcena, attraversando la Val di Bresimo si arriva a Terzolas in Val di Sole, poi Cles, Flavon, Vigo di Ton e termine al Santuario di San Romedio. In entrambi i casi, splendidi panorami delle montagne del Trentino e ossigeno à gogo.

È adatto ai neofiti, al pari di quello della Via Ghibellina e Via Tiberina, la prima da Firenze alla Verna, la seconda dalla Verna ad Assisi. Anche questo è corto, 80 chilometri, ma camminando tra strade lastricate, asfaltate e sterrate di quella Via Ghibellina, che esisteva già in epoca romana e, dopo, veniva percorsa dalle truppe che difendevano Firenze, si viaggia, in un certo senso, anche nel tempo.

Per inoltrarsi, invece, in uno spazio diverso dal nostro, c’è la Via Dinarica: da Postumia, in Slovenia, fino in Macedonia, passando attraverso Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro, Albania, Serbia e Kosovo. Per il National Geographic è il percorso di trekking più bello del mondo, ma offre vari tratti accessibili a tutti.

Il South West Coast Path è un bellissimo cammino inglese a punta di freccia, nato come percorso della Guardia Costiera per pattugliare i contrabbandieri di faro in faro: va da Minehead (Somerset) a Poole (Dorset). Delizioso il francese Chemin du Mont Saint-Michel, da Clisson, attraverso Nantes e Rennes, a Mont Saint-Michel (Normandia), l’iconico isolotto incastonato nella Manica.

Altrettanto caratteristico, ma assai originale, è il Sentiero dei trappisti. Trecento chilometri a piedi in Vallonia, le «briciole di pane» di questo cammino amato dai Pollicino birrofili, sono le abbazie cistercensi che producono la birra trappista: dimostra che il cammino può avere anche uno scopo foodie, legato ai piaceri del corpo, in barba allo spirito.

Per gli inguaribili pigri o per chi ha pochissimo tempo e non può passare le ferie o un periodo sabbatico in cammino, ma vuole comunque provare la sensazione di scoprire, camminando, panorami che di rado ha davanti agli occhi nell’urbana quotidianità, c’è il Camino a la Ermita de San Juan de Gaztelugatxe (Paesi Baschi): dalla Costa di Biscaglia si giunge alla microisola Gaztelugatxe - in cima alla quale stanzia l’eremo di San Juan - attraverso una scenografica passerella di scalini che sembra la Muraglia Cinese in miniatura e acquatica. Ci hanno girato anche Game of Thrones.
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